
NON E’ UN PALLONE PER DONNE - TAVECCHIO LE AVEVA DEFINITE “HANDICAPPATE”, PER IL SUO SUCCESSORE ALLA GUIDA DEI DILETTANTI BELLOLI SONO ''4 LESBICHE'': CON LE DONNE I VERTICI FEDERALI COLLEZIONANO SOLO INSULTI E GAFFE
Lorenzo Vendemiale per il “Fatto Quotidiano”
“Handicappate”. “Quattro lesbiche che chiedono soldi”. Così i grandi capi del pallone italiano parlano delle donne che giocano a calcio. Un anno fa, di questi tempi, Carlo Tavecchio, in una puntata di Report, aveva paragonato le calciatrici ai disabili, definendole “quasi simili ai maschi”.
Una gaffe insuperabile, si pensava. Felice Belloli, suo degno erede alla guida della Lega nazionale dilettanti (a cui il dipartimento femminile fa capo), è riuscito a fare peggio.
L’insulto è nero su bianco nel verbale del Consiglio del dipartimento calcio femminile dello scorso 5 marzo, pubblicato dal sito specializzato Soccer Life. “Si apre un breve ma acceso dibattito, chiuso poi da Belloli che afferma: ‘Basta! Non si può sempre parlare di dare soldi a queste quattro lesbiche’”.
Anche se c’è un giallo intorno a quel documento ufficiale, già al vaglio della Procura della Figc: il diretto interessato nega di aver mai pronunciato quella frase. “Mai detta, nella maniera più assoluta”, spiega Belloli a il Fatto Quotidiano. “Non in quel frangente, almeno”. Un’aggiunta che non chiarisce del tutto la vicenda. Certo Belloli è pronto a contestare il verbale: “Qualcuno l’ha modificato a piacimento. E chi è stato dovrà risponderne nelle sedi opportune”.
Comunque sia andata, lo scivolone di Belloli è solo l’ultima gaffe dei vertici federali. Basti pensare alle uscite disastrose di Tavecchio, che della Lega dilettanti è stato a capo per 15 anni prima di scalare il palazzo di via Allegri. La frase su Optì Pobà, “lo straniero che prima mangiava le banane, è venuto qua e adesso gioca titolare nella Lazio”, è diventata quasi proverbiale, ed è valsa al numero uno della Figc anche una squalifica di sei mesi per commenti razzisti da parte della Uefa. Poco da meno le dichiarazioni alla trasmissione Report: “Si pensava che le donne fossero handicappate rispetto al maschio, ma abbiamo riscontrato che sono molto simili”.
Adesso anche Belloli ha deciso di seguire le orme verbali del suo predecessore. Ma non è solo questione di forma. Le affermazioni sessiste finite nel mirino della Procura raccontano bene anche il difficile rapporto fra il calcio femminile e la Lega dilettanti. Un amore mai sbocciato. Pochi soldi, zero idee per la crescita di una disciplina che proprio non riesce a fare il salto di qualità. Anzi, negli ultimi anni ha solo fatto passi indietro, se si pensa al declassamento da “divisione” autonoma a “dipartimento” subordinato alla Lnd, avvenuto nel 2013 per problemi finanziari.
Le colpe sono anche interne al movimento, come dimostra il buco di bilancio creato dalle precedenti gestioni, o lo scarso numero di tesserate (appena 20mila, comunque più delle “quattro lì” apostrofate da Belloli). Ma sicuramente i capi della Figc non hanno mai fatto molto per il pallone in rosa. Anche il grande progetto di Tavecchio di abbinare i club femminili alle società di Serie A maschile è rimasto per il momento lettera morta del programma elettorale.
E poi c’è il problema cronico delle risorse, irrisorie rispetto al resto d’Europa: in Italia siamo fermi a circa tre milioni di euro di finanziamenti complessivi; Inghilterra, Norvegia e Olanda (i Paesi capofila nel continente) ne spendono quasi sette ogni anno. Proprio di soldi, di copertura televisiva (praticamente inesistente: anche quest’anno le partite della Serie A sono rimaste oscurate) e di futuro in senso lato, si parlava nella riunione dello scorso marzo. E di fronte all’ennesima, insistente richiesta di aiuto da parte delle società, Belloli avrebbe perso la pazienza.
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Sbottando in maniera inopportuna. Adesso quelle frasi saranno oggetto di un’inchiesta: nei confronti del presidente della Lega dilettanti, e forse anche per verificare se quanto riportato nel verbale corrisponde a verità, viste le smentite di Belloli. Si tratta comunque di un documento riservato, che avrebbe dovuto rimanere tale (e anche su questo aspetto potrebbero esserci sviluppi in sede giudiziaria).
SQUADRA DI CALCIO FEMMINILE TEDESCA
Chi l’ha divulgato – trapela dalla Lnd – l’ha fatto di proposito, per far montare un caso mediatico e attaccare il presidente. Certo gli insulti sessisti non fanno bene al calcio femminile, come spiegano dal Dipartimento: “È difficile crescere finché ci sono questi pregiudizi”.
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