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BLATTER: “ALLARGHIAMO I PALI DELLE PORTE E ALZIAMO LA TRAVERSA” - TUTTE LE PROPOSTE CHOC PER CAMBIARE IL GIOCO PIU' BELLO DEL MONDO - BECKENBAUER PROPOSE DI GIOCARE IN DIECI: MENO GIOCATORI, PIÙ GOL. POI NE SPARÒ UN'ALTRA: “PERCHÈ NON DARE PUNTI AI GOL SEGNATI INVECE CHE ALLE VITTORIE E AI PAREGGI?” - VAN BASTEN VOLEVA ABOLIRE IL FUORIGIOCO - BONIEK SOGNAVA DI CANCELLARE IL VALORE MAGGIORE DEI GOL FUORI CASA NELLE COPPE (L'UNICA IDEA VERAMENTE SENSATA)
Massimo M. Veronese per “il Giornale”
Superlega o Superflop le resistenze al nuovo che avanza, va detto, ci sono sempre state, anche ai limiti del comico. Quando ai tempi delle maglie rigorosamente dall'uno all'undici, senza nome, senza sponsor e con le squadre senza panchinari, venne proposta la novità del portiere di riserva i portieri titolari la presero come un gol sotto le gambe. «Così sarà un campionato falsato - esagerò Giorgio Ghezzi che insieme a Lorenzo Buffon era il migliore del mazzo - perchè una squadra con due bravi portieri ridurrà al minimo gli effetti della giornata negativa di uno dei due». Spiegazione spericolata come le sue uscite.
E Pierluigi Pizzaballa si dichiarava terrorizzato dall'idea di avere un secondo: «Non andremo più in campo tranquilli sapendo di avere alle spalle un collega pronto a rubarti il posto al primo errore» Fanno, con il senno di poi, una certa tenerezza. Ma tutto cambia soprattutto le idee dei calciatori. Se ieri si dichiaravano conservatori e custodi dell'ortodossia, oggi si professano rivoluzionari e sovvertitori di ogni legge. Tranne poi gridare allo scandalo, alla Purezza violentata e alla Passione tradita se metti su una Lega fondata sul denaro e sullo spettacolo che non c'è.
Marco Van Basten, per esempio, ha appena proposto di abolire il fuorigioco. «Senza ci sarebbero più gol, emozioni e spettacolo: il calcio sarebbe migliore». Anche Zibi Boniek è convinto che il calcio si migliori per sottrazione: vuole cancellare il valore doppio del gol fuori casa nelle coppe, nato per dare un taglio a doppi confronti che si allungavano con le «belle» e partite decise da una monetina. La proposta: vinca chi segna di più quanto dura dura. In decenni e decenni sono stati tanti i tentativi di «far più bello il calcio» quando il calcio è bello perché è così.
E molto si è perso per strada per sostituire alla narrativa il marketing, nell'indifferenza, o nell'interesse, dei Savonarola di oggi. Via per esempio i numeri dall'uno all'undici, ognuno dei quali rappresentava una conquista prima di uno status. Il dieci era il Dieci: Rivera, Platini, Maradona, il ventuno il nulla anche se sulle spalle lo ha messo Ibrahimovic. Via i due punti per la vittoria, anche se le classifiche sono più o meno uguali a prima, via il confortevole passaggio indietro alle mani dei portieri, via i pali quadrati e i loro spigoli così poco democratici sui rimbalzi, via le maglie senza nome, poco disponibili a offrirsi al merchandising.
Non contenti abbiamo eliminato la Coppe delle Coppe, che era bellissima, non come la nuova Europa Conference League, e il 13 al Totocalcio che era una fiction mozzafiato a puntate. Soprattutto i campionissimi si sono esibiti nella gara masochista di fare e rifare il lifting al calcio quando ci sarebbe sempre piaciuto acqua e sapone. Franz Beckenbauer propose di giocare in dieci contro dieci: meno giocatori uguale più gol. Poi sul quotidiano tedesco Bild ne sparò un'altra: «Perchè non dare punti ai gol segnati invece che alle vittorie e ai pareggi?».
Convennero in molti che trattavasi di idee del Kaiser. Pelé invece accompagnò le sue proposte con un sermone: «Il calcio va a rotoli per la fossilizzazione delle sue regole: è inammissibile che il primo sport del mondo si giochi ancora come quando fu inventato in Inghilterra». E quindi? «Le rimesse laterali facciamole con i piedi e via le barriere dalle punizioni che sono un'aberrazione». Per infierire, con l'allenatore del Cosmos, Julio Mazzei propose di dividere la partita invece che nei tradizionali due tempi di 45 minuti in quattro tempi da venticinque, cioè 100 minuti di gioco al posto dei soliti 90. Per garantire allo sponsor, come fanno gli americani, spazi per pubblicizzare la bottega.
Chi le sparava più grosse però era il vecchio Blatter: «Allarghiamo i pali delle porte e alziamo la traversa» buttò lì una volta. Poi propose di non suonare più gli inni nazionali perché fomentavano sugli spalti, secondo lui, disordini sovranisti che non ci sono mai stati. E basta con i pareggi: «Se c'è parità si vada ai rigori» tuonò. Rigori che il presidente dell'Uefa Johansson vedeva come fumo negli occhi, tanto da sostituirli per un po' con il Golden gol, la rete assassina che uccideva le partite.
Regola che Berti Vogts, con l'eleganza che gli era nota, definì una «totale idiozia». All'International Board della Fifa, cioè i custodi del Calcio che tanto si sono indignati per la sovversiva Superlega, ne hanno inventate di ogni tipo: dalla proposta di sostituire i rigori dopo i supplementari con una punizione dal limite senza barriera al rigore corto con dischetto a 9 metri; dal doppio arbitro in campo all'arbitro elettronico che tutto vede e tutto sa; dal corner corto alle punizioni sempre dirette. E via i supplementari: cioè partita e subito rigori.
sepp blatter sotto una pioggia di dollari a zurigo
Tutte idee spedite in tribuna con un calcio. E cosa dire del Brasile che con il Clube 13, l'associazione dei 13 maggiori club, puntò a costruire un campionato senza retrocessioni, cioè quello che Peres e Agnelli volevano in Europa, e della vecchia Unione Sovietica che cercò di eliminare per sempre i pareggi? Gli indignados ora cambieranno ancora le regole su falli di mano e fuorigioco. Sempre, ovvio, per rendere bello ciò che è bello così. E che, da sempre, avrebbe un'unica regola, la regola Boskov: «Per vincere partita, bisogna solo fare più gol...»