PERCHE’ VALENTINO ROSSI NON SI RITIRA? GIORGIO TERRUZZI: "DOPO L’INIZIO HORROR DEL MOTOMONDIALE, VALENTINO PER EVITARE UN FINALE TRISTE DEVE CAMBIARE MODO DI GUIDARE. NON VINCE PIÙ, FATICA NELLE RETROVIE, STENTA A TROVARE UN RITMO ALL'ALTEZZA DEI MIGLIORI, MA I CAMPIONI CHE SI ALLENANO CON LUI LO DESCRIVONO ANCORA VELOCISSIMO E REATTIVO". TRA QUALCHE MESE IL NOVE VOLTE CAMPIONE DEL MONDO DECIDERA’ SE CONTINUARE O MENO...
Giorgio Terruzzi per il "Corriere della Sera"
Disorientato e deluso. Così è apparso Valentino al termine di una gara, la seconda del 2021, chiusa al sedicesimo posto dopo una qualifica disastrosa, ventunesimo tempo.
Mentre Fabio Quartararo, il pilota che l' ha sostituito sulla Yamaha ufficiale, vinceva la corsa, una settimana dopo il successo di Maverick Viñales, ex compagno di Rossi, stesso team.
Abbastanza per far scattare un ritornello già inflazionato che accosta gli anni di Vale, 42, alla residua capacità di reggere il confronto con una banda di ragazzi assatanati, molto dotati, in lotta dentro pochi decimi. Il punto di vista è lecito ma non esauriente.
Basti pensare a Franco Morbidelli, reduce da una brillante stagione 2020, chiusa da vicecampione mondiale, partner di Rossi nella squadra satellite Yamaha: decimo in qualifica, dodicesimo sul traguardo, pure lui alle prese con difficoltà all' apparenza insormontabili in Qatar.
Che esistano ragioni tecniche precise di questo affanno l' ha spiegato in parte lo stesso Rossi: «Con le soft soffro perché dietro inizio a scivolare, come se stressassi troppo la gomma. Ho molte vibrazioni, faccio fatica e devo sempre rallentare. Però le gomme sono le stesse per tutti». La dichiarazione sembra contenere un' implicita ammissione: è probabile che Valentino debba modificare ulteriormente il suo modo di guidare, cercando un rendimento più efficace, scopo: migliore resa sulla distanza degli pneumatici. Il resto sta in quella stratosfera tecnologica che domina ormai la MotoGp e che impedisce ogni analisi dettagliata.
Di certo sembra che all' interno della Yamaha si sentano tutti liberati della presenza di Rossi, una figura ingombrante e mal sopportata sia da colleghi desiderosi di occupare spazi più ampi sulla ribalta del Motomondiale, sia da chi, al vertice di un team, punta su un cambio generazionale. In questo senso è stato deciso di «spostarlo» nella squadra Petronas, con la promessa di fornirgli materiale di primissimo ordine, identico a quello utilizzato dalla coppia Quartararo-Viñales.
È assai probabile che ciò accada anche se - pur considerando Rossi lontano dalle prestazioni fornite all' apice della carriera - gli scarti in pista sembrano troppo marcati. A sette giorni di distanza, peraltro, dal primo Gp su pista identica, con Valentino dodicesimo in gara dopo un ottimo quarto tempo in qualifica. Oscillazioni per molti versi inspiegabili e non spiegate abbastanza.
Insomma, pare un po' presto per i bilanci, seppure dentro un clima di massimo allarme perché la prima metà di questa stagione, come ha annunciato lo stesso Valentino, dovrebbe risultare fondamentale per decidere se continuare a correre o meno. Tocca attendere altri tracciati, altre condizioni climatiche.
La squadra che negli ultimi anni ha permesso a Morbidelli e Quartararo di emergere, può scovare oppure ricevere qualche contributo tecnico felice; Rossi proverà a modificare ulteriormente il proprio stile nell' approccio e nella percorrenza delle curve. Consapevoli, tutti, che il suo divertimento protratto coincide con un desiderio gioioso collettivo e permanente, ma che ogni godimento ha un termine, una data di scadenza.
Non vince più, fatica nelle retrovie, stenta a trovare un ritmo all' altezza dei migliori, ma i campioni che si allenano con Valentino lo descrivono ancora velocissimo e reattivo, integro nel fisico e inossidabile nella mentalità. Una immagine per nulla in sintonia con quella intravista a Losail.
Possiamo attendere, prima di emettere sentenze definitive.
Possiamo aspettare che lo faccia lui. L' unico a conoscere e, nel caso, a riconoscere una assoluta verità.