giuseppe conte ponte morandi benetton autostrade

BASTA UN POCO DI VIRUS E LA CONCESSIONE VA GIÙ (AI GRILLINI) - IL GOVERNO NON REVOCHERÀ PIÙ IL CONTRATTO CON AUTOSTRADE PER L'ITALIA: I BENETTON CEDERANNO UN PO' DI QUOTE PER NON AVERE PIÙ LA MAGGIORANZA, ABBASSERANNO UN PO' LE TARIFFE E FARANNO ENTRARE CASSA DEPOSITI E PRESTITI, UN'ASSICURAZIONE SUL FUTURO DELLA CONCESSIONE

le sardine con luciano benetton e oliviero toscani

Alessandro Barbera per “la Stampa

 

 A Genova i lavori di ricostruzione di Ponte Morandi proseguono senza sosta. Se non ci saranno intoppi, il nastro verrà tagliato ben prima del 14 agosto, il giorno in cui ricorreranno due anni dal crollo che uccise quarantatré persone e mandò in pezzi il rapporto ventennale fra lo Stato e il concessionario gestore delle autostrade sin dalla loro privatizzazione. Fino a poche settimane fa le probabilità che la rottura fosse definitiva sono state molto alte. Un parere dell' Avvocatura dello Stato nei primi giorni di febbraio ha definitivamente fatto tramontare l' ipotesi della revoca della concessione.

 

roberto tomasi autostrade per l'italia

Secondo le informazioni raccolte, quel parere elenca con precisione le ragioni che sosterebbero un' enorme richiesta di risarcimento dell' azienda di fronte ai tribunali italiani ed europei: non meno di venti miliardi di euro. Finché l' inchiesta sul Ponte non andrà a sentenza - a Genova c' è chi stima ci vorrà un anno solo per il primo grado - lo Stato non sarebbe in grado di difendersi dall' accusa di essere venuto meno a un impegno contrattuale.

 

Ecco perché negli ultimi due mesi fra i nuovi vertici e il ministro dei Trasporti Paola De Micheli è ripartita la trattativa per trovare un accordo: sulle regole e sul nuovo assetto azionario, nel quale probabilmente sarà presente lo Stato con Cassa depositi e prestiti. La ripresa in Borsa del titolo di Autostrade segnala la convinzione degli investitori che un accordo ci sarà.

 

PAOLA DE MICHELI GIUSEPPE CONTE

Per sedersi al tavolo Atlantia e i Benetton hanno posto due precondizioni. La prima: la modifica dell' articolo 35 del decreto Milleproroghe, quello che ha ridotto il valore della concessione di Autostrade da ventritré a sette miliardi. Dopo l' approvazione di quella norma le agenzie di rating hanno declassato quasi dieci miliardi di obbligazioni del gruppo al livello spazzatura. Ciò significa che il concessionario non è in grado di finanziare sul mercato il piano di investimenti presentato, 7,5 miliardi di qui al 2023. La seconda precondizione riguarda il modello tariffario: Autostrade (ma in questo è sostenuta da tutti i concessionari) ritiene insostenibile quello messo a punto dall' Autorità per i trasporti.

 

salini conte de micheli ponte genova

In compenso sono disposti ad accettare un taglio delle tariffe (si parla del cinque-dieci per cento) e per intero degli indennizzi a tutte le famiglie e le imprese colpite dalla tragedia del ponte, di cui sta finanziando anche la ricostruzione. I tempi per chiudere sono stretti: oggi Autostrade non è in grado di chiudere nemmeno il bilancio del 2019. Il Cda ha fatto il punto ieri e lo rifarà poco dopo Pasqua, il 17. Nell' ultimo mese ha scritto tre volte alla De Micheli, senza ricevere risposte formali.

 

Se andrà in porto, da quell' accordo potrebbe uscire anche un nuovo assetto azionario: la famiglia Benetton ha già detto di essere disponibile a scendere sotto la maggioranza di Aspi, la controllata che gestisce le Autostrade. Fra le molte ipotesi circolate in questi mesi, la più concreta è l' ingresso nel capitale di Cassa depositi e prestiti: per i Benetton un contratto di assicurazione sul futuro della concessione, per il governo la garanzia di poter mettere bocca su tariffe e investimenti, un tema del quale si discute sin dai tempi del governo Prodi.

 

stefano patuanelli

Il sì fra le parti farebbe recuperare valore alle quote dei soci minori già presenti - fra questi Allianz e la francese Edf - ma soprattutto sarebbe il primo passo per l' ingresso di nuovi: il fondo australiano Macquarie e F2I, partecipato dallo Stato ma soprattutto dalle ricche fondazioni bancarie.

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