"IL RAP HA UN SUO LINGUAGGIO. UN CONTO È RACCONTARE, UN ALTRO È VIVERE. STEPHEN KING ALLORA COS'È, UN SERIAL KILLER?” - IN VISTA DI SANREMO, TONY EFFE METTE DA PARTE LA SCORZA DURA DEL RAPPER E INDOSSA I PANNI DEL COCCOLONE CUORE DI PANNA – SUL CASO DELLA SUA ESCLUSIONE DAL CONCERTO DI CAPODANNO DI ROMA PER I TESTI GIUDICATI VIOLENTI, PIGOLA: “LE ACCUSE MI HANNO FERITO, MI SONO MESSO A PIANGERE CON MIA MADRE, MI SONO VERGOGNATO” – L’INFANZIA DA “POVERO RICCO” NEL CENTRO DI ROMA, COL PADRE ORAFO, LA MADRE CAMERIERA E LA “NONNA CHE DORMIVA IN SALOTTO”, IL PRIMO GIOIELLO ACQUISTATO: “MI HANNO DATO UNA SÒLA” – OGGI PRENDE LEZIONI DI ITALIANO E CONVIVE CON GIULIA DE LELLIS: “PRIMA AVEVO IL BISOGNO DI USCIRE SEMPRE, ANDARE NEI LOCALI…” – VIDEO
Estratto dell’articolo di Teresa Ciabatti per “Sette – Corriere della Sera”
«A casa mia comanda mamma» dice Tony Effe (Nicolò Rapisarda) 33 anni, reduce da un anno di successi: Icon, suo secondo album da solista, quadruplo disco di platino con 4 miliardi di streaming, è il disco più venduto del 2024; Sesso e Samba, il singolo cantato con Gaia, 200 milioni di streaming, primo posto in classifica per 12 settimane consecutive. Sempre quest'anno i live nei palazzetti — tutti sold out.
E adesso l'imminente partecipazione a Sanremo con la canzone Damme ‘na mano (possiamo svelare in anticipo: sorprendente, bellissima. Sentimentale, poetica). E ancora: una fidanzata, Giulia De Lellis, con cui è andato a convivere. Una casa nuova, una danno dal Comune di Roma, causa criti-polemica. Invitato al concerto di Capo-delle sue canzoni fossero inappropriati, che (qualcuno sosteneva che alcuni testi sessisti), viene escluso — invito ritirato.
Lui organizza un concerto alternativo al PalaEur, “Capodanno da Tony” – incasso interamente devoluto alla Croce Rossa di Roma.
E allora, chi è davvero Tony Effe? Catti-vo maestro (come qualcuno vorrebbe – consapevole che racconta la realtà? […]
TONY EFFE CON LA MADRE E IL PADRE
Lei si è definito «povero del centro», ovvero?
«Nato e cresciuto a Roma, rione Monti quando era un rione prevalentemente popolare. Con l'arrivo di Monicelli ha cominciato a essere alla moda».
Papà?
«Orafo».
Mamma?
«Cameriera in un hotel. Oggi in pensione, anche se ogni tanto va a dare una mano nel ristorante di mio zio, serve ai tavoli, non riesce a stare ferma».
Casa?
«Novanta metri quadri: mamma, papà, io, e nonna che dormiva in salotto».
Nonna?
«La madre di mio padre che viveva con noi. A volte mia madre s'innervosiva con mio padre perché voleva invitare le amiche a cena, ma con nonna in salotto era complicato».
Risultato?
«Niente cene».
L'infanzia di Tony Effe?
«A quattro anni vengo preso come attore in Viaggi di nozze di Carlo Verdone. Da lì divento una specie di bambino prodigio, molto richiesto. Alle elementari uscivo da scuola alle quattro e ogni giorno andavo a fare un provino, mi portava mia madre».
Faticoso?
«Avrei preferito giocare, ma capivo che quello era un modo per aiutare economicamente la mia famiglia. Ero un ragazzino disciplinato».
Ricordi di set?
«Una scena di Paparazzi con Boldi e De Sica: io ho sette anni, Boldi in sedia a rotelle con la gamba ingessata sbatte contro una suora che ha delle siringhe in mano e, per la botta, cade su di me, infilzandomi una siringa nel sedere. Cadendo la suora deve urlare. Ecco, ogni volta che iniziava a urlare io scoppiavo a piangere. Facciamo quindici ciak. Per uscire da quella situazione mia madre mi prende da parte e mi dice: “Se non piangi, ti compro la playstation 1”».
Reazione?
«Smetto di piangere».
Playstation arrivata?
«Sì. Grazie al mio lavoro in famiglia c'erano più soldi, non tantissimi, ma di più. Con quei soldi i miei si sono comprati la Punto verde acqua. Per mesi hanno parlato di questa Punto verde acqua, era il loro sogno, e alla fine se la sono comprata. Ogni tanto glielo ricordo: coi soldi miei vi siete comprati la Punto».
Altre spese con quei soldi?
«Bocciato due volte al liceo, mi pago la scuola paritaria e prendo il diploma. Alla seconda bocciatura mi metto in testa di prendere il diploma, capisco che senza non ho molto futuro. Al che mio padre dice: “Vuoi la scuola a pagamento? Pagatela”. Insomma, a diciotto anni, i soldi guadagnati coi film erano già finiti».
Dopo il diploma?
«Vado a lavorare con mio padre. Imparo a saldare e a incastonare. Saldare ok, incastonare no. Incastonare è complicato, si tratta di un lavoro di altissima precisione, e io ho poca pazienza. Intanto però sul lavoro, a forza di saldare e incastonare, mi nasce la passione per i diamanti. M'inscrivo a un corso per certificare la pietre. I tre più bravi ottenevano l'attestato e un viaggio a Anversa in visita al Banco dei diamanti. Io sono fra i tre».
[…]
Il primo gioiello acquistato?
«In America, da un famoso gioielliere che vendeva ai rapper americani. Noi della Dark Polo ci facciamo fare il ciondolo d'oro col simbolo del gruppo».
Simbolo?
«Lo stemma della Dark Polo con dentro il Colosseo».
Suo padre?
«Lo vede e, senza neppure prenderlo in mano, dice: “Ti hanno dato una sòla”. Oro a 10 carati, mentre in Italia lavoriamo l'oro a 18. Oro a 10 e brillanti scadenti — a detta di mio padre».
Aveva ragione?
«Sì».
[…]
Gli anni della Dark Polo Gang?
«Da subito, appena mettiamo in rete le prime canzoni, capiamo di essere divisivi. Abbiamo vent'anni. Quelli della nostra generazione ci capiscono, i grandi no. Mia madre sconvolta diceva: “Ma per forza di violenza devi parlare?” Cercavo di spiegarle che raccontare non è vivere».
L'ha capito?
«Nel tempo. Di certo quando ho cantato con Emma (Taxi sulla luna, ndr.) si è spostata totalmente dalla mia parte. Mia madre è fan di Emma».
Emma che di lei dice: «Il più galantuomo».
«Sono una persona gentile, soprattutto con le donne».
Delle polemiche di Capodanno quale accusa l'ha maggiormente ferita?
«Che i miei testi istigassero all'odio di genere. L'ho detto anche al concerto, ci sono stato male. Il rap ha un suo linguaggio. Io racconto ciò che vedo, mai confondere lo sguardo, l'immaginario con la persona. Ripeto: un conto è raccontare, un altro è vivere.
Stephen King allora cos'è, un serial killer?».
Eppure, oltre a ricevere il sostegno di tanti colleghi contro la censura (Jovanotti, Vasco Rossi, Emma, Gaia — Mahmood e Mara Sattei che si ritirano dal Capodanno in solidarietà con lei), Tony Effe reagisce con piglio.
«Sì e no. Organizzo un concerto al Pala-Eur, ma succede che un giorno crollo. Stavo traslocando, c'era mia madre a aiutarmi con gli scatoloni, e io mi metto a piangere. Mi sono un po' vergognato, ma stavo esplodendo: certe accuse mi hanno fatto davvero male».
Sua madre che le dice?
«“Sei una ragazzo perbene”. Parole per me importanti. Non tanto perché lei mi conosce, quanto perché è stata la prima a non capire la mia musica».
La figura femminile più importante per Tony Effe?
«Nonna. Negli anni ribelli odiavo tutti tranne lei. Mio padre, mia madre, il mondo intero odiavo, non nonna. Verso la fine, avendo bisogno di assistenza, lei è andata a stare dalle suore di San Pietro in Vincoli, dietro casa».
Sentiva la sua mancanza?
«Andavo a trovarla. Le raccontavo le mie cose, lei mi chiedeva dei miei amici, Hermes, Takafumi. Voleva rivederli. Col fatto che i genitori di tutti noi lavoravano dalla mattina alla sera, fin da ragazzini finivamo per pranzare da me praticamente ogni giorno, con nonna che ci cucinava. Insomma, lei ci ha cresciuti tutti».
Quindi?
«Ogni tanto mi presentavo in convento con Hermes, Takafumi, e altri. Per due anni dalle suore di San Pietro in Vincoli entrano e escono questi ragazzi tatuati e vestiti strani, con orecchini e collane».
[…]
Se pensa alla sua infanzia?
«Illica, il paese di origine di mia madre, frazione di Accumoli. Da quando sono nato ho passato lì ogni estate, con cugini e zii. A Illica non c'era niente, nemmeno un bar, solo campagna. Noi giocavamo a calcio tutto il giorno».
Poi?
«24 agosto 2016. Quell'anno vengo via da Illica in anticipo, e parto per Santo Domingo con la mia fidanzata dell'epoca. Un giorno a Santo Domingo vedo in televisione le immagini del paese distrutto. Vedo i miei parenti in tv, i miei zii e tante persone che conoscevo tra le macerie. Rientro subito in Italia».
roberto gualtieri bacia tony effe creato con ia
Mai tornato a Illica dal terremoto?
«Anche quest'estate, dopo un concerto a Ascoli, sono voluto passare di lì».
A vedere cosa?
«La mia infanzia che non c'è più».
Qualcuno ha definito Icon il suo disco della maturità, cosa è cambiato dagli inizi, dagli anni della Dark Polo Gang?
«Sono cambiato io. Ho una fidanzata con cui convivo. Esco poco, prima avevo il bisogno di uscire sempre, andare nei locali, alle feste. Ora preferisco rimanere a casa».
Ultimo libro?
«Pinocchio e Il contagio».
Il contagio di Walter Siti consigliato da?
«Dal mio professore di italiano».
Professore d'italiano?
«Una volta a settimana faccio italiano. Analisi dei testi. Nell'ultima lezione abbiamo letto e analizzato una poesia di Umberto Saba dove lui, Saba, impersonifica la città con un ragazzaccio biondo, un po' quello che ho cercato di fare io con Roma in Damme ‘na mano, la canzone per Sanremo».
Perché lezione d'italiano?
«Sento di avere molto da imparare. Voglio migliorarmi».
Un film o un libro che lei ha fatto scoprire a Giulia?
«Harry Potter. Lei non lo aveva mai visto. L'ho costretta, all'inizio diceva: “A me i maghi mi fanno schifo”, ora parla serpentese».
Perché è importante Harry Potter?
«Non si può crescere senza aver visto Harry Potter».
Quante volte lo ha visto lei?
«Dieci, venti non saprei».
È cresciuto?
«Lentamente».
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