RISSE DA PANCHINA - ALTRA LITE TRA ALLEGRI E SACCHI: PIÙ CHE UN BATTIBECCO, È UNO SCONTRO IDEOLOGICO - MA IL RE DELLA PROVOCAZIONE RESTA MOURINHO: DA RANIERI A GUARDIOLA FINO AGLI SPINTONI DI WENGER, LO SPECIAL ONE SI È SCAZZATO CON TUTTI

Angelo Carotenuto per “la Repubblica

 

allegri allegri

Ci sono serate in cui davanti alla telecamera ti fanno sentire Udo Lattek. Quanto sei bravo, ma no sei bravo tu, hai detto tutto benissimo, macché tu più di me. E poi arrivano le serate in cui Max Allegri incrocia Arrigo Sacchi. Allora chiude gli occhi e gli passa la vita davanti, i quattro anni da milanista, pieni pieni di consigli che Berlusconi gli somministrava prima e dopo i pasti.

 

Ora, sarà che le due sagome gli si confondono tra i pensieri, sarà che gli salgono alle labbra quelle parole che a Milanello non ha detto, ma succede che un fruscio dallo studio, un distinguo, passa per il rumore dei nemici e oplà, ci scappa il litigio. Addirittura due in una settimana, il primo in Coppa e il secondo in campionato, roba che ci sarebbe da invocare il turnover e poi puntare dritti al Triplete.

arrigo sacchiarrigo sacchi

 

È il fascino della diretta, così si diceva quando il bisticcio era un’eccezione. Gli allenatori andavano in campo con la tuta, al massimo con un cappotto di cammello, mentre in tv Ugo Zatterin dava la parola ai politici uno alla volta. Quei tempi lì. Poi in tv sono arrivati i talk show e sulle panchine, dentro gli stadi, i gestori di risorse umane, i comunicatori, gli psicologi.

 

Corto circuito. Soprattutto quando a fare le domande sono colleghi, vecchi amici, amici degli amici, e da loro ti aspetti un trattamento di favore. Invece no, invece ti tocca Arrigo. Con la sua idea rigorosa di calcio che è pure un’idea della vita, un’idea dell’Italia e della sua storia, con la sua convinzione che un Paese giochi proprio come è abituato ad amministrarsi.

mourinho contro wengermourinho contro wenger

 

Chi ha parlato ancora ieri con Sacchi, amareggiato, ha colto la sua delusione, si direbbe la consapevolezza di una resa, la coscienza di aver vissuto una parabola unica dal seme sterile. Se fa un bilancio del nostro calcio, finisce spesso per parlare delle guerre d’Italia condotte in retroguardia, dalla trincea, cita Churchill, sottolinea che in inglese non c’è una parola analoga per il nostro aggettivo “furbo”. Di questo vorrebbe discutere in tv, dei perversi meccanismi per cui conta solo la vittoria.

 

mourinho contro wenger 4mourinho contro wenger 4

E invece. «Arrigo, io e te non siamo mai d’accordo», gli fa Max, e nella sua voce Sacchi avverte l’eco dell’intero calcio italiano. Battibecchi ne abbiamo visti, ma questo è uno scontro di ideologie. Cominciò Agroppi, prima con Lippi («Alla Carrarese correva per farsi intervistare ») e dopo con Mancini che gli diede del professorino invidioso: «Fallito io perché non ho vinto due scudetti di cartone? Meglio fallito che raccomandato». Mancini del resto non è tipo che si nasconda: «Io e Capello ci stiamo antipatici». Con Capello, a sua volta, s’è beccato parecchio pure Conte, toccando fili scoperti di casa Juve: «Dei suoi anni ricordo poco gioco e due scudetti revocati».

Claudio RanieriClaudio Ranieri

 

Ciro Ferrara perse la pazienza («Stai zitto, fenomeno») con Gigi Maifredi, l’allenatore che prometteva una Juve champagne e si accontentò dell’idrolitina. Non sempre si litiga per il pallone. Da allenatore della Ternana, Cuccureddu raccontò di invidiare al più anziano Ulivieri la sua esperienza. E Ulivieri gli mandò a dire che così era troppo comodo, che nella vita non si può avere tutto, o hai l’esperienza o la virilità. Suppergiù.

 

zemanzeman

 Helenio Herrera stuzzicava Oronzo Pugliese. Una volta all’hotel Gallia fece finta di scambiarlo per un cameriere. Ma tra tutti il re resta Mourinho. Ha una galleria fitta di litigi. Guardiola: «Se ami quello che fai, non perdi i capelli». Zeman: «Chi è? Non lo conosco. Lo cerco su Google». Spalletti: «Parla sempre». Ranieri: «Si annoia con me? Non conosco la noia di Ranieri, conosco la nausea di Sartre». Fino al dito nell’occhio di Vilanova e agli spintoni di ieri con Wenger. E se José non vi piace, pazienza. Vi dirà che «neanche Gesù piaceva a tutti». Figuriamoci Sacchi.

GUARDIOLA GUARDIOLA

 

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE ARRIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…