VIALE MAZZINI, ABBIAMO UN PROBLEMA! SI SCATENA L’ASTA TOSTA PER AMADEUS. LA RAI TEME L’ADDIO DEL RE MIDA DI SANREMO – NON C’E’ SOLO IL PIANO DIABOLICO DI PIER SILVIO BERLUSCONI CHE, COME DAGO DIXIT, VUOLE SFILARE ALLA RAI “AMA” E POI SANREMO A PARTIRE DAL 2026. PER IL CONDUTTORE C’È ANCHE UN’OFFERTA DI DISCOVERY (CHE CERCA PURE COME DAGO RIVELATO IL SUO SODALE FIORELLO) - IL CONTRATTO DELL’ANCHORMAN SCADE IL 30 GIUGNO. SULLA SUA SCELTA PESANO I DUBBI PER IL NUOVO CORSO MELONIANO…
DAGOREPORT
Giovanna Vitale per la repubblica - Estratti
È la prima grana che la nuova governance Rai targata Fratelli d’Italia potrebbe trovarsi ad affrontare non appena il meloniano Giampaolo Rossi, attuale direttore generale, verrà promosso amministratore delegato al posto di Roberto Sergio. Una grana che ha un nome: Amadeus, al secolo Amedeo Sebastiani, l’acclamato trionfatore di Sanremo.
E anche una data: il 30 giugno, allorché scadrà il contratto che lega la tv di Stato all’ex dj romagnolo. Sul cui ingaggio è ormai partita un’asta, dentro e fuori l’azienda, che rischia di far perdere a Viale Mazzini uno dei suoi pezzi più pregiati. O, in alternativa, costarle una mole di quattrini tale da polverizzare qualsiasi record precedente. Sempreché “mister 30 milioni”, nomignolo frutto degli incassi registrati ogni anno dal Festival da lui diretto, riesca a vincere i timori per la deriva ultraconservatrice che il Servizio pubblico promette di imboccare con l’imminente cambio della guardia.
Al netto delle indiscrezioni raccolte da Dagospia, è stato lo stesso conduttore di Affari tuoi a rivelare un paio di settimane fa, in sede di trattativa con i vertici Rai, di aver ricevuto un’offerta dalla concorrenza. Ammissione che ha subito scatenato una ridda di voci, presto indirizzata su Pier Silvio Berlusconi. Così sostanziate: il patron di Mediaset avrebbe contattato Amadeus per coronare un antico sogno, ovvero scippare il Festival della canzone alla tv pubblica quando, nel 2025, arriverà a scadenza l’accordo di partnership con il comune di Sanremo.
Ma, a sentire i bene informati, si tratterebbe solo di un ballon d’essai. Come peraltro dimostrerebbe la sortita a contrario di Fiorello ieri ai microfoni di VivaRai2: «Posso confermare che c’è un interesse di Mediaset per Amadeus!» ha esclamato lo showman. Fin troppo esperto per lasciarsi sfuggire un’affermazione del genere, specie se fondata, nel pieno di un delicatissimo negoziato. E perciò da interpretare come il tentativo di sviare l’attenzione dalla vera partita che l’amico sta giocando. Non già con il gruppo di Cologno Monzese, bensì — si racconta — con gli americani di Warner-Bros Discovery, scesi in pressing sul campione di ascolti Rai per convincerlo a venir via.
AMADEUS E FIORELLO LASCIANO SANREMO IN CARROZZA
Sull’onda del successo di Che tempo che fa, i ricchi azionisti del canale Nove avrebbero infatti deciso di ampliare gli investimenti in Italia per penetrare con più forza nel mercato tricolore. Come? Mettendo a segno un colpaccio all’anno. Una campagna acquisti che ora, dopo Fabio Fazio, avrebbe messo nel mirino un altro campione del servizio pubblico. Tanto più che Amadeus — finora garantito dall’ad Sergio, un ex democristiano molto attento al pluralismo delle idee — si sarebbe già detto preoccupato per l’avvento del nuovo corso dominato dai Fratelli di Meloni, che neppure una presidente forzista come Simona Agnes (l’ipotesi fin qui più accreditata) riuscirebbe a bilanciare.
A maggior ragione se Rossi porterà a compimento il progetto di fusione del Day Time con il Prime Time in un’unica direzione affidata ad Angelo Mellone, altro adepto della “compagnia dell’anello” piuttosto ostile alle opinioni diverse dalla sua. Finendo così per sacrificare anche Marcello Ciannamea, il manager che sovrintende l’access prime time e la prima serata, fasce che hanno in Amadeus la punta di diamante. Se avvenisse, il conduttore perderebbe in un sol colpo gli interlocutori di cui si fida, ma anche la libertà di esprimersi come ha sempre fatto. Un rischio che, a 63 anni, potrebbe non voler correre. E perciò tentato dall’avventura in una rete più piccola ma indipendente dalle influenze di una certa politica.
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