VE LO RICORDATE? HA DECISO UNA FINALE PAZZESCA DI CHAMPIONS, OGGI DICE: “CR7? QUALCOSA GLIEL' HO PURE INSEGNATA QUANDO ALLENAVO GLI ATTACCANTI DELLO UNITED – E POI POGBA, LE BOTTE CON MONTERO (“FERGUSON MI DISSE CHE DOVEVO FARMI PRENDERE A CALCI”) E LA FIGLIA CHE TIFA JUVE PER COLPA DI…PIRLO- DI CHI SI TRATTA? VIDEO
Filippo Conticello per la Gazzetta dello Sport
Il man of the destiny , l' uomo della Provvidenza, è stato folgorato sulla via di Lisbona: agosto 2003, Sporting-United e lui, Ole Gunnar Solskjaer, era già leggenda per aver infranto milioni di cuori quattro anni prima. Cuori bavaresi, trafitti con la rimonta nella finale più spietata; cuori rossi di Manchester, rapiti per sempre con quel secondo gol in 2' di recupero. Con i portoghesi in amichevole, invece, fu Solskjaer a rimanere senza fiato: la magia di Cristiano Ronaldo, futuro compagno, si schiudeva davanti ai suoi occhi.
Ora il norvegese a 45 anni allena in patria, dal 2015 è felice al Molde, ma niente gli dà più piacere di certi ancheggiamenti di CR7: «È sempre lo stesso mistero, c' è qualcosa di fenomenale in quei movimenti: adesso fa felice la Juventus, proprio la nostra più grande rivale per tanti anni...».
Solskjaer, cosa ricorda di quella prima volta?
«Io facevo l' esterno d' attacco a destra e quel giovanotto con la faccia da bambino volava sulla stessa fascia: semplicemente, non era possibile fermarlo. A fine partita, siamo andati tutti da Sir Alex a dirgli: "Questo prendiamolo subito!". Per fortuna è andata così: mai giocato con uno tanto grande».
CR7 come compagno?
«All' inizio era timido e non conosceva la lingua, poi l' ha imparata e si è preso lo United. Ogni santo giorno era in palestra 40' prima dell' allenamento e ci ritornava anche per i 40' successivi. Col lavoro e col talento ha convinto Ferguson a concedergli una cosa per altri impossibile...».
Sarebbe?
«Cristiano è stato l' unico a cui Sir Alex una volta ha detto: "Ok, preoccupati solo di attaccare e non pensare a difendere". Né a Giggs né a Beckham né a Cantona: lo ha detto soltanto a lui, già allora un modello per tutti. Non mi stupisce la scelta di venire in Italia: United, Real e ora Juventus, lui deve sempre stare al top».
Ha idea di quanti gol le abbia fatto fare?
«Beh, un' infinità! Ricordo soprattutto una sfida al Reading del 2006: gol di Solskjaer su cross di Ronaldo, gol di Ronaldo dopo un palo di Solskjaer. Ho nel mio ufficio ancora una foto di noi due in quella partita. Qualcosa gliel' ho pure insegnata quando allenavo gli attaccanti dello United nel 2007-08. Oltre a Cristiano, c' erano pure Rooney, Welbeck, Tevez: non eravamo messi così male... Cristiano mi teneva in campo ore per provare e riprovare i tiri: "Si stancherà", pensavo, e invece no... Così è diventato questo "nove" formidabile, senza difetti: può segnare sempre e in qualunque maniera».
Ha allenato anche Pogba nella seconda squadra United: come lo vede adesso?
«Speriamo che non gli venga nostalgia di Torino e rimanga lì dove è. Deve capire che questo è solo un momento di transizione che, prima o poi, capita a tutte le grandi squadre: due acquisti mirati e si torna al top».
Cosa le viene in mente sentendo la parola «Juventus»?
«Notti incredibili, campioni unici. Per anni questa era "la" partita in Europa: Zidane vs Beckham, Del Piero vs Giggs. Ho un rimpianto: ho segnato a moltissime squadre, ma mai alla grande Juve! Ferguson la trattava con rispetto incredibile. A casa mia ho tante di quelle maglie bianconere: da Torricelli a Conte e Montero. A proposito, la prima volta al Delle Alpi, nel 1996, Sir Alex mi disse di concentrarmi su di lui, Montero: dovevo farmi prendere a calci, così Cantona avrebbe avuto spazio. Non funzionò: 1-0 per loro, gol di Boksic. Oggi mia figlia tifa Juve per un semplice motivo: Andrea Pirlo...»
Questi bianconeri sono davvero pronti per farcela?
«Li ho visti a Old Trafford da vicino, ero allo stadio: che possesso con Pjanic e Chiellini-Bonucci sono formidabili come i difensori che marcavano me. So che hanno un problema con le finali, ma Cristiano è l' arma che risolve le grandi partite. In quelle gare serve pazienza perché si può decidere tutto anche all' ultimo secondo, quando hai perso ogni speranza: io ne so qualcosa, fidatevi».