madame sisi drag queen

“SULLA MIA TOMBA CI SARÀ SCRITTO 'L’ARTE DELLA VITA SONO IO, MADAME SI SI” – LA BOMBASTICA INTERVISTA DI LORENZETTO, DATATA 2022, A CARLO TESSARI ALIAS "MADAME SI SI", SCOMPARSO A 62 ANNI – E’ STATA LA PRIMA DRAG QUEEN D’EUROPA AD AVERE UN LOCALE E A CELEBRARE UN MATRIMONIO - "IO SONO LA REGINA SENZA VAGINA, L’UNICA AL MONDO. HO AVUTO UNA SOLA FIDANZATA, A 19 ANNI. POI, COME LE SUORE, HO DATO I VOTI, ANZI IL VOTO: FAR STAR BENE LA GENTE" – LA DIFFERENZA CON DRUSILLA FOER, AL SECOLO GIANLUCA GORI: “IO NON SONO L’ICONA GAY MA DI TUTTI. IN TANTI MI CORTEGGIANO, MA…”

Stefano Lorenzetto per L’Arena - http://larena.it11 settembre 2022 - Estratti

 

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Madame Si Si e Carlo Tessari. Ovvero la Diva Convinta e il suo doppio, «mi guardi, ho o non ho una faccia da sagrestano?».

 

Una matassa di vaporosi riccioli, ora biondi ora platinati, e una testa più liscia di un’anguria. Una regina della notte en travesti che si scatena nei fine settimana all’Artclubdisco di Desenzano e un amorevole figlio che nei rimanenti giorni fa da badante alla madre di 96 anni a Brognoligo di Monteforte. Una drag queen circondata da altre drag queen, eterosessuali, bisessuali, gay, trans, transgender, travestiti e un chierichetto cresciuto fino ai 18 anni dalle suore. Una sacerdotessa della gaia gioventù e un ex assistente in residenze per anziani che per anni si è preso cura dei lungodegenti nelle case di riposo a Monteforte, Tregnago e Montebello.

 

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Un impresario dello spettacolo che 30 anni fa fu costretto a chiudere il piccolo Si Si pub di vicolo Samaritana, traversa di via Mazzini, per eccesso di variopinte presenze e conseguenti schiamazzi notturni, e un ex ispettore del Comune di Verona che girava con il metro in case e aziende a misurare se i contribuenti avessero pagato la dovuta tassa sui rifiuti.

 

(...) Carlo Tessari alias Madame Si Si tiene insieme tutto e il contrario di tutto, in un caleidoscopico sincretismo all’insegna di quell’«et et» che è il contrario dell’«aut aut», forse perché – assicura lui, o lei – il primo a incoraggiarlo nella sua metamorfosi artistica fu nientemeno che il parroco di Brognoligo, don Livio Bisinella, passato a miglior vita nel 2020 alla bella età di 95 anni.

 

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Madame Si Si nasce Carlo il 4 aprile 1961 a San Bonifacio, quarto dei cinque figli di Stefano Tessari e Luigia Leorato detta Gigia, entrambi contadini (il padre è morto nel 1996). Cresce a Brognoligo servendo messa, addobbando la chiesa con i fiori, suonando le campane. La sua casa è l’asilo infantile delle suore dorotee venute da Vicenza, quelle che hanno avuto una parte non trascurabile nella storia dell’Italia e del Veneto: nel loro convento sul Gianicolo, a Roma, si riunì il gruppo che nel 1959 costituì l’omonima corrente della Dc con Mariano Rumor e Antonio Bisaglia. L’adolescente Tessari continua a frequentare le monache nel doposcuola e poi come volontario. Cerca di rendersi utile in famiglia, facendo il cameriere all’albergo Belvedere di Spiazzi.

 

A 16 anni comincia a truccarsi da donna, assecondando una vocazione artistica che diventerà il suo lavoro: quella della drag queen, «uomo, generalmente omosessuale o transessuale, che adotta vistosi e bizzarri travestimenti femminili, specialmente per esibirsi in spettacoli di varietà» (Lo Zingarelli 2023).

 

Poi incontra Andrea Occhipinti, ex attore in Miranda di Tinto Brass, ma anche ne La famiglia di Ettore Scola, fondatore della Lucky Red, la società italiana che distribuisce i film di Paolo Sorrentino, Ang Lee e Lars von Trier. Quando Occhipinti manda nei cinema Priscilla, la regina del deserto di Stephan Elliott, premio Oscar 1995 per i migliori costumi, decide d’incontrare la comunità di drag queen che gravita attorno a un locale di Paderno Franciacorta, il Si Si club. «Lo avevo aperto io, dopo aver chiuso quello di Verona. All’epoca mi chiamavano “Carlotta, quella col 9 in condotta”. Occhipinti volle conoscere la mia famiglia e mi suggerì: “Dici di sì a tutti. Sei Madame Si Si, non Carlotta”».

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L’Artclubdisco è tutto suo?

Sì, società unipersonale. Sono amministratore unico dal 1989. Ho 34 dipendenti.

Apre tutte le sere?

No, solo venerdì e sabato, dalle 23 alle 6. Chi rimane fino all’alba significa che non ha cuccato, quindi gli offro la colazione. Il biglietto d’ingresso, 20 euro, include drink e servizio guardaroba.

 

 

Chi è una drag queen?

Un uomo che incarna una figura artistica, comica, musicale, colorata. Un personaggio da palco che non deve confondersi con tutti gli altri che si vestono da donne: trans, transgender, travestiti.

Per lei chi sono i trans?

Io dico le trans. Sono uomini che si sentono donne nel cuore e fanno di tutto perché il loro corpo sia femminile, mantenendo però pesanti attributi maschili. Come il 46 di scarpe

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E il transgender chi è?

Una trans che sembra una donna: taglia 38, mani piccole, forme aggraziate. Una differenza ottica. Per capirci, Vladimir Luxuria è una trans anche se lei si dichiara transgender.

E il travestito chi è?

Un uomo che si traveste da donna per avere un’erezione.

 

E lei mescola questi generi.

Io sono la regina senza vagina, l’unica al mondo, che mette insieme 800-900 persone nella serenità. Per parte di madre, nobile lo sono davvero: discendo dai conti Marcolungo di Avesa. Nel 1854 avevano la villa di campagna a Brognoligo. Lo zio di mamma, Marco Marcolungo, era uno scrittore.

 

Chi le ha insegnato a truccarsi?

Il tempo. Basta applicarsi. In due ore divento Madame Si Si.

Ha tanti vestiti nel guardaroba?

Circa 2.000. Me li fa un’azienda di Trissino che lavora per Giorgio Armani. I tessuti li compro io. Da Dubai sono ripartito con una valigia piena.

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Ha mai avuto la fidanzata?

Una sola, ai tempi che furono. Avevo 19 anni. Lei voleva una famiglia, ma io non ero pronto. Poi, come le suore, ho dato i voti, anzi il voto: far star bene la gente. Mi truccavo da drag queen con Le Matte, gruppo di Verona, e andavo nei locali.

 

E un fidanzato?

No. Ho dato la precedenza al mio convento allegro.

 

Le pare normale che Facebook Usa inviti gli iscritti a scegliere fra 56 generi sessuali?

Non mi meraviglia. La mente sviluppa certe attenzioni. Solo che la scuola non se ne occupa. Madame Si Si ha parlato a 500 studenti dell’istituto Gonzaga di Castiglione delle Stiviere. Mancava solo il preside.

 

Conosce Platinette?

Sì. Ma da quando è andata in giro a dire che si chiama Mauro Coruzzi, è sparita Platinette ed è rimasto solo Mauro.

 

Che differenza c’è fra lei e Drusilla Foer, al secolo Gianluca Gori?

Drusilla apparve su Youtube nel 2011, cioè ieri. È una trasformista. Ha nel Dna il teatro, io la discoteca. Ha i capelli lunghi da donna tutti i giorni. Io, pelato, indosso le parrucche. Non vado in banca vestito da Madame Si Si.

Drusilla Foer viene definita «un’icona gay». Lo è anche lei?

Io sono l’icona di tutti. Senza target. Ho il colore della vita.

 

«Madame Si Si non ha mai avuto rapporti sessuali, sennò diventa un travestito». Parole sue.

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Eh certo! In tanti mi corteggiano, ma il mio personaggio è intoccabile.

Carlo Tessari si finge gay o lo è?

Ho avuto esperienze di ogni tipo. Perché etichettarmi? Siamo persone con un nome, un cognome e un cuore.

 

Chi sono gli uomini che si possono vedere nudi in uno strip sul sito dell’Artclubdisco, a patto di rispondere in velocità a domande di cultura generale?

Ragazzi con il culto del corpo. Non li recluto: sono loro a venire da me. In discoteca c’è anche lo striptease femminile.

 

Alle Iene non aveva detto di essere contrario alla pornografia?

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Ricorda male. Ho detto che l’abuso di pornografia crea problemi. Se tieni sempre accesa la motosega, può sfuggirti di mano e mozzarti la testa.

 

(...)

Nel 2018 fu arrestato un diciannovenne che spacciava cocaina nei bagni dell’Artclubdisco.

Nelle toilette la videosorveglianza manca, ovvio. Nel locale ho 12 buttafuori dell’Hammer security di Desenzano. Il mio motto è: l’eccesso ti butta nel cesso. E non vale solo per la droga. A casa mia non devi prenderti certe libertà.

 

(...)

Ha persino celebrato le nozze civili fra Massimo Bressan e Fanica Dumitru, dopo dieci anni di convivenza a Costalunga.

Due amici. Il prefetto ha concesso regolare delega a Carlo Tessari in arte Madame Si Si. Ho unito civilmente anche Vanni, 60 anni, e Sara, 40, nel municipio di Lonato.

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Per i gay bastano le unioni civili oppure devono avere il matrimonio egualitario, cioè lo stesso degli eterosessuali?

Sono figli di Dio. Il Padreterno esiste ed è per tutti. Ma va mantenuto il principio fondamentale: un bambino ha bisogno di una mamma che sia una mamma e di un papà che sia un papà. È la legge di natura. Due gay o due lesbiche, per quanto s’impegnino, non potranno mai procreare. Ci vuole il rispetto dei ruoli primari.

È favorevole alle adozioni da parte delle coppie omosessuali?

No, sono contrario. Ma a 12 anni è meglio che un bambino abbia due padri o due madri, piuttosto che stare in collegio. Però lo deve decidere lui. Invece, se viene adottato a 3 mesi, può diventare un oggetto.

È vero che Madame Si Si è stata minacciata perché voleva intervenire al Gay pride di Brescia?

L’organizzatrice ha scritto sui social: «Guai a te se vieni!». Solo perché mi ero dichiarata di centrodestra.

 

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(…)

Entrano preti nel suo club?

Tanti. Anche i preti ballano. Con don Matteo, parroco di Lonato, abbiamo proiettato un film-dibattito per i ragazzi. Don Matteo Selmo, quello che nell’omelia intonò Brividi di Mahmood e Blanco, immaginando san Pietro che va a messa con san Remo dopo il Festival

 

Che cosa pensa Madame Si Si del sesto comandamento?

Oddio, me lo ricordi... Com’è il sesto comandamento?

«Non commettere atti impuri».

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L’atto impuro è quando violenti una situazione per tuo interesse personale. Dio ci ha dato delle regole non per stressarci ma per farci vivere meglio. Quello che manca oggi è il rispetto delle regole.

Ma alla fine, davanti a san Pietro, si presenterà come Madame Si Si o come Carlo Tessari?

Bella domanda, questa. Sicuramente sulla mia tomba ci sarà scritto «L’arte della vita sono io, Madame Si Si». Ho lasciato precise disposizioni.

Niente «Carlo Tessari»?

Assolutamente no. Il nome me l’ha dato il battesimo, il cognome me l’ha dato il papà, ma io ho vissuto da Madame Si Si. Sulla tomba di mia zia, religiosa delle Sorelle della Misericordia, c’è scritto «suor Pia Valeria», non il suo nome e cognome. Lo stesso per suor Luigialma, zia di mia madre. E io mi sento una suora.

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