sconcerti mancini

IL RESTO…MANCIO – SCONCERTI RACCONTA QUANDO DA DIRIGENTE DELLA FIORENTINA IMPOSE MANCINI COME ALLENATORE: "NESSUNO TRA I SUOI COLLEGHI LO VOLEVA. AZEGLIO VICINI, CHE ERA IL PRESIDENTE DEGLI ALLENATORI, APRIVA UN CORO QUASI ASTIOSO. SENTIVANO CHE IL MANCIO ERA UN PREDESTINATO. UN UOMO COMPLESSO MA VINCENTE CHE AMA I DETTAGLI. E SENTE IL DIRITTO AD AVERE UN GRANDE DESTINO. LOCATELLI O VERRATTI È IL DUBBIO CHE SI TERRÀ FINO ALLA FINE". ECCO CHI SCEGLIERA’

Mario Sconcerti per il Corriere della Sera

 

sconcerti mancini

C' è una cosa misteriosa e geniale che ha portato Mancini a diventare allenatore: furono due gol di Baggio alla Fiorentina quando in un febbraio lontano vent' anni giocava ancora nel Brescia. Mancini ha sempre capito la differenza di Baggio in assoluto, ma non credo l' abbia mai paragonata alla propria. Erano due giocatori diversi, Mancini non capiva perché confrontarsi. Un po' per spocchia, molto per senso del calcio. Comunque fu Baggio a tenerlo ai margini dell' Italia e fu per non stare ai margini che Mancini rinunciò all' Italia.

 

Quel sabato i due gol di Baggio cacciarono Fatih Terim dalla panchina della Fiorentina e costrinsero me, che ne ero un dirigente, a cercare il sostituto. Era un sabato di neve, stavano chiudendo le autostrade. Mancini era a Cortina, gli chiesi di arrivare in serata.

 

Cinque ore dopo era a Firenze, non so come abbia volato sulla neve. Un' ora dopo era il nuovo allenatore. Nessuno tra i suoi colleghi lo voleva. Azeglio Vicini ne era il presidente e apriva un coro quasi astioso. Non avevano torto, Mancini un mese prima aveva giocato quattro partite con il Leicester, era cioè ancora un giocatore. Accettarlo come tecnico sarebbe stato un doppio tesseramento.

IL COLPO DI TACCO DI ROBERTO MANCINI DURANTE ITALIA GALLES

 

Noi chiedevamo una deroga. Ma c' era nei vecchi tecnici anche qualcosa di personale, sentivano che Mancini era predestinato, lo era sempre stato. E il futuro si riconosce dal disagio che la sua idea porta. È strano quanto Mancini sia stato divisivo dentro una vita conciliante. È che porta una diversità evidente, la prima reazione che provi ad averlo accanto è difenderti. Non sai da cosa, senti solo che Mancini sa più cose di te. Per cinque giorni ci rifiutarono tutto, poi al sabato pomeriggio, in fondo all' ultima commissione, riuscimmo ad avere la deroga.

GIANLUCA VIALLI ROBERTO MANCINI

 

Mancini cominciava il suo mestiere. Grazie ai due gol di Baggio e una battaglia vinta contro il suo stesso mondo. Oggi spezza il pane della sapienza e sa benissimo che se perdesse con l' Austria perderebbe senso tutto quello che ha già fatto. A guidarlo sono sempre due sentimenti diversi: l' incertezza sulle cose concrete, Verratti o Locatelli per esempio, è un dubbio che si terrà fino alla fine.

 

E la certezza di sé. Mancini lavora continuamente sui suoi particolari. Ama i dettagli perché lo migliorano, non perché ce ne sia bisogno. E sente il diritto ad avere un grande destino. È come se costruisse storia in ogni momento e fosse costretto a dare importanza a tutto. Per questo fa giocare tutti titolari, per questo dubita su Verratti nonostante lo abbia voluto quando ancora non stava in piedi. Per questo lo farà alla fine giocare, per sentirsi coerente.

 

matteo pessina esulta davanti a roberto mancini

E per questo sarà comodo oggi far parte del suo destino. Perché è quello di un uomo complesso, ma vincente.

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