vanessa beecroft

“NELLE PERFORMANCE SONO SEMPRE IO, NON UNA MA CENTO” - VANESSA BEECROFT SARA’ A PALAZZO STROZZI DI FIRENZE CON LE SUE MODELLE NUDE - "NON VADO MAI IN SCENA PERCHÉ QUELLE DONNE MI RAPPRESENTANO GIÀ” - “MARINA ABRAMOVIC? E’ COME UNA MARTIRE” - “DOPO 20 ANNI DI CARRIERA MI RENDO CONTO CHE LA MIA È UN' OSSESSIONE COMPULSIVA" - VIDEO

 

Dario Pappalardo per La Repubblica

 

VANESSA BEECROFT 1

«Nell'arte, la donna tende a comportarsi come minoranza. Anch' io faccio opere da donna. Ho rinunciato all' astrazione perché non sarei credibile. L' arte femminile è un genere a sé, forse di serie B, perché dipende prima di tutto dall' urgenza di rivendicare i propri diritti». Per Vanessa Beecroft la strada delle artiste è ancora in salita. L' autrice di circa ottanta performance (dal 1993 a oggi) che esaltano il corpo femminile ne è sicura: «Il vero poeta, il vero artista, non ha di questi problemi».

vanessa beecroft

 

Beecroft, nata a Genova nel 1969, vive in una casa vicino all' insegna "Hollywood", con il marito fotografo Federico Spadoni, che sta aprendo una galleria a Los Angeles, e i quattro figli. Non sembra suggestionata dall' american dream, però. «In America non siedo su una poltrona. È dura essere accettati». Sarà ospite della decima edizione di "Firenze Suona Contemporanea" (27 settembre-2 ottobre) con due installazioni nel cortile di Palazzo Strozzi e nella Sala della Niobe, agli Uffizi, dove porterà le sue modelle.

 

Perché non è mai la protagonista delle sue performance?

«Mi sembrerebbe un peccato di protagonismo. Sono già presente nei parametri che detto, nelle regole, nei colori scelti. Preferisco trovare altre mille me che mettere me stessa al centro. Lo troverei patetico. In fondo nelle performance sono sempre io. Sono cento, non una».

 

Marina Abramovi fa l'opposto.

vanessa beecroft 8

«Marina è come una martire che si espone in prima persona. È iconica. Usa un altro mezzo. È un bene che esista lei».

 

Nelle sue opere tornano il corpo femminile e il cibo. Le definirebbe autobiografiche?

«La mia si chiama ossessione compulsiva. Solo dopo vent' anni di carriera mi rendo conto che certi elementi che si ripetono sono di matrice autobiografica. Ho sempre rappresentato temi che appartengono o che hanno influenzato la mia esistenza: pittura, donne, Italia, sante, colore della pelle. Non ho ancora capito da dove derivi tutto questo. Ma sono le mie ossessioni. Pavese diceva: "Perché non posso trattare delle rocce rosse lunari? Ma perché esse non riflettono nulla di mio"».

vanessa beecroft 6

 

Per molte artiste la maternità è un freno. Lei ha avuto quattro figli.

«Non condivido questa teoria. Avrei fatto anche dieci figli, se il mio primo marito non mi avesse lasciato. Ho in mente la donna africana che ara i campi col bambino sulla schiena. Le donne possono fare tutto. Siamo delle dee, abbiamo il potere di creare. Non possiamo rinunciarci. Il limite è che questa supereroina che è la donna non viene accettata. L' uomo tende a soffocarla ».

 

Pensa sia ancora così?

vanessa beecroft 5

«Certo, io stessa mi censuro. Amo le geometrie, ma nell' arte che faccio vi ho rinunciato».

 

A Firenze si vedrà anche il documentario "VB South Sudan", che racconta il suo viaggio in Africa. L' immagine in cui lei allatta due gemelli neri è stata molto criticata.

«Era una storia vera. Stavo allattando mio figlio in quel periodo e avrei voluto adottare quei due gemelli orfani. Quando ho capito che non sarebbe stato possibile, ho realizzato quell' immagine volutamente ambigua che racconta del nostro rapporto non risolto con l' Africa, della demagogia dei bianchi, della Chiesa che sostiene ma al tempo stesso colonizza una cultura. Mi piace creare dialettica con le immagini. In America i corpi nudi delle mie performance sono stati tacciati di pornografia. Ma la pornografia è sempre nell' occhio di chi guarda».

la performance di vanessa beecroft

 

L' altro progetto che presenta a Firenze è dedicato a Giovanna d' Arco.

« Sì, sarà una performance con la musica di The Holy Presence of Joan d' Arc, composta da Julius Eastman, musicista afroamericano, morto dimenticato. Mi piace Giovanna d' Arco, la strega santa per eccellenza. Vorrei essere un po' Giovanna anch' io. Il problema è il finale: non sono convinta che il martirio sia la soluzione ideale».

VANESSA BEECROFT 2

VB SOUTH SUDAN VANESSA BEECROFT

VANESSA BEECROFT

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