1. BERNABÈ PREME PER CHIUDERE NEL PIÙ BREVE TEMPO POSSIBILE IL DOSSIER LA7 PER RISPONDERE ALLE PRESSIONI DEI SOCI SPAGNOLI DI TELCO E PER PRENDERE IL LARGO DA TELECOM: SAREBBE DISPONIBILE A ENTRARE NEL PROSSIMO GOVERNO SE LA SOLUZIONE DI NAPOLITANO PORTERÀ A UN ESECUTIVO CON PERSONALITÀ POLITICHE E TECNICI 2. DENTRO GOLDMAN SACHS È TORNATO IL VIZIETTO DI GIOCARE ALLO SFASCIO PER RACCOGLIERE VANTAGGI TRA LE MACERIE. PER DAVIDE SERRA, IL FINANZIERE DI RENZI: NESSUNO D’ORA IN AVANTI FINANZIERÀ L’ITALIA E SAREMO COSTRETTI A RICOMPRARCI IL DEBITO 3. AMATO, L’ANTI MONTI: SMANTELLA L’AUSTERITà CHE HA PORTATO LA GRECIA ALLA ROVINA 4. POST-RAGNETTI, IN POLE POSITION SI TROVA GIULIO DEMETRIO E GIANCARLO SCHISANO

1. DENTRO GOLDMAN SACHS È TORNATO IL VIZIETTO DI GIOCARE ALLO SFASCIO
Nel quartier generale di Goldman Sachs che si trova al numero 200 di West Street a New York si stanno facendo delle grosse risate.

Il più divertito sembra essere Lloyd Blankfein, il pelato 58enne nativo del Bronx da famiglia ebrea che nel 2006 ha preso le redini della più grande banca d'affari del mondo. L'ironia è nata dalle dichiarazioni rilasciate pochi giorni fa da Jim O'Neill, l'uomo che dentro la merchant bank americana è stato considerato il guru più ascoltato.

A lui si deve l'invenzione dell'acronimo "Bric" per indicare i quattro Paesi (Brasile, Russia, India e Cina) che negli ultimi anni sono diventati protagonisti dell'economia mondiale. Ora si dà il caso che questo manager nato in Inghilterra abbia dichiarato "entusiasmante" l'esito delle elezioni politiche sostenendo che l'Italia "ha bisogno di cambiare qualcosa di importante".

Fin qui niente di eccezionale, ma ciò che ha fatto sobbalzare gli analisti di mezzo mondo è l'apprezzamento nei confronti del "particolare fascino di massa del Movimento 5 Stelle". Nessuno si aspettava che dopo i report preoccupati delle principali case d'affari europee e americane arrivasse una benedizione così plateale nei confronti di quello che la stampa tedesca ha definito un "clown".

Dentro Goldman Sachs l'Italia è stata sempre al centro di particolari attenzioni come ha dimostrato l'arruolamento di Draghi che per tre anni è stato vicepresidente per l'Europa, e di Mario Monti in qualità di consigliere internazionale. Da qui però a stendere tappeti nei confronti di Grillo e del suo popolo ribelle ce ne passa e quindi dopo le dichiarazioni entusiastiche del guru O'Neill in favore del leader ligure che non fa mistero di voler attaccare la roccaforte dell'euro, qualcuno ha cominciato a pensare che forse dentro Goldman Sachs è tornato il vizietto di giocare allo sfascio per raccogliere vantaggi tra le macerie.

D'altra parte è chiaro che l'esperienza di Monti, bollato come "un impiegato della banca", non ha portato frutti al colosso finanziario mentre il successo dei grillini può inaugurare una nuova stagione con lo smantellamento di un apparato economico che apre la strada a dismissioni, privatizzazioni e acquisizioni a poco prezzo degli ultimi gioielli dell'industria e della finanza italiana.

È un ragionamento sicuramente cinico ma non distante dalla realtà perché questo è stato il copione che Goldman Sachs ha seguito anche in Grecia quando ha truccato i conti ai tempi dell'ex-governatore della banca centrale Lucas Papademos che poi è diventato premier.

Dagli uffici italiani della merchant bank americana, che si trovano a Milano in piazzetta M. Bossi, si fa presente che in realtà il guru O'Neill ha lasciato la banca americana il 5 febbraio scorso, ma nulla toglie al "surprise announcement " in favore di Grillo.

Ben diverse sembrano invece le parole rilasciate in un'intervista a "La Stampa" da Davide Serra, il finanziere genovese che dopo la cena di ottobre per Matteo Renzi ha dichiarato da New York con un tweet che "gli investitori sono scioccati dal risultato elettorale".

Secondo l'uomo che ha costruito la sua fortuna con il fondo Algebris e le isole Cayman, nessuno d'ora in avanti finanzierà l'Italia e saremo costretti a ricomprarci il debito. A suo avviso Grillo rappresenta un personaggio di Guerre Stellari che si alimenta sul totale fallimento del Pd, e nel circo dei tre clown (Grillo, Bersani, Berlusconi)" l'Italia rischia il collasso sociale con un 30% di disoccupazione che è la soglia del default".

La ricetta di Serra indica l'immagine di un Paese politicamente grillino, economicamente montiano, socialmente piddino. È quanto potrebbe fare il suo amico Renzi per evitare altre elezioni dove il "comico genovese" potrebbe arrivare al 50%.


2. AMATO, L'ANTI MONTI: SMANTELLA IN PUNTA DI PENNA LA POLITICA DEL RIGORE

Giuliano Amato non ha alcuna intenzione di rimanere fuori dalla bagarre per il governo e la Presidenza della Repubblica.

Anche se di fronte alle telecamere fa gesti sdegnosi, è chiaro come il sole che vuole salire sulla ruota girevole della politica per guardare lo spettacolo dall'alto della sua sottile intelligenza. Prima o poi la ruota si ferma e il professore torinese, dotato di indiscutibili attributi giuridici e di un robusto curriculum politico, sente di avere le carte in regola per presiedere un governo di scopo oppure salire al Quirinale.

La conferma arriva da due esternazioni nello spazio di poche ore. La prima è di ieri quando nel solito editoriale della domenica sul Sole 24 Ore smantella in punta di penna la politica del rigore che ha portato la Grecia alla rovina. E lo fa ricorrendo alla citazione di anonime fonti della Commissione europea e del Fondo Monetario che denunciano gli effetti recessivi delle misure di austerità.

A suo avviso l'Italia non è perduta perché il pareggio di bilancio a fine 2013 "ci permette di presentare ad aprile il nostro nuovo programma di stabilità con una finanza pubblica quasi in pareggio...il che è anche una fonte non trascurabile di legittimazione a pretendere ciò che fino a ieri ci veniva negato".

Per rendere più chiaro il suo ragionamento, Amato sostiene che si può procedere a una piccola dilatazione del debito e dare luce verde agli investimenti pubblici, specie locali, per i quali le risorse ci sono "ma non le si usa per non violare il patto di stabilità",poi con forza aggiunge: "la si smetta di dire di no per la paura che qualcuno imbrogli e infili fra gli investimenti le spese correnti".

Leggendo tra le righe si capisce che queste affermazioni sono il preannuncio di un programma riformista con timbro keynesiano che non ha nulla da spartire con la politica di Monti.

A questo sottile ragionamento si aggiunge la secca presa di posizione che appare oggi in una lettera al direttore di "Repubblica". Qui la finezza istituzionale lascia il posto all'incazzatura personale perché rispondendo all'ennesima accusa di far parte della vecchia casta, Amato ricorda le tappe e i successi della sua vita.

Il tono della sua prosa e' da strappare le lacrime: "non avevo alle spalle una famiglia altolocata - mio nonno era muratore, mia madre aveva fatto le elementari, mio padre era diplomato - e sono arrivato alla laurea ed oltre vincendo il concorso al collegio giuridico, annesso alla Scuola Normale". Quindi il cursus honorum non è frutto di intrighi baronali perché, continua Amato, "ho scritto ben più di due libri, ho compiuto un'ottima carriera universitaria prima di entrare in politica".

E dentro la politica dice di aver portato la sua competenza e la sua personale onestà, quindi- conclude - "perché dovrei vergognarmi del fatto di essere stato tanto stimato in Europa e negli Stati Uniti fino al punto di essere eletto in quel Paese alla American Academy Arts and Sciences di cui pochissimi professori italiani fanno parte? Il mio curriculum è un esempio per i giovani".

C'è da rimanere sbalorditi di fronte a una prosa così autoreferenziale e priva di ogni modestia che arriva a toccare anche l'annosa questione della pensione da 31mila euro mensili. Su questa il "dottor Sottile" spiega per l'ennesima volta che il vitalizio lo gira mensilmente a una comunità di assistenza e quindi la pensione si riduce a poco più di 11mila euro netti.

Forse l'uomo ,che per due volte è stato presidente del Consiglio e ministro del Tesoro, non ha ancora capito che alle orecchie del popolo arrabbiato e dei poveracci che portano a casa miserie da fame, questi 11mila euro suonano male. La sua è l'ennesima dimostrazione che la supponenza dei professori (di cui Monti è l'esempio più recente), li rende strabici e incauti rispetto alla realtà.


3. POST-RAGNETTI, IN POLE POSITION DEMETRIO E SCHISANO
Le hostess dell'Alitalia piangono la dipartita professionale di Andrea Ragnetti, il George Clooney di Fiumicino che era arrivato un anno fa forte della sua esperienza in Philips dove aveva lanciato due vibratori elettrici.

La breve parentesi professionale ha aperto la gara per la guida della Compagnia dove i patrioti italiani messi insieme nel 2008 da Corradino Passera non vedono l'ora di vendere le loro quote ai francesi di AirFrance. Messa da parte l'idea di utilizzare una società di cacciatori di teste, Colaninno e i due vicepresidenti Catania e Mancuso stanno cercando di trovare rapidamente l'alternativa al manager perugino.

Per un attimo è circolata la voce che alla cloche arrivassero Niki Lauda e Mauro Moretti, il capo delle Ferrovie che non disdegna l'idea di mettere insieme i treni e gli aerei. Adesso in pole position si trova Giulio Demetrio, il manager che pur tradendo nel linguaggio inflessioni pugliesi, ha maturato 20 anni di esperienza nel trasporto aereo.

Prima di diventare chief operating officer di Sea, la società di gestione degli aeroporti milanesi, Demetrio ha lavorato per 11 anni in Alitalia dove ha curato la joint venture con KLM fino a diventare nel 2004 l'amministratore delegato di Alitalia Airport. Dopo una breve parentesi in una società di consulenza da lui fondata per lavorare nel mondo dei trasporti e della logistica, il pugliese Demetrio è sbarcato agli aeroporti di Milano e a quanto si dice il suo curriculum sarebbe preferito dai soci di AirFrance insieme a quello di Giancarlo Schisano, l'attuale vicedirettore generale Business.


4. BERNABÈ DISPONIBILE A ENTRARE NEL PROSSIMO GOVERNO
Avviso ai naviganti: "Si avvisano i signori naviganti che oggi è una giornata decisiva per la vendita de "La7" e per il destino di Franchino Bernabè.

Le modalità dell'operazione, che prevede generose regalie e vistose anomalie nei confronti dell'editore Urbano Cairo, hanno lasciato sconcertato più di un osservatore. A Bernabè preme comunque chiudere nel più breve tempo possibile questo dossier per rispondere alle pressioni dei soci spagnoli di Telco e per prendere il largo dall'azienda dove il fardello dei problemi è diventato troppo pesante.

Da qui la voce che il manager di Vipiteno sarebbe disponibile a entrare nel prossimo governo se la soluzione di Napolitano porterà a un esecutivo con personalità politiche e tecnici".

 

GOLDMAN SACHSGOLDMAN SACHS lloyd blankfein ceo of goldman sachs lloyd blankfein o'neillmario DRAGHI E MONTI Beppe Grillo GIULIANO AMATO Giuliano Amato GIULIANO AMATO FABIO CORSICO GIUSEPPE MUSSARI GIULIANO AMATO CECCUZZI MUSSARI AMATO ragnettigiulio demetrio Giancarlo Schisano FRANCO BERNABE AD TELECOM

Ultimi Dagoreport

woody allen ian bremmer la terrazza

FLASH! – A CHE PUNTO E' LA NOTTE DELL’INTELLIGHENZIA VICINA AL PARTITO DEMOCRATICO USA - A CASA DELL'EX MOGLIE DI UN BANCHIERE, SI È TENUTA UNA CENA CON 50 OSPITI, TRA CUI WOODY ALLEN, IMPEGNATI A DIBATTERE SUL TEMA: QUAL È IL MOMENTO GIUSTO E IL PAESE PIÙ ADATTO PER SCAPPARE DALL’AMERICA TRUMPIANA? MEGLIO IL CHIANTISHIRE DELLA TOSCANA O L’ALGARVE PORTOGHESE? FINCHE' IL POLITOLOGO IAN BREMMER HA TUONATO: “TUTTI VOI AVETE CASE ALL’ESTERO, E POTETE FUGGIRE QUANDO VOLETE. MA SE QUI, OGGI, CI FOSSE UN OPERAIO DEMOCRATICO, VI FAREBBE A PEZZI…”

meloni musk trump

DAGOREPORT – TEMPI DURI PER GIORGIA - RIDOTTA ALL'IRRILEVANZA IN EUROPA  DALL'ENTRATA IN SCENA DI MACRON E STARMER (SUBITO RICEVUTI ALLA CASA BIANCA), PER FAR VEDERE AL MONDO CHE CONTA ANCORA QUALCOSA LA STATISTA DELLA GARBATELLA STA FACENDO IL DIAVOLO A QUATTRO PER OTTENERE UN INCONTRO CON TRUMP ENTRO MARZO (IL 2 APRILE ENTRERANNO IN VIGORE I FOLLI DAZI AMERICANI SUI PRODOTTI EUROPEI) - MA IL CALIGOLA A STELLE E STRISCE LA STA IGNORANDO (SE NE FOTTE ANCHE DEL VOTO FAVOREVOLE DI FDI AL PIANO “REARM EUROPE” DI URSULA). E I RAPPORTI DI MELONI CON MUSK NON SONO PIÙ BUONI COME QUELLI DI UNA VOLTA (VEDI IL CASO STARLINK), CHE LE SPALANCARONO LE PORTE TRUMPIANE DI MAR-A-LAGO. PER RACCATTARE UN FACCIA A FACCIA CON "KING DONALD", L'ORFANELLA DI MUSK (E STROPPA) E' STATA COSTRETTA AD ATTIVARE LE VIE DIPLOMATICHE DELL'AMBASCIATORE ITALIANO A WASHINGTON, MARIANGELA ZAPPIA (AD OGGI TUTTO TACE) - NELLA TREPIDANTE ATTESA DI TRASVOLARE L'ATLANTICO, OGGI MELONI SI E' ACCONTENTATA DI UN VIAGGETTO A TORINO (I SATELLITI ARGOTEC), DANDO BUCA ALL’INCONTRO CON L'INDUSTRIA DELLA MODA MILANESE (PRIMA GLI ARMAMENTI, POI LE GONNE)... 

elly schlein luigi zanda romano prodi - stefano bonaccini goffredo bettini dario franceschini

DAGOREPORT: ELLY IN BILICO DOPO LA VERGOGNOSA SPACCATURA DEL PD ALL’EUROPARLAMENTO (UNICA VOCE DISSONANTE NEL PSE) SUL PIANO "REARM" DELLA VON DER LEYEN – SENZA LE TELEFONATE STRAPPACUORE DI ELLY AI 21 EUROPARLAMENTARI, E LA SUCCESSIVA MEDIAZIONE DI ZINGARETTI, CI SAREBBERO STATI 16 SÌ, 2 NO E TRE ASTENUTI. E LA SEGRETARIA CON 3 PASSAPORTI E UNA FIDANZATA SI SAREBBE DOVUTA DIMETTERE – NEL PD, CON FRANCESCHINI CHE CAMBIA CASACCA COME GIRA IL VENTO E COL PRESIDENTE BONACCINI CHE VOTA CONTRO LA SEGRETARIA, E’ INIZIATA LA RESA DEI CONTI: PER SALVARE LA POLTRONA DEL NAZARENO, SCHLEIN SPINGE PER UN CONGRESSO “TEMATICO” SULLA QUESTIONE ARMI - ZANDA E PRODI CONTRARI: LA VOGLIONO MANDARE A CASA CON UN VERO CONGRESSO DOVE VOTANO GLI ISCRITTI (NON QUELLI DEI GAZEBO) – A PROPOSITO DI "REARM": IL PD DI ELLY NON PUÒ NON SAPERE CHE, VENENDO A MANCARE L'OMBRELLO PROTETTIVO DEGLI STATI UNITI TRUMPIANI, CON QUEL CRIMINALE DI PUTIN ALLE PORTE, IL RIARMO DEI PAESI MEMBRI E' UN "MALE NECESSARIO", PRIMO PASSO PER DAR VITA A UNA FUTURA DIFESA COMUNE EUROPEA (PER METTERE D'ACCORDO I 27 PAESI DELLA UE LA BACCHETTA MAGICA NON FUNZIONA, CI VUOLE TEMPO E TANTO DENARO...)

davide lacerenza giuseppe cruciani selvaggia lucarelli

TE LO DÒ IO IL “MOSTRO”! – SELVAGGIA LUCARELLI, CHE SBATTE AL MURO GIUSEPPE CRUCIANI, REO DI ESSERE NIENT’ALTRO CHE IL “MEGAFONO” DI LACERENZA, DIMENTICA CHE L’AUTORE DEL PRIMO ARTICOLO CHE HA PORTATO ALLA RIBALTA LE NEFANDEZZE DELLO SCIROCCATO DELLA GINTONERIA E’ PROPRIO LEI, CON UNA BOMBASTICA INTERVISTA NEL 2020 SULLE PAGINE DI T.P.I. (“LA ZANZARA” ARRIVA SOLO NEL 2023) – POI TUTTI I MEDIA HANNO INZUPPATO IL BISCOTTO SULLA MILANO DA PIPPARE DI LACERENZA. IVI COMPRESO IL PALUDATO “CORRIERE DELLA SERA" CHE HA DEDICATO UNA PAGINATA DI INTERVISTA AL "MOSTRO", CON VIRGOLETTATI STRACULT (“LA SCOMMESSA DELLE SCOMMESSE ERA ROMPERE LE NOCI CON L’UCCELLO, VINCEVO SEMPRE!”) - ORA, A SCANDALO SCOPPIATO, I TRASH-PROTAGONISTI DELLE BALORDE SERATE MILANESI SPUNTANO COME FUNGHI TRA TV E GIORNALI. SE FILIPPO CHAMPAGNE È OSPITE DI VESPA A “PORTA A PORTA”, GILETTI RADDOPPIA: FILIPPO CHAMPAGNE E (DIETRO ESBORSO DI UN COMPENSO) LA ESCORT DAYANA Q DETTA “LA FABULOSA”… - VIDEO

andrea scanzi

DAGOREPORT - ANDREA SCANZI, OSPITE DI CATTELAN, FA INCAZZARE L’INTERA REDAZIONE DEL “FATTO QUOTIDIANO” QUANDO SPIEGA PERCHÉ LE SUE “BELLE INTERVISTE” VENGONO ROVINATE DAI TITOLISTI A LAVORO AL DESK: “QUELLO CHE VIENE CHIAMATO IN GERGO ‘CULO DI PIETRA’ È COLUI CHE NON HA SPESSO UNA GRANDE VITA SOCIALE, PERCHÉ STA DENTRO LA REDAZIONE, NON SCRIVE, NON FIRMA E DEVE TITOLARE GLI ALTRI CHE MAGARI NON STANNO IN REDAZIONE E FANNO I FIGHI E MANDANO L'ARTICOLO, QUINDI SECONDO ME C'È ANCHE UNA CERTA FRUSTRAZIONE” - “LO FANNO UN PO’ PER PUNIRMI” - I COLLEGHI DEL “FATTO”, SIA A ROMA CHE A MILANO, HANNO CHIESTO AL CDR DI PRENDERE INIZIATIVE CONTRO SCANZI - CHE FARA’ TRAVAGLIO? - LE SCUSE E LA PRECISAZIONE DI SCANZI - VIDEO!