PETER BERLIN, LA GRETA GARBO DEL GAY PORN - MAESTRO DEL SELFIE NELL’ERA ANALOGICA, ICONA POP DAGLI ANNI '70 AGLI '80, TORSO NUDO E JEANS ATTILLATI, FU UN TALENTO CHE HA INFLUENZATO LA CULTURA POP. BATTEVA LE STRADE DI PARIGI, NEW YORK E SAN FRANCISCO IN CERCA DI SESSO. PER LUI, ANCHE QUELLA ERA UNA PERFORMANCE ARTISTICA - VIDEO
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peter berlin simbolo di erotismo
Peter Berlin è stato un’icona gay per tutti gli anni Settanta e Ottanta. Spesso a torso nudo e sempre con jeans attillati, fu un talento di proporzioni epiche. Batteva le strade di Parigi, New York e San Francisco in cerca di sesso. Per lui, anche quella era una performance artistica.
Vero nome Armin Hagen Freiherr von Hoyningen-Huene, nato nel 1942, attirò subito l’attenzione per due film porno, Robert Mapplethorpe e Andy Warhol lo vollero fotografare. Tom of Finland gli fece il ritratto. Lo stesso Berlin era fotografo professionista e si fece molti autoscatti, molti anni prima che nascesse il selfie.
peter berlin modello e artista
A un certo punto scomparve dalle scene, finché nel 2005 il documentario intitolato “That Man: Peter Berlin” non presentò alle nuove generazioni la Greta Garbo del gay porn. Questa settimana Berlin è di nuovo in scena con la mostra di autoritratti presso la galleria “Magnet” di San Francisco.
Buongiorno Peter, è troppo presto per lei?
«Oh no, ormai mi sveglio alle sette. Sono finiti i giorni in cui stavo in piedi tutta la notte e tornavo a casa incontrando la gente che andava a lavorare. Mi manca quella vita ma mi godo anche questa normalità»
Quando è nato il personaggio di “Peter Berlin”?
peter berlin in retrospettiva a san francisco
«Non mi piaceva quello che trovavo nei negozi e molto presto ho cominciato ad alterare i miei pantaloni, a 13 anni. Li stringevo e li mettevo quando c’era ginnastica a scuola. Quella sensazione di aderenza era erotica. E anche il look lo era. E’ partito tutto da lì»
Come reagì la gente?
«Mia madre era inorridita, genuinamente disgustata. Il mio aspetto ha offeso molte persone. L’esperienza di mostrarmi così in pubblico era eccitante, ma, date le reazioni negative, non era mai piacevole. Queste reazioni negative le avevano anche i gay: quando provochi così tanto, tutti si sentono in diritto di dire qualcosa»
Ma le piaceva il suo aspetto?
«Una volta camminavo per Parigi, ho visto un uomo riflesso in una vetrina e ho detto: “Dio mio, chi è questo?”. Ero io. Mi piaceva quello che vedevo. Certo avrei preferito fosse qualcun altro, mi sarebbe piaciuto fare esperienza con quella persona»
Le piace essere definito icona?
«Sono stato chiamato in molti modi: fotografo, pornostar, icona gay. Pornostar sarà inciso sulla mia tomba. Non che ne voglia una, darò i miei resti alla scienza»
Le sue foto stupiscono, soprattutto quelle dove lei è duplice...
«In quel periodo non uscivo molto. Restavo in camera da solo e ho pensato di interagire con me stesso. Ero due persone che facevano qualcosa. Non mi interessava che non riuscissi a mischiarle. Già nella mia sessualità avevo capito che non avevo bisogno di toccare o essere toccato, di abbracciare o di essere abbracciato. Mi interessava la reazione di due persone che si muovono con uno stesso spazio».
Le piace mantenere le distanze quindi?
peter berlin in mostra alla magnet
«La mia sessualità si basava sui preliminari. Mettere gli occhi su qualcuno, corteggiare, fare il gioco delle parti. Potevo farlo per ore, per giorni. E’ uno stato costante di eccitazione. Anche quella è una forma d’arte, perché cerchi il climax»
Cosa pensa della cultura dei selfie?
«E’ naturale che i ragazzini si facciano le foto, anche sessuali. E’ una bella cosa. Le ragazze si truccano e mostrano le tette ma vengono etichettate. In questa società l’attitudine al sesso e alla gioventù è lontanissima dalla mia e di altre persone»
peter berlin in mostra a san francisco
Quest’attitudine verso sesso è cambiata?
«Le cose cambiano, certo, ma quanto? Molto poco. Ci sono miglioramenti, e resta tanta stupidità riguardo alla sessualità»
E riguardo all’omosessualità?
«Se fossi ancora Petere Berlin e camminassi per strada, riceverei le stesse reazioni di allora. Oggi sei un eroe se sei un atleta e fai “outing”. Io sono uscito allo scoperto senza essere famoso e mi sono state sbattute in faccia molte porte. Tutto dipende dai soldi, per questo motivo conosco gente che da trent’anni si tiene il suo segreto».
Che pensa dei matrimoni gay?
«Avrei preferito il contrario e cioè che si rendessero illegali i matrimoni fra gli eterosessuali. Se vuoi una persona e dei bambini nella tua vita, perché sei costretto a sposarti? Una volta sposato, inviti gli avvocati ad entrare. E’ doloroso. Ci sono poche coppie che durano, le restanti provano a “far funzionare” la cosa. Nella vita niente dovrebbe semplicemente “funzionare”, nemmeno il lavoro. Dovrebbe contare il piacere nel fare le cose»
Come è stato allestire la retrospettiva?
peter berlin fotografo e pornostar
«Non sono abituato a riguardare le mie foto. Quando lo faccio, mi sembra di vedere un’altra persona. Mi piace il modo in cui apparivo, non l’ho mai fatto per denaro»
Se ne pente?
peter berlin icona del gay porn
«Talvolta provo un senso di fallimento. Con tutta questa fama e adulazione non volevo un miliardo, ma mezzo miliardo? Mezzo miliardo sì. Starei meglio con il denaro che con le persone che hanno denaro. Andy Warhol mi offrì il suo pubblico. Disse: “La gente deve vedere quello che fai». Non ne ho approfittato. Non sono io che cerco gli altri»
Che piani ha per la mostra?
«Forse la porterò a New York. Non sono molto motivato, non voglio impormi. Ho solo pensato: “Ehi Peter, sempre meglio che restare qui a dar da mangiare ai gatti!”»