giancarlo giorgetti poste italiane

IL TESORO DEVE FARE CASSA E VENDE I GIOIELLI DI FAMIGLIA (MA NEL 2025 CHE SE VENDONO, LE MUTANDE?) - DAL 21 AL 24 OTTOBRE IL MEF METTE SUL MERCATO IL 14% DI POSTE – LO STATO, CHE RIMARRÀ PRIMO AZIONISTA, PUNTA A INCASSARE 2,3 MILIARDI DI EURO. UN “BOTTINO” CHE SI AGGIUNGE AI 3 MILIARDI RACCOLTI CON LA CESSIONE DI UNA QUOTA DI ENI E DEL MONTEPASCHI – GIORGETTI VUOLE DISFARSI DI UN ALTRO 10% DI MPS ENTRO FINE ANNO - MA SONO MISURE-TAMPONE PER LA FINANZIARIA 2024: L'ANNO PROSSIMO SAREMO NELLA STESSA SITUAZIONE. CEDEREMO IL COLOSSEO?

Estratto dell‘articolo di L. Mon., G. Pao. per "la Stampa"

 

giancarlo giorgetti

Sarà l'autunno caldo delle privatizzazioni. L'operazione pronta a scattare riguarda Poste, con il governo che metterà sul mercato un altra quota del 14% come previsto dall'ultimo decreto. Lo Stato rimarrà comunque il primo azionista, mantenendo tra Tesoro e Cassa depositi e prestiti il 50% della società. Il collocamento partirà lunedì 21 ottobre e si dovrebbe concludere giovedì 24. [...]

 

Di questo 14%, spiega una fonte ministeriale vicina al dossier, il 35% dovrebbe essere riservata ai risparmiatori e all'interno di questa soglia una parte verrebbe destinato ai dipendenti di Poste. Il restante 65% potrà essere prenotato dagli investitori istituzionali.

 

MATTEO DEL FANTE POSTE ITALIANE

L'incasso atteso, parametrato sui valori di mercato attuali, dovrebbe raggiungere i 2,3 miliardi di euro, soldi che quindi si andrebbero ad aggiungere ai 3 miliardi raccolti quest'anno con la cessione di una quota di Eni e del Monte dei Paschi di Siena. Si tratta di risorse che non potranno essere utilizzate a copertura delle misure della manovra, ma andranno direttamente alla riduzione del debito.

 

L'obiettivo delle privatizzazioni indicato dall'esecutivo nel triennio 2024-2026 si aggira intorno ai 20 miliardi di euro, l'1% di Pil. A questi 5,5 miliardi di euro si potrebbe sommare la dismissione di un'altra quota di Mps, annunciata dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti.

 

poste italiane

Il Tesoro controlla ancora il 26,7% della banca senese, ma sul mercato dovrebbe finire un altro pacchetto di azioni del 10%, la decisione non è ancora stata presa. Di sicuro il Mef vuole scendere sotto il 20% del capitale dell'istituto di credito. Ma nella maggioranza la questione della banca senese è ancora oggetto di dibattito.

 

L'impegno preso con Bruxelles prevede di uscire dal capitale entro la fine dell'anno. O meglio, di restare con una quota limitata a qualche punto percentuale, senza alcuna velleità di governance. All'interno della compagine governativa non manca però chi spera di restare con un piede a Siena, in grado di indirizzare le scelte sulla governance.

 

LUIGI LOVAGLIO MONTE DEI PASCHI DI SIENA

Mentre Forza Italia, con Antonio Tajani, ha chiarito di ritenere necessario l'uscita completa. Se passasse questa linea, nelle casse dello Stato entrerebbero 1,5 miliardi di euro ma prima serve di dotare l'istituto di uno zoccolo duro di azionisti che la momento non c'è ancora.

 

L'unico che si è fatto avanti, anche pubblicamente, è Carlo Cimbri. Il numero uno di Unipol ha chiarito di essere interessato alla distribuzione dei prodotti assicurativi tramite la rete di Mps, che potrebbe arrivare fino al 10% del capitale e di non essere interessato alla governance.

 

CARLO CIMBRI

Il socio perfetto, se non fosse che a Roma le coop rosse azioniste della compagnia bolognese non sono proprio popolari, di questi tempi. Inoltre, accanto a Unipol servirebbe un altro soggetto, magari impreditoriale, interessato a diversificare i propri investimenti puntando alcune centinaia di milioni sulla rinascita della banca più antica del Mondo.

 

L'unica alternativa a Unipol è ancora Banco Bpm, che finora ha sempre risposto «no» ai ripetuti richiami e sollecitazioni arrivate da Roma - sponda leghista - all'ad Giuseppe Castagna. La mossa di Unicredit ha però cambiato lo scenario e il Banco potrebbe rivedere le sue scelte per evitare di finire preda di qualche concorrente, magari francese.

 

giorgia meloni e giancarlo giorgetti 4

Difficile però che tutti i nodi vengano sciolti nelle prossime settimane. Più facile invece che la vendita del Tesoro si fermi almeno per ora al 10%.

 

Entro fine anno, dunque, con la cessione di un'altra tranche di Mps che potrebbe valere ai prezzi attuali circa 600 milioni, il governo potrebbe incassare complessivamente oltre 6 miliardi, mettendo insieme tutte le operazioni effettuate nel 2024. Sarebbe così completato, per il primo anno, il target delle privatizzazioni da qui al 2026, che vedrebbe nel prossimo biennio cessioni nell'ordine di poco più di 6 miliardi l'anno. [...]

MONTE DEI PASCHI DI SIENACARLO CIMBRI

QUANDO GIORGIA MELONI NEL 2018 SI OPPONEVA ALLA PRIVATIZZAZIONE DI POSTE ITALIANE

Ultimi Dagoreport

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DI CECILIA SALA? BUIO FITTO, PURTROPPO. I TEMPI PER LA LIBERAZIONE DELLA GIORNALISTA ITALIANA NON SOLO SI ALLUNGANO MA SI INGARBUGLIANO, E LA FORZATURA DEL BLITZ TRANSOCEANICO DI GIORGIA MELONI RISCHIA DI PEGGIORARE LE COSE – IL CASO, SI SA, È LEGATO ALL’ARRESTO DELL’INGEGNERE-SPIONE IRANIANO MOHAMMAD ABEDINI, DI CUI GLI AMERICANI CHIEDONO L’ESTRADIZIONE. L’ITALIA POTREBBE RIFIUTARSI E LA PREMIER NE AVREBBE PARLATO CON TRUMP. A CHE TITOLO, VISTO CHE IL TYCOON NON È ANCORA PRESIDENTE, SUGLI ESTRADATI DECIDE LA MAGISTRATURA E LA “TRATTATIVA” È IN MANO AGLI 007?

elisabetta belloni cecilia sala donald trump joe biden elon musk giorgia meloni

DAGOREPORT – IL 2025 HA PORTATO A GIORGIA MELONI UNA BEFANA ZEPPA DI ROGNE E FALLIMENTI – L’IRRITUALE E GROTTESCO BLITZ TRANSOCEANICO PER SONDARE LA REAZIONE DI TRUMP A UN  RIFIUTO ALL’ESTRADIZIONE NEGLI USA DELL’IRANIANO-SPIONE, SENZA CHIEDERSI SE TALE INCONTRO AVREBBE FATTO GIRARE I CABASISI A BIDEN, FINO AL 20 GENNAIO PRESIDENTE IN CARICA DEGLI STATI UNITI. DI PIÙ: ‘’SLEEPY JOE’’ IL 9 GENNAIO SBARCHERÀ A ROMA PER INCONTRARE IL SANTO PADRE E POI LA DUCETTA. VABBÈ CHE È RIMBAM-BIDEN PERÒ, DI FRONTE A UN TALE SGARBO ISTITUZIONALE, “FUCK YOU!” SARÀ CAPACE ANCORA DI SPARARLO - ECCOLA LA STATISTA DELLA GARBATELLA COSTRETTA A SMENTIRE L’INDISCREZIONE DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO DI EURO CON SPACEX DI MUSK – NON È FINITA: TRA CAPO E COLLO, ARRIVANO LE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI DA CAPA DEI SERVIZI SEGRETI, DECISIONE PRESA DOPO UN DIVERBIO CON MANTOVANO, NATO ATTORNO ALLA VICENDA DI CECILIA SALA…

cecilia sala donald trump elon musk ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - DAVVERO MELONI SI È SOBBARCATA 20 ORE DI VIAGGIO PER UNA CENETTA CON TRUMP, CON BLOOMBERG CHE SPARA LA NOTIZIA DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO CON “SPACE-X” DEL CARO AMICO ELON MUSK (ASSENTE)? NON SARÀ CHE L’INDISCREZIONE È STATA RESA PUBBLICA PER STENDERE UN VELO PIETOSO SUL FALLIMENTO DELLA DUCETTA SULLA QUESTIONE PRINCIPALE DELLA TRASVOLATA, IL CASO ABEDINI-SALA? - TRUMP, UNA VOLTA PRESIDENTE, ACCETTERÀ LA MANCATA ESTRADIZIONE DELLA ''SPIA'' IRANIANA? COSA CHIEDERÀ IN CAMBIO ALL’ITALIA? – DI SICURO I LEADER DI FRANCIA, GERMANIA, SPAGNA, POLONIA, URSULA COMPRESA, NON AVRANNO PER NULLA GRADITO LE PAROLE DI TRUMP: “GIORGIA HA PRESO D’ASSALTO L’EUROPA” - VIDEO

giorgia meloni e donald trump - meme by edoardo baraldi .jpg

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI SFOGLIA LA MARGHERITA: VOLO O NON VOLO A WASHINGTON IL 20 GENNAIO ALL'INAUGURAZIONE DEL SECONDO MANDATO DI DONALD TRUMP? - CERTO, LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA, ANCHE PER NON DARE SODDISFAZIONE AL "PATRIOTA" MATTEO SALVINI CHE VUOLE PRESENZIARE A TUTTI I COSTI E SVENTOLARE LA BANDIERA "MAGA" DELLA PADANIA - LA POVERINA STA CERCANDO DI CAPIRE, ATTRAVERSO IL SUO CARISSIMO AMICO ALLA KETAMINA ELON MUSK, SE CI SARANNO ALTRI CAPI DI GOVERNO. IL RISCHIO È DI TROVARSI IN MEZZO AGLI AVARIATI SOVRANISTI ORBAN E FICO - UN’IMMAGINE CHE VANIFICHEREBBE I SUOI SFORZI (E SOGNI) DI PORSI NEL RUOLO DI PONTIERE TRA L'EUROPA DI URSULA E L'AMERICA TRUMP...

giovan battista fazzolari giorgia meloni autostrade matteo salvini giovanbattista

DAGOREPORT – IL FONDO TI AFFONDA: BLACKSTONE E MACQUARIE, SOCI DI AUTOSTRADE, SONO INCAZZATI COME BISCE PER L’AUMENTO DEI PEDAGGI DELL’1,8%. PRETENDEVANO CHE IL RINCARO FOSSE MOLTO PIÙ ALTO, AGGIORNATO ALL'INFLAZIONE (5,9% NEL 2023). MA UN FORTE AUMENTO DEI PEDAGGI AVREBBE FATTO SCHIZZARE I PREZZI DEI BENI DI CONSUMO, FACENDO SCEMARE IL CONSENSO SUL GOVERNO – SU ASPI È SEMPRE SALVINI VS MELONI-FAZZOLARI: LA DUCETTA E “SPUGNA” PRETENDONO CHE A DECIDERE SIA SEMPRE E SOLO CDP (AZIONISTA AL 51%). IL LEADER DELLA LEGA, COME MINISTRO DEI TRASPORTI, INVECE, VUOLE AVERE L’ULTIMA PAROLA…