WE ARE 'DESCHAMPIONS' – MOGGI SPIEGA PERCHÉ IL CT DELLA FRANCIA È IL PIÙ BRAVO DEL MONDO - LO CONSIDERANO FORTUNATO, PERÒ SIA DA GIOCATORE CHE DA TECNICO E’ DIVENTATO UN PUNTO DI RIFERIMENTO. GIA’ NEL 2004 UMBERTO AGNELLI LO VOLEVA COME ALLENATORE DELA JUVE MA...- LA FUCINA DI LIPPI: TRA I SUOI ALLIEVI, ZIDANE, CONTE E DESCHAMPS
LUCIANO MOGGI per Libero Quotidiano
La Francia è meritatamente campione del Mondo. La finale di Mosca, tra le due squadre migliori del torneo, è stata preceduta da una coreografia da mille e una notte, curata dalla mano sapiente del presidente della Fifa Infantino che ha saputo aggiungere spettacolo nello spettacolo (con la collaborazione e la presenza di Putin).
Ha vinto la Francia, anche se il gioco lo ha comandato per gran parte della gara la Croazia che, non riuscendo ad annullare le spiccate individualità della squadra di Deschamps, si è sottoposta purtroppo involontariamente alle ripartenze di Mbappè e compagni.
Si potrebbe addirittura azzardare che tatticamente ha vinto il mister francese criticato, all' inizio e durante il Mondiale, per non aver convocato campioni del calibro di Benzema. Nessuno che abbia pensato, però, all' ipotesi di una mossa fatta scientemente, soprattutto tenendo conto che Deschamps è uomo che preferisce sbagliare con la propria testa, assumendosi tutte le responsabilità.
CORAGGIO E TESTA Le convocazioni sono state fatte in funzione del suo modo di vedere il calcio e la vittoria è il frutto di quelle convinzioni. Per questo motivo, dai francesi, era difficile aspettarsi il bel gioco: facile invece prevedere possesso palla dei croati, più predisposti tecnicamente ad attaccare in massa pur nella convinzione che aprendosi avrebbero favorito la tattica degli avversari. Mandzukic e gli altri hanno giocato d' azzardo, ma era l' unico modo per tentare la conquista del titolo. E hanno perso. Chi vi scrive ha conosciuto Deschamps prima da calciatore e poi da allenatore. Didier ha passato nella Juve i suoi anni migliori: come giocatore era diventato un punto di riferimento per tutti i compagni.
Da allenatore, poi, ha acquisito carisma e credibilità, visto il suo passato. Quando si mette in gioco, Deschamps lo fa solo con le proprio convinzioni, ed è ammirevole per il coraggio che dimostra: dopo calciopoli non ha avuto timori a prendersi in mano i bianconeri riportandoli dalla B alla A. Adesso, da Ct della Francia, è diventato campione del mondo. Fa piacere constatare come quella juventina sia una vera fucina che riesce a sfornare, oltre a grandi giocatori, anche grandi allenatori: Zidane vincitore di Liga e tre volte della Champions, Antonio Conte vincitore prima della Premier e poi della FA Cup.
Nel 2004 Deschamps poteva tornare subito in bianconero come allenatore: era voluto fortemente dal Dottor Umberto Agnelli e proprio per questo motivo ci fu un approccio iniziale in relazione alla sua candidatura. Il colloquio non fu però positivo perché Didier ebbe una reazione particolare e contraria al mio modo di vedere le cose: «Vengo soltanto se prendete i giocatori che suggerisco io», disse. Al che risposi: «Allora non vuoi venire alla Juventus». E così ognuno rimase sulle proprie posizioni.
ACCORDO MANCATO D' altra parte la Juve di quel tempo doveva osservare attentamente il bilancio, aveva il dovere di vendere a tanto e comprare a poco e questo fu il motivo del mancato accordo, pur con tanto dispiacere da entrambe le parti.
Se è vero, comunque, che una telefonata salva la vita, in quel caso arrivò inaspettata e quasi contemporaneamente quella del grande giornalista Giorgio Tosatti, che mi annunciava la disponibilità di Fabio Capello in lite con la Roma (trattativa portata avanti rapidamente e con il massimo riserbo). Narra infatti Donna Allegra, che alle 17.30 del giorno in cui Agnelli passava a miglior vita, gli chiese chi mai fosse il nuovo allenatore della Juventus.
Questa la risposta: «Non posso dirlo, altrimenti Moggi si arrabbia». Era la sera in cui, assieme a Giraudo , tornavamo in macchina da Milano con il contratto firmato da Capello, tra l' entusiasmo generale dei tifosi.
A proposito di Juve, torniamo all' attualità: contrariamente a quanto fatto trapelare, Ronaldo è arrivato a Caselle un giorno prima, la domenica quando sui teleschermi si trasmetteva la finale del Campionato del mondo, e per questo non c' è stata grande folla ad attenderlo. Per tutti questo è stato considerato grande il colpo di mercato della Juve, che , oltre ad accaparrarsi il campione che tutti vorrebbero avere nella propria squadra , ha voluto dare con lo stesso un impulso positivo enorme al proprio marketing. Grande, ora, è l' attesa dei tifosi che desiderano vederlo in campo, certi che con Cristiano si può veramente aspirare alla Champions.
BERLUSCONI E IL MILAN Capitolo Milan. Finita l' era di Yonghong Li, sarà il fondo Elliott a cercare il nuovo acquirente. Chi fosse veramente questo cinese, però, nessuno ha potuto appurarlo. Alla luce dei fatti sono risultate poco attendibili anche le parole di Berlusconi che disse di aver ceduto il Milan in mani buone.
Considerate le attuali vicissitudini, verrebbe invece da pensare che la società sia stata ceduta al primo pretendente, un dilettante allo sbaraglio che oltretutto si è avvalso della collaborazione di un Amministratore Delegato come Fassone solo perché parla bene l' inglese: più utile quindi come interprete che non come uomo di calcio, al massimo da avvicinare al commerciale, ruolo ricoperto nella Juventus come secondo di Romy Gai.
Tra le sue scoperte potremmo annoverare Kalinic, acquistato nonostante il parere contrario del Ds Mirabelli, l' unico dirigente rossonero che può attualmente occuparsi di calcio perché a conoscenza della materia. Non si capisce quindi come Berlusconi abbia benedetto questa unione: ha fatto il bene del Milan per tanti anni , ma adesso rischia di azzerare quanto di buono ha fatto in passato.