ANONIMA EVASORI - LA TRATTATIVA PER IL RIENTRO DEI CAPITALI DALLA SVIZZERA SI ARENA SULL’ANONIMATO DEI CORRENTISTI ITALIANI (PER LUGANO SAREBBE LA FINE)

Vittorio Malagutti per "L'Espresso"

Adesso a Roma sperano che gli americani se lo prendano il più presto possibile. L'arresto del banchiere Raoul Weil, fino a pochi anni fa numero tre dell'Ubs, la più grande banca elvetica, rischia di creare nuovi ostacoli sul percorso già molto accidentato della trattativa tra Italia e Svizzera sul rientro dei capitali.

Weil è stato bloccato il 20 ottobre a Bologna dove era di passaggio. Su di lui pendeva un mandato di cattura del dipartimento di giustizia di Washington che lo accusa di aver agevolato l'evasione fiscale di 20 mila clienti statunitensi di Ubs.

A prima vista sembrerebbe una controversia tra Berna e gli americani. L'arresto del banchiere finisce però per portare acqua al mulino di chi, in Svizzera, si oppone a un accordo con i Paesi europei per la restituzione dei capitali esportati illegalmente nelle banche elvetiche.

Un problema in più anche per il governo italiano che da settimane cerca di riannodare le fila della trattativa con Berna. Non era mai successo che nelle maglie della giustizia restasse impigliato un pesce così grosso. Il top manager svizzero, infatti, era il responsabile della divisione wealth management di Ubs e come tale aveva l'ultima parola sulla gestione dei capitali dei grandi clienti americani.

Il governo Usa ha chiesto l'estradizione, ma intanto l'arresto ha ovviamente avuto vasta eco nella Confederazione. La lobby dei banchieri ne ha approfittato per tornare all'attacco della ministro delle Finanze Eveline Widmer-Schlumpf. «Ci siamo arresi di fronte alle richieste della comunità internazionale», dicono i difensori a oltranza del segreto bancario.

E l'accordo che nei mesi scorsi ha fatto più scalpore è proprio quello siglato con gli Usa anche per effetto delle pressioni fortissime esercitate dal governo di Obama. L'accordo mette a disposizione del fisco Usa la lista dei contribuenti che hanno nascosto i soldi in Svizzera. Berna ha siglato intese anche con Gran Bretagna e Austria, mentre l'accordo con la Germania, il più importante per i valori in gioco (150 miliardi di capitali in nero), è stato bocciato dal Parlamento di Berlino.

Per l'Italia si parla di un tesoro di almeno 120 miliardi di euro depositati illegalmente in Svizzera, ma alcune stime parlano di 180-200 miliardi. Lo schema della possibile intesa ricalca in parte quella siglata con Lodra. Sui capitali regolarizzati verrebbe prelevata un'imposta con un'aliquota che potrebbe essere compresa tra il 10 e il 20 per cento sulla base del tempo che i capitali sono rimasti nascosti in Svizzera (più lungo il periodo, più elevato il prelievo).

Un nodo centrale è quello della non punibilità di eventuali reati derivanti dall'emersione di capitali in nero. In sostanza il contribuente avrebbe la possibilità di sanare la sua posizione pagando le imposte fissate nell'eventuale accordo italo-svizzero. Aliquote che sarebbero ben più elevate rispetto alle penali irrisorie applicate in occasione delle tre sanatorie varate negli anni scorsi dall'allora ministro Giulio Tremonti e passate alla storia sotto il nome di scudo fiscale.

Questa volta gli evasori non solo sarebbero costretti a pagare molto di più, ma perderebbero una volta per tutte l'anonimato di cui godevano i loro conti in Svizzera. E questo è il nodo principale su cui anche in Svizzera si è acceso il dibattito politico. Widmer-Schlumpf punta a superare il segreto bancario per integrare a pieno titolo il sistema finanziario elvetico in quello globale.

Chi critica il ministro dice invece che senza il muro di riservatezza opposto alle indagini fiscali straniere la Svizzera è destinata a perdere gran parte della sua attrattiva per gli investitori. Per la Confederazione sarebbe una catastrofe. Basta evocarla per frenare le trattative. Compresa quella con l'Italia.

 

 

evasione fiscaleevasione-fiscaleEVASIONE FISCALEBANCHE SVIZZERE BANCHE SVIZZERElugano lugano banca arner

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni john elkann

DAGOREPORT – COME MAI IMPROVVISAMENTE È SCOPPIATA LA PACE TRA JOHN ELKANN E FRATELLI D’ITALIA? IL MINISTRO DELLE IMPRESE, ADOLFO URSO, SI È SPINTO A DEFINIRE L’AUDIZIONE DI YAKI ALLA CAMERA COME “UN PUNTO DI SVOLTA NETTO” – AL GOVERNO HANNO FATTO UN BAGNO DI REALISMO: INNANZITUTTO LA CRISI DELL’AUTOMOTIVE È DRAMMATICA, E I GUAI DI STELLANTIS NON DIPENDONO SOLO DAI DANNI FATTI DA TAVARES - E POI CI SONO I GIORNALI: ELKANN È PROPRIETARIO DI “STAMPA” E “REPUBBLICA” (E DELL'AUTOREVOLISSIMO SETTIMANALE "THE ECONOMIST). MOSTRARSI CONCILIANTI PUÒ SEMPRE TORNARE UTILE…

meloni giorgetti fazzolari caltagirone nagel donnet orcel castagna

DAGOREPORT - DELIRIO DI RUMORS E DI COLPI DI SCENA PER LA CONQUISTA DEL LEONE D’ORO DI GENERALI – SE MEDIOBANCA, SOTTO OPA DI MPS-CALTA-MILLERI, TENTA DI CONQUISTARE I VOTI DEI FONDI ANNUNCIANDO LA POSSIBILITÀ DI METTERE SUL PIATTO IL SUO 13,1% DI GENERALI, SOLO DOMANI ASSOGESTIONI DECIDERÀ SE PRESENTARE UNA LISTA DI MINORANZA PER LEVARE VOTI ALLA LISTA DI NAGEL-DONNET, PER LA GIOIA DI CALTA-MILLERI (LA DECISIONE È NELLE MANI DEI FONDI CONTROLLATI DA BANCA INTESA) - FINO AL 24 APRILE, TUTTO È INCERTO SULLE MOSSE IN GENERALI DI ORCEL: CHI OFFRE DI PIÙ PER IL 9% DI UNICREDIT? E CHE FARÀ INTESA DI CARLO MESSINA? AH, SAPERLO...

raffaele cantone - francesco lo voi - pasquale striano giovanni melillo

FLASH! – AVVISO AI NAVIGATI! IL CASO STRIANO SUGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA BANCA DATI DELLA PROCURA NAZIONALE ANTIMAFIA, NON È APERTO: È APERTISSIMO! UNA VOLTA CHE IL FASCICOLO È PASSATO DALLE MANI DI CANTONE, PROCURATORE DI PERUGIA, A QUELLE DI LO VOI (CAPO DELLA PROCURA DI ROMA), CI SI ASPETTANO I BOTTI - IL CAPO DELLA DNA, GIOVANNI MELILLO, È DETERMINATO AD ARRIVARE FINO IN FONDO. E LO VOI, CONSIDERATI I PRECEDENTI (L’OSTILITA' DEL GOVERNO PER IL CASO ALMASRI), NON FARÀ SCONTI - COME NELL'AMERICA DI TRUMP, LA MAGISTRATURA E' L'UNICA OPPOSIZIONE A PALAZZO CHIGI...

giorgia meloni donald trump

DAGOREPORT – AIUTO! TRUMP CONTINUA A FREGARSENE DI INCONTRARE GIORGIA MELONI - ANCORA ROSICANTE PER LE VISITE DI MACRON E STARMER A WASHINGTON, LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" SI ILLUDE, UNA VOLTA FACCIA A FACCIA, DI POTER CONDIZIONARE LE SCELTE DI TRUMP SUI DAZI ALL'EUROPA (CHE, SE APPLICATI, FAREBBERO SALTARE IN ARIA L'ECONOMIA ITALIANA E IL CONSENSO AL GOVERNO) - LA DUCETTA NON HA ANCORA CAPITO CHE IL TYCOON PARLA SOLO IL LINGUAGGIO DELLA FORZA: SE HAI CARTE DA GIOCARE, TI ASCOLTA, ALTRIMENTI SUBISCI E OBBEDISCI. QUINDI: ANCHE SE VOLASSE ALLA CASA BIANCA, RITORNEREBBE A CASA CON UN PUGNO DI MOSCHE...