IL CAMPIONATO DEI DESTINI INCROCIATI – SAMP-GLORIA E GENOA TRA LE GRANDI CON SQUADRE IMBOTTITE DI ITALIANI - IN DISGRAZIA LE DUE MILANESI INFARCITE DI STRANIERI
Oliviero Beha per “Il Fatto Quotidiano”
Magari sarà solo una fiammata, magari anche già a Natale un campionato così mediocre e livellato rovescerà la clessidra di oggi, che vede Sampdoria e Genoa più in alto di Milan e Inter, ed è anche facile osservare che per la regola dell’uomo che morde il cane a parti invertite questo pezzo avrebbe poco senso, anche se il Genoa ha fatto la storia del calcio italiano e la Samp scritto qualche pagina di cronaca tutt’altro che trascurabile.
Ma anche una fiammata momentanea riscalda mani e cuori di una città spezzata dall’incuria e dalla mascalzonaggine politico-imprenditoriale travestite da maltempo: il calcio dovrebbe seguire binari paralleli e non confondibili con quelli sociopolitici, e invece ogni scampolo di realtà ci dice che non è così, da nessuna parte. Il Napoli che comprava Jeppson e poi Savoldi e poi Maradona suppliva passionalmente alla logistica mancanza delle fogne, per dire. E adesso la città violentata nel fango gioisce delle vittorie di Sampdoria e Genoa appena sotto il duo di Piadena della classifica da un anno a questa parte, ovvero Juventus e Roma.
Nel frattempo la Milano dell’Expo acerba e truffaldina, e delle case di periferia occupate come nel far west, si rispecchia in due ex grandi squadre che non troppi anni fa hanno trionfato in Europa (e nel mondo, ma quella è una categoria un po’ troppo esotica e avventizia per i miei gusti...), adesso in disgrazia perfino risibile sotto gli occhi di presidenti storici in carica o in uscita in difficoltà diverse ma simili. Ce n’è abbastanza dunque per giocare con i destini incrociati pur estemporanei non è detto –, come il lancio della moneta nel film Rosencratz e Guildenstern sono morti di Stoppard in cui veniva sempre testa.
Nel calcio, da qualche tempo, viene sempre Genova e assai meno Milano. Spiegazioni, astratte dai contesti cittadini, dalle disgrazie genovesi e dalla precarietà ambrosiana cui se togli gli ultimi stracci di moda non resta più nulla? Per quel che riguarda il campo, due squadre genovesi con una qualche identità, tecnici a loro misura, campagne acquisti ragionevoli e un’italianità diffusa sul terreno di gioco (domenica schierati sin dall’inizio 7 e 6 per Samp e Genoa), come non accade alle milanesi (4 e 1 per Milan e Inter) e statisticamente superiore alla tragicomica media italiana, contro la quale il Ct delle scommesse ignorate Antonio Conte scaglia giustamente il parrucchino delle sue intemerate.
BERLUSCONI NEL CLUB FORZA SILVIO DI MILANO
Per quel che invece attiene ai club, dopo mille nefandezze che Preziosi azzeccasse un’annata ci poteva anche stare, avendo speso negli anni “denaro prezioso” e avendo usato nel calciomercato il criterio degli “arrivi e partenze” neanche fossero soltanto figurine. Così l’avellinese che nel calcio ne ha fatte di tutti i colori adesso gode di un rossoblu semplice ed efficace, che Gasperini allena sempre come se allenasse una squadra “Primavera”.
E questo è di volta in volta il suo limite e (ora) la sua forza. Sull’altro versante, circondato dall’ilarità dirompente per come gesticola, quello che dice e come lo dice, il Ferrero “viperetta ” ha mutuato comportamenti e gerghi cinecalcistici da De Laurentiis e ha incamerato a zero una società che con i Garrone era schiacciata dai debiti.
BARBARA BERLUSCONI E SEEDORF heroa
Tra l’incredulità per i suoi eccessi, la sua animalità antropomorfica e il suo duende con Sinisa Mihajlovic, tecnico forse sottovalutato, “er viperetta” capitolino ha azzeccato praticamente tutto e finché va, urla.
Tanto la vita è un film da produrre ogni giorno pallone compreso e nulla come Marassi o il genere stadio fa da set per le emozioni popolari. Basta rovesciare la clessidra e tra la sabbia si rintracciano i destini milanesi. Il Berlusca ha sbagliato tutto via Barbara la bella e via Galliani “Fester Addams” l’anno scorso, prima prendendo a metà stagione Seedorf e poi liquidandolo mentre casomai o bisognava finire con Allegri oppure rischiare qualche mese di prova con Inzaghi, e ora da Cesano Boscone poiché il deficit è grosso ha pensato bene di tappare il buco-panchina con Inzaghi ancora inesperto e affidare la pratica acquisti a parametro zero al suo vice di sempre, ma non per sempre. E Galliani in simili ristrettezze ha operato bene, ma come se il Milan fosse una squadra provinciale.
Una marea di stranieri, così come l’Inter, passata di mano in modo poco netto, tra un Moratti deluso e arrugginito e un Thohir investitore forse lontano dal pathos nerazzurro ultrasecolare. Detto altrimenti, il Milan si è accontentato e i primi risultati gli hanno alzato suo malgrado l’asticella, così che adesso non la supera più perché gli pesa il backstage...
L’Inter invece ha sottoscritto con il tycoon indonesiano così buffo e crozzesco un contratto scritto in inchiostro simpatico: tieni, prenditi il blasone, ma devi vincere per forza. Figuriamoci, con la legione straniera e Mazzarri... E allora Genova al momento vincit, e mentre vengono lette eventualmente queste righe può sì imprecare contro il maltempo, ma solo fino alla prossima giornata di campionato. È il pallone, bellezza!