AHI! TECH - I DIPENDENTI APPLE SI SFOGANO SU “QUORA”: MINACCE, OSSESSIONI E UNA SEGRETEZZA MIGLIORE DEL PENTAGONO

A cura di Andrea Andrei per Dagospia
(Twitter: @andreaandrei_ )

1 - IL TESORO NASCOSTO DELLA MELA E I SEGRETI MAI SVELATI: ECCO COME APPLE RIESCE A ESSERE PIÙ RISERVATA DEL PENTAGONO

Da "Business Insider.com"
http://read.bi/15cybGa

Lavorare per Apple o per i servizi segreti, per alcuni aspetti è molto simile. È noto che l'azienda di Cupertino ha una politica aziendale per cui il riserbo assoluto è un elemento sacro. E questo viene confermato anche da alcuni ex dipendenti della casa della Mela, che hanno scritto sul sito "Quora" la loro esperienza in una discussione dal titolo: "Come fa Apple a mantenere i segreti così bene?".

La risposta è servita in breve: imponendo ai propri lavoratori un silenzio di tomba, con minacce velate, tipiche di chi non dice ma lascia intendere. Una delle cose che Steve Jobs usava ripetere ai suoi dipendenti, già dai tempi della NeXt, era che "all'interno dell'azienda non devono esserci segreti, ma fuori non bisogna dire niente". Per cui tutto bene se si tiene la bocca chiusa. Ma se dovesse succedere di farsi scappare anche solo un dettaglio apparentemente insignificante, ecco che la Mela diventa avvelenata: il licenziamento è inevitabile.

Alcuni ex dipendenti (o che almeno si definiscono tali) su Quora raccontano che con il passare degli anni, anche all'interno della stessa azienda e fra colleghi di altri settori, di tutto si parla tranne che dei progetti sui quali si lavora. Uno, Robert Bowdidg, addirittura scrive che una volta fu costretto a tenere nascosto anche alla moglie, allora dipendente di Ibm, su cosa stesse lavorando,: "Tornavo a casa tardissimo, avevo cambiato luogo di lavoro, ma non potevo dirle niente".

Un anonimo invece parla di un vero e proprio sistema di tracciamento centrale dell'azienda, il cosiddetto "iTrack": ogni prototipo è contrassegnato da un codice e ogni spostamento viene costantemente monitorato. Inoltre anche l'accesso ai progetti è limitato per gli stessi dipendenti.

Un giornalista, Adam Banks, racconta invece di un caso di fuga di notizie da Cupertino e spiega come sia potuto accadere nonostante i severissimi controlli da parte di Apple. Nel 1998, quando lavorava per il magazine "MacUser", si sono diffuse delle voci a proposito di un nuovo modello di Mac. E fu proprio "MacUser" a rivelarne i dettagli. A distanza di tanti anni, Banks rivela da dove proveniva la fonte che gli permise di realizzare lo scoop, e cioè non dall'azienda della Mela, ma dal luogo in cui Apple aveva mandato un prototipo per testarlo: il Pentagono. Come dire: un segreto è più al sicuro a Cupertino che nella base della Difesa americana.


2 - CRESCE L'E-COMMERCE, MA GLI ITALIANI USANO LA RETE PIÙ PER INFORMARSI SUI PRODOTTI CHE PER COMPRARLI: C'È ANCORA DIFFIDENZA NEI CONFRONTI DELLO SHOPPING ONLINE

Spesso si sente dire che "ormai su Internet ci viviamo". In effetti è così: la rete ha cambiato tante nostre abitudini, a cominciare dal comunicare e dall'informarci fino al modo di fare acquisti. Specie in quest'ultimo campo, ultimamente i siti di e-commerce hanno conosciuto un boom senza precedenti.

Ma siamo proprio sicuri che anche noi, qui in Italia, rinunciamo a uscire di casa per fare shopping comodamente piazzati davanti al pc? Ebbene no, non è così. Per gli italiani, quando si tratta di fare acquisti, la rete resta, essenzialmente, un immenso listino, in cui poter trovare ogni genere di prodotto o di servizio e confrontarne versioni e prezzi. Ma quando si tratta di comprare, la maggioranza dei cittadini del Bel Paese preferisce recarsi in un negozio fisico.

Secondo quanto affermano i dati raccolti dall'Osservatorio eCommerce B2c Netcomm-School of Management del Politecnico di Milano, se quasi nove utenti su dieci, ben l'89 per cento, si informano online su prodotti e brand, solo tre su dieci (il 34 per cento) acquistano online.

La ragione è sempre la stessa: gli italiani, a differenza degli inglesi o degli spagnoli, quando si tratta di effettuare transizioni economiche anche di poco valore, restano diffidenti nei confronti del web. Anche perché poi c'è il timore di non ricevere la merce, e che la stessa possa essere smarrita nel buco nero in cui a volte si trasformano i servizi postali.

Ciononostante l'e-commerce guadagna comunque terreno: la previsione di crescita dello shopping online è del 17 per cento, e questo favorisce per le aziende italiane le esportazioni, che salgono del 23 per cento.

Visto quanto l'e-commerce è in grado di dare all'economia, Netcomm, Il Consorzio del Commercio Elettronico Italiano, ha creato il Sigillo Netcomm, che segnalerà agli utenti i siti più affidabili e sicuri tramite cui poter effettuare acquisti.

 

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