DAGOGAMES BY FEDERICO ERCOLE - LA SINGOLARITÀ E L’UNIVERSALITÀ DELLA MALATTIA TRASFIGURATA NELL’AVVENTURA FANTASTICA DI “HYPER LIGHT DRIFTER”, CAPOLAVORO INDIPENDENTE DEL 2016 DA SCOPRIRE O RISCOPRIRE OGGI, ALL’OMBRA DELLA PANDEMIA - VIDEO
Federico Ercole per Dagospia
Si ferma e trasecola, tossendo sangue, l’eroe dolente e ammantato con il viso coperto da quella che sembra proprio una mascherina, macchiando di rosso le pietre bianche di una spiaggia lacustre o il cemento crepato di città collassate, mentre terribili visioni di colossi alieni dalle forme miyazakiane appannano la sua mente esausta.
Tornare a giocare oggi Hyper Light Drifter (o farlo per la prima volta grazie al super-sconto sul negozio virtuale di Nintendo Switch, dove lo pagate poco più di nove euro) è un’esperienza sconvolgente che non è non solo estetica, per la bellezza sfiorita del suo mondo di pochi e magnifici pixel, ma soprattutto emozionale, poiché nessun videogioco riesce a restituire l’idea di un rapporto intimo ed eroico con la malattia e nel contempo un’apocalittica dimensione pandemica globale con l’arte e il realismo fantastico di questa avventura vecchio stile, ispirata ai classici a 16 bit, a Legend of Zelda e a Diablo.
Non si tratta di una speculazione su un’idea di morbo, di un’altra invenzione virtuale di scenari virali, ma di una riflessione personale e della volontà di trasfigurare la propria sofferenza per raccontarla e comunicarla, persino sognare di sconfiggerla, perché Alex Preston, autore di Hyper Light Drifter, soffre di una grave patologia cardiaca da quando è nato, ed è anche immunodepresso, costretto sovente a lunghi ricoveri in ospedale.
Come l’eroe della sua opera ventura, Preston ha concepito da solo il suo videogioco lottando contro la sofferenza, lanciandolo su kickstarter e ottenendo così tanti fondi, rispetto a quelli richiesti, da potersi permettere di assumere altri artisti e programmatori che lo aiutassero nell’impresa, fondando così l’indipendente Heart Machine.
UNA MODERNA AVVENTURA ALL’ANTICA
Uscito originariamente nel 2016, Hyper Light Drifter è disponibile su PC e tutte le console, anche su iOS. È un videogame d’avventura, con elementi strutturali derivati dal gioco di ruolo, in cui l’esplorazione quieta e riflessiva è alternata a combattimenti frenetici e appassionanti, che possono talvolta richiedere una discreta abilità digitale, rivelandosi ostici.
L’eroe protagonista è armato di una spada lucente e di un’arma da fuoco che può utilizzare alternandone l’effetto offensivo; egli può inoltre utilizzare degli ordigni e proiettare il suo corpo in velocissimi slanci. Gli scontri con le numerose tipologie di nemici robotici, alieni o bestiali obbligano il giocatore a combinare con rapidità le varie abilità dell’eroe e a usare con cautela i rari curativi; così le battaglie non risultano mai ripetitive, alimentando una tensione continua e una veloce meditazione tattica.
Ci sono alcuni “boss” che possono incutere lo stesso timore di quelli di un Dark Souls e inizialmente apparire insormontabili sebbene con la concentrazione, l’osservazione e la calma anche l’aura dì invincibilità di questi terribili nemici si dissolva e infine ci stupiremo giulivi di essere riusciti a sconfiggerli.
Ma è il viaggio il cuore ludico di Hyper Light Drifter, l’esplorazione dei suoi spazi dai colori acidi e abbaglianti, la scoperta di panorami segreti e meravigliosi, la rivelazione dell’ignoto, agonizzante splendore di un mondo disegnato con una sublime e allucinata arte pittorica-numerica.
IL RACCONTO SILENZIOSO
Non ci sono parole e i rari sopravvissuti si esprimono tramite immagini o suoni incomprensibili, mentre il panorama ci racconta le sue storie in un’ermetica narrazione ambientale, comunicando un remoto passato, piangendo un tetro presente, annunciando malinconico un futuro forse impossibile. Alimentato da una colonna sonora elettronica eccezionale, dai toni tetri, misteriosi o epici, lo spazio di Hyper Light Drifter esprime una leggiadria corrotta e incantata.
Trascorriamo attraverso selve cristalline, discendiamo in vetuste fabbriche di automi, attraversiamo metropoli dai grattacieli ridotti a ruderi sbilenchi e sepolti da strana vegetazione, ci perdiamo nel dedalo dei pontili disordinati quasi affondati nelle acque azzurrine di un grande lago.
Gli spazi, sebbene stilizzati e illustrati con il minimalismo a pochi bit della pixel-art, risultano tuttavia straripanti di suggestioni poetiche e di dettagli, risultando “veri”, favorendo l’illusione di abitarli, precipitandoci nell’altrove bidimensionale del videogioco con una malia sui sensi potentissima.
Riflessione sincera sulla sofferenza, sinfonia visionaria e interattiva sulla malattia come stato, epica della lotta salvifica contro il dolore: Hyper Light Drifter diventa in maniera inevitabile il gioco dell’oggi infettato, la sua parafrasi lirica e ludica, addirittura uno psicofarmaco inoffensivo che può risultare calmante, mentre come il suo eroe con la mascherina torniamo a camminare liberi ma spaventati e sospettosi per le strade ancora minacciose, guardando, sotto il cielo indifferente, indifferenti volti dall’espressione celata.