volkswagen

LA GERMANIA S’È INGOLFATA. E SO' CRAUTI AMARI PER I LAVORATORI – VOLKSWAGEN SAREBBE PRONTA A TAGLIARE FINO A 30MILA POSTI DI LAVORO IN GERMANIA, UN QUARTO DEI DIPENDENTI. IL DOPPIO DI QUANTO IPOTIZZATO SOLO POCHI GIORNI FA DA BLOOMBERG – DALL'AZIENDA NEGANO, MA LA PROSSIMA SETTIMANA PARTIRANNO LE TRATTATIVE CON I SINDACATI SUI LICENZIAMENTI E SULLA CHIUSURA DI UNO STABILIMENTO – IL MINISTRO DELL’ECONOMIA, ROBERT HABECK, NON ESCLUDE UN SOCCORSO DEL GOVERNO: “L’AZIENDA È DI FONDAMENTALE IMPORTANZA PER IL PAESE”

Estratto dell’articolo di Alberto Annicchiarico per “il Sole 24 Ore”

 

Volkswagen crisi

Non 15mila come era trapelato solo qualche giorno fa, ma addirittura 30mila. Poche righe in un articolo online di approfondimento di Manager Magazin, pubblicazione del gruppo Spiegel, sono bastate a spargere il terrore tra i circa 130mila dipendenti del brand Volkswagen, poco più di un terzo di tutti i dipendenti del gruppo in Germania.

 

Manager Magazin ha scritto, in un articolo dal titolo «La vera dimensione dei problemi Vw», che Volkswagen potrebbe tagliare fino a 30 mila posti di lavoro in Germania. Praticamente un quarto della forza lavoro del marchio che dà il nome al gruppo. I tagli riguarderebbero anche il settore ricerca e sviluppo.

 

Thomas Schaefer - ceo Volkswagen

In realtà la cifra fa parte di una indiscrezione che attribuisce questa dichiarazione al ceo del primo produttore automobilistico europeo, Oliver Blume. Diversi mesi fa Blume avrebbe affermato «in una cerchia ristretta», secondo Manager Magazin, di ritenere che la riduzione di 30mila posti di lavoro in Germania fosse realistica, nel lungo termine. Una cifra «senza fondamento» e una semplice «sciocchezza», l’ha definita il consiglio di fabbrica della Volkswagen, l’organismo sindacale interno.

 

Tutto questo quando manca meno di una settimana al via alle trattative tra azienda - che vuole mettere fine dopo un trentennio agli accordi sulla sicurezza del lavoro (i contratti sarebbero stati tutelati fino al 2029) - e rappresentanza dei lavoratori. Nelle scorse settimane fonti del management avevano rivelato a Bloomberg un piano di austerità che potrebbe includere 15mila licenziamenti (cifra non smentita) ma anche la chiusura di alcuni stabilimenti. In un recente intervento, il cfo del gruppo Vw, Arno Antlitz, aveva spiegato che «mancano le vendite di circa 500mila auto, pari a circa due stabilimenti. Il mercato non c’è più».

 

crisi Volkswagen

Lo stesso Antlitz, commentando i conti del primo semestre, con utili in calo, aveva avvisato che la spesa per gli investimenti nel periodo 2025-2029 sarà ridotta a circa 165 miliardi di euro dai 180 miliardi del periodo 2024-2028.

 

Decisioni tanto drastiche, senza precedenti negli 87 anni di vita di Volkswagen, sono dovute al fatto che il piano di ristrutturazione dei costi da 10 miliardi di euro già pianificato anche dal ceo del marchio, Thomas Schäfer […] non basta.

 

Robert Habeck

Il top management ha calcolato che servono altri 5 miliardi e che , in un panorama di forte sovracapacità negli impianti tedeschi e costo del lavoro elevato, Vw potrà tornare competitiva dopo una cura shock. Nel primo semestre la redditività (margine operativo) è stata molto deludente: solo 2,3% contro il 6,5% atteso entro il 2026.

 

Secondo il ministro dell’Economia Robert Habeck, anche il governo federale e il Land della Bassa Sassonia (che è azionista al 20,2%) stanno valutando la possibilità di sostenere il colosso in difficoltà. «L’azienda è di fondamentale importanza per la Germania», ha dichiarato il ministro. I due governi stanno riflettendo su come sostenere il percorso di ristrutturazione.

Thomas Schaefer - ceo VolkswagenVolkswagen

Ultimi Dagoreport

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DI CECILIA SALA? BUIO FITTO, PURTROPPO. I TEMPI PER LA LIBERAZIONE DELLA GIORNALISTA ITALIANA NON SOLO SI ALLUNGANO MA SI INGARBUGLIANO, E LA FORZATURA DEL BLITZ TRANSOCEANICO DI GIORGIA MELONI RISCHIA DI PEGGIORARE LE COSE – IL CASO, SI SA, È LEGATO ALL’ARRESTO DELL’INGEGNERE-SPIONE IRANIANO MOHAMMAD ABEDINI, DI CUI GLI AMERICANI CHIEDONO L’ESTRADIZIONE. L’ITALIA POTREBBE RIFIUTARSI E LA PREMIER NE AVREBBE PARLATO CON TRUMP. A CHE TITOLO, VISTO CHE IL TYCOON NON È ANCORA PRESIDENTE, SUGLI ESTRADATI DECIDE LA MAGISTRATURA E LA “TRATTATIVA” È IN MANO AGLI 007?

elisabetta belloni cecilia sala donald trump joe biden elon musk giorgia meloni

DAGOREPORT – IL 2025 HA PORTATO A GIORGIA MELONI UNA BEFANA ZEPPA DI ROGNE E FALLIMENTI – L’IRRITUALE E GROTTESCO BLITZ TRANSOCEANICO PER SONDARE LA REAZIONE DI TRUMP A UN  RIFIUTO ALL’ESTRADIZIONE NEGLI USA DELL’IRANIANO-SPIONE, SENZA CHIEDERSI SE TALE INCONTRO AVREBBE FATTO GIRARE I CABASISI A BIDEN, FINO AL 20 GENNAIO PRESIDENTE IN CARICA DEGLI STATI UNITI. DI PIÙ: ‘’SLEEPY JOE’’ IL 9 GENNAIO SBARCHERÀ A ROMA PER INCONTRARE IL SANTO PADRE E POI LA DUCETTA. VABBÈ CHE È RIMBAM-BIDEN PERÒ, DI FRONTE A UN TALE SGARBO ISTITUZIONALE, “FUCK YOU!” SARÀ CAPACE ANCORA DI SPARARLO - ECCOLA LA STATISTA DELLA GARBATELLA COSTRETTA A SMENTIRE L’INDISCREZIONE DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO DI EURO CON SPACEX DI MUSK – NON È FINITA: TRA CAPO E COLLO, ARRIVANO LE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI DA CAPA DEI SERVIZI SEGRETI, DECISIONE PRESA DOPO UN DIVERBIO CON MANTOVANO, NATO ATTORNO ALLA VICENDA DI CECILIA SALA…

cecilia sala donald trump elon musk ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - DAVVERO MELONI SI È SOBBARCATA 20 ORE DI VIAGGIO PER UNA CENETTA CON TRUMP, CON BLOOMBERG CHE SPARA LA NOTIZIA DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO CON “SPACE-X” DEL CARO AMICO ELON MUSK (ASSENTE)? NON SARÀ CHE L’INDISCREZIONE È STATA RESA PUBBLICA PER STENDERE UN VELO PIETOSO SUL FALLIMENTO DELLA DUCETTA SULLA QUESTIONE PRINCIPALE DELLA TRASVOLATA, IL CASO ABEDINI-SALA? - TRUMP, UNA VOLTA PRESIDENTE, ACCETTERÀ LA MANCATA ESTRADIZIONE DELLA ''SPIA'' IRANIANA? COSA CHIEDERÀ IN CAMBIO ALL’ITALIA? – DI SICURO I LEADER DI FRANCIA, GERMANIA, SPAGNA, POLONIA, URSULA COMPRESA, NON AVRANNO PER NULLA GRADITO LE PAROLE DI TRUMP: “GIORGIA HA PRESO D’ASSALTO L’EUROPA” - VIDEO

giorgia meloni e donald trump - meme by edoardo baraldi .jpg

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI SFOGLIA LA MARGHERITA: VOLO O NON VOLO A WASHINGTON IL 20 GENNAIO ALL'INAUGURAZIONE DEL SECONDO MANDATO DI DONALD TRUMP? - CERTO, LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA, ANCHE PER NON DARE SODDISFAZIONE AL "PATRIOTA" MATTEO SALVINI CHE VUOLE PRESENZIARE A TUTTI I COSTI E SVENTOLARE LA BANDIERA "MAGA" DELLA PADANIA - LA POVERINA STA CERCANDO DI CAPIRE, ATTRAVERSO IL SUO CARISSIMO AMICO ALLA KETAMINA ELON MUSK, SE CI SARANNO ALTRI CAPI DI GOVERNO. IL RISCHIO È DI TROVARSI IN MEZZO AGLI AVARIATI SOVRANISTI ORBAN E FICO - UN’IMMAGINE CHE VANIFICHEREBBE I SUOI SFORZI (E SOGNI) DI PORSI NEL RUOLO DI PONTIERE TRA L'EUROPA DI URSULA E L'AMERICA TRUMP...

giovan battista fazzolari giorgia meloni autostrade matteo salvini giovanbattista

DAGOREPORT – IL FONDO TI AFFONDA: BLACKSTONE E MACQUARIE, SOCI DI AUTOSTRADE, SONO INCAZZATI COME BISCE PER L’AUMENTO DEI PEDAGGI DELL’1,8%. PRETENDEVANO CHE IL RINCARO FOSSE MOLTO PIÙ ALTO, AGGIORNATO ALL'INFLAZIONE (5,9% NEL 2023). MA UN FORTE AUMENTO DEI PEDAGGI AVREBBE FATTO SCHIZZARE I PREZZI DEI BENI DI CONSUMO, FACENDO SCEMARE IL CONSENSO SUL GOVERNO – SU ASPI È SEMPRE SALVINI VS MELONI-FAZZOLARI: LA DUCETTA E “SPUGNA” PRETENDONO CHE A DECIDERE SIA SEMPRE E SOLO CDP (AZIONISTA AL 51%). IL LEADER DELLA LEGA, COME MINISTRO DEI TRASPORTI, INVECE, VUOLE AVERE L’ULTIMA PAROLA…