ULTIMO STADIO - VI RICORDATE IL SAN NICOLA DI BARI? ERA ‘L’ASTRONAVE’ DI PIANO. OGGI TRA CREPE, SPORCIZIA E COSTI FOLLI È UN ALTRO MONUMENTO ALLO SCANDALO DI ITALIA ‘90

Giuliano Foschini per "La Repubblica"

Magari non due millenni come il Colosseo. Ma era lecito aspettarsi che lo stadio San Nicola di Bari - «monumento dell'architettura contemporanea», come lo ha classificato il Ministero - almeno un po' più di 20 anni riuscisse a durare. E invece 23 anni dopo i mondiali del 1990 (e 140 milioni di euro all'incirca spesi tra costruzione, manutenzione e cause legali) il capolavoro di Renzo Piano è quasi ridotto a un rudere, con i calcinacci e coperture che volano, nessuno che lo vuole prendere in carico per non sopportare le spese e il Comune che addirittura parla di demolizione. «Andiamo a giocare ad Andria» minaccia da mesi la società. A vuoto. Il sindaco Michele Emiliano, per tutta risposta, chiede ai Matarrese soldi per la manutenzione. «Per ristrutturarlo servono 15 milioni di euro - dice - significa non aprire 15 asili. Se lo scordino».

Resta così, in mezzo a una campagna desolata, quella navicella abbandonata che doveva essere il vanto dell'impiantistica sportiva italiana e che invece è il simbolo più efficace dello scandalo politico ed economico di Italia '90. Complessivamente furono spesi 1.248 miliardi di lire (620 milioni di euro circa), soldi che ancora oggi l'Italia paga, come fosse la rata di un mutuo, ad ogni Finanziaria. Due furono gli impianti costruiti ex novo: il Delle Alpi di Torino, che è stato raso al suolo. E, appunto, il San Nicola. Quasi inutile dal punto di vista calcistico (appena 10 campionati di serie A, un paio di partite internazionali, i Giochi del Mediterraneo e poco altro), era per lo meno un fiore all'occhiello da un punto di vista architettonico.

Era, appunto. Cinque teloni di quelli che componevano la copertura "a petali" disegnata da Piano sono volati via. Per sostituirli servono 150mila euro (costo a petalo). Ma il Comune non ci pensa nemmeno a sobbarcarsi la spesa. Fin qui, infatti, l'amministrazione - come prevedeva il contratto stipulato con l'As Bari ha curato la manutenzione straordinaria, mentre la società (che non versa alcun canone) quella ordinaria. Il risultato è che il Comune in questi anni ha speso una cifra vicina ai 10 milioni di euro, a fondo perduto.

A un certo punto, mossa dalla disperazione, l'amministrazione ha persino provato a mettere in vendita la struttura, con una variante edilizia che dava la possibilità a chi la acquistasse di realizzare centri commerciali su terreni che oggi sono agricoli. Era persino stato contattato Piano in persona, l'unico che possa mettere mano al progetto (per via del vincolo architettonico), che aveva abbozzato un progettino di ristrutturazione.

Ma niente, lo stadio è rimasto invenduto. E le spese continuano a gravare sul Comune, recentemente beffato da una sentenza che lo condanna a risarcire (quasi 15 milioni di euro) le ditte che costruirono all'epoca lo stadio. Chi sono? I capofila sono i Matarrese, gli stessi che oggi pretendono dal Comune soldi per la manutenzione di un bene che loro hanno costruito, loro usano, e venti anni dopo perde pezzi. L'ultimo è volato via qualche mese fa: in cima al terzo anello s'è staccata una recinzione che ha quasi travolto una famiglia con bambini che eroicamente era andata a vedere una partita.

 

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