claudio ranieri

“UN ALTRO LEICESTER NON CI SARA’” – PARLA CLAUDIO RANIERI CHE NEL 2016 DIEDE SCACCO MATTO AI "PAPERONI" DELLA PREMIER: “UN GIORNO AVREMO 20 EMIRI A CAMPIONATO... IL FAIR PLAY FINANZIARIO? FATTA LA LEGGE TROVATO L’INGANNO” - DOMENICA ESORDIO SULLA PANCHINA DEL NANTES: “MI PIACEREBBE CHIUDERE CON UNA NAZIONALE. DI PRESTIGIO…”

ranieriranieri

Andrea Sorrentino per la Repubblica

 

Claudio Ranieri, ricorda il nostro ultimo incontro? Una sera di pochi mesi fa, fine febbraio «Ristorante italiano a Leicester, ero stato esonerato il giorno prima. Ceno con i miei collaboratori, e nessuno degli avventori mi avvicina, silenzio totale. Ma quando esco, tutto il ristorante scatta in piedi ad applaudirmi, bye bye Claudio. Sembrava l' ultima scena di un film».

 

Brividi ancora adesso?

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«Per forza. Fu la chiusura ideale. Una storia irripetibile, che resterà. Ricevo ancora lettere e cartoline dai tifosi di lì, sento qualche giocatore, tutte cose che mi fanno sentire orgoglioso. Ma proprio perché fu un' avventura particolare, rimane unica. Non replicabile. Che tutti me ne parlino ancora è bello, ma l' ho messa nel dimenticatoio e guardo avanti, come sempre».

 

È arrivato al momento giusto nel posto giusto: al Nantes, proprio mentre in Francia piomba Neymar.

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«Non so se sia il posto giusto, ma mi intrigava tornare in Francia. Le sfide mi sono sempre piaciute. Il Nantes ha tradizione, in passato ha vinto 8 campionati, ora sta cercando di risalire. Il presidente Waldemar Kita mi ha trasmesso il suo entusiasmo. Non si fida di nessuno e il club sono lui e suo figlio, vuol fare le cose per bene, senza spese folli, e in questo mercato dai prezzi altissimi fatica a muoversi, lo capisco. Ma mi ha promesso cinque giocatori e io li aspetto con fiducia. Intanto lavoro con quelli che ho. Questa squadra lo scorso anno era ultima alla fine del girone d' andata, poi è arrivata settima: voglio capire il suo vero livello».

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Il livello dell' operazione- Neymar è siderale. Lei che ne pensa? È indignato come tanti?

«Ma no. Se un proprietario ha soldi da investire e un club sano, non ci vedo nulla di male.

C' è il Fair Play dell' Uefa, ma come diciamo in Italia? Fatta la legge, trovato l' inganno.

Non ho ben capito i dettagli dell' operazione, ma tanto la faranno. O cambiano le regole, o si può. Del resto si sa che l' emiro del Qatar vuol vincere la Champions League, no? Arriverà un giorno in cui ci saranno 20 emiri per ogni campionato, ma sempre uno vincerà, e sempre in tre andranno in serie B. Il calcio è questo, non si scappa».

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Nel frattempo la Ligue 1 cresce sempre più, forse sorpasserà l' Italia.

«Non è paragonabile alla Premier, però sta salendo di tono. Sono arrivati Bielsa al Lille, che affronterò domenica all' esordio, e Neymar al Psg. Torneo molto interessante, anche se il Psg è distante anni luce. È sempre stato un campionato con giocatori bravi, qui gli addetti ai lavori pescavano tanto e bene. Crescerà ancora. Per ora rimane il quinto torneo in Europa, noi lavoriamo per farlo progredire».

 

Lei fu uno dei primi a lasciare l' Italia: 1997, Valencia.

«Già vent' anni? Ammazza come passa il tempo Il primo in assoluto fu Capello, nel 1996 andò al Real Madrid e vinse il campionato, poi tornò al Milan. Io invece sono rimasto fuori più di tutti, sì. Mi piace adattarmi alle situazioni, imparare lingue e culture nuove, è una cosa che tiene il cervello in funzione, sveglio, attivo. Non mi lamento affatto».

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Allena da trent' anni: cosa è cambiato?

«Tutto. All' inizio avevo al massimo il preparatore dei portieri. Poi sono arrivati i preparatori atletici, gli aiutanti, poi i videoanalisti, poi, poi, poi Si cerca di migliorare in ogni aspetto. Già in Olanda ci sono gli allenatori specifici della difesa, del centrocampo e dell' attacco. Tra pochi anni ci sarà il capoallenatore, come nel football americano. Quanto ai giocatori, è cambiato tutto pure lì. Ho iniziato che non esistevano i telefonini, quindi il gruppo era gruppo».

 

Ossia?

ranieri mattarellaranieri mattarella

«Che si stava insieme, a contatto di gomito, si parlava e ci si guardava in faccia, ci si confrontava. Adesso stanno tutti chini sui telefonini e sui social, è la vita che cambia Così bisogna imporre regole sull' utilizzo dei telefoni. Io li vieto negli spogliatoi e a tavola, e da quando inizia il briefing prepartita».

 

Cos' è allenare?

«Una droga. Uno stimolo, un esame continuo, ogni 7 oppure ogni 3 giorni. È adrenalina pura.

È bellezza. Dicono: è stressante.

E io rispondo: è stressante quando non alleno e non so cosa fare tutto il giorno. Mi manca la quotidianità, il campo, l' insegnamento ai ragazzi. È da quando ho 16 anni che faccio questa vita».

 

Ha avuto tutto dal calcio?

«Tutto e niente. Ogni volta che è finito un anno metto nel dimenticatoio e penso al successivo. In un bilancio generale, posso dire che non mi sento soddisfatto, né deluso. Quello che è accaduto non conta più. Nulla. Nel bene e nel male. Quello che conta è domani. Nella vita è così, e nel calcio ancora di più».

 

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Tornerà in Italia?

«Mai dire mai».

 

Ma un punto di arrivo se l' è immaginato?

«Devi stare attento che non te lo impongano gli altri: ti esonerano e in un attimo tutti si dimenticano di te. Mi piacerebbe chiudere con una nazionale. Di prestigio ».

 

Magari una che indossa la maglia azzurra?

A questa domanda Claudio non risponde. Abbassa gli occhi, sospira, stringe la mano, e non smette di sorridere. Ma in quel suo modo particolare, che sembra sempre celare un dolore lontano.

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