LA CRISI NON (IN)VESTE PRADA – BERTELLI: “LA CRISI? UN FALSO IDEOLOGICO, UNA SCUSA INVENTATA PER GIUSTIFICARE LE NOSTRE INEFFICIENZE”

1. MISTER PRADA: LA CRISI È UN FALSO IDEOLOGICO
Da "Liberoquotidiano"

«Per me la crisi non c'è, è un falso ideologico. È stata inventata per giustificare le nostre insufficienze». È la tesi dell'amministratore delegato di Prada, Patrizio Bertelli, intervenuto agli Stati generali della cultura a Milano.

Secondo l'amministratore delegato di Prada «le persone non vogliono accettare che il mondo è cambiato, si è globalizzato». La crisi dunque è una «scusa», dietro la quale si trincerano quanti «si rifiutano di affrontare le sfide di un mondo globalizzato». Secondo Bertelli «il Paese si è incagliato a un punto tale che non riesce a venirne fuori » e non è in grado neppure di valorizzare una delle risorse che ci potrebbero far recuperare il terreno perduto, vale a dire il turismo.

2. BERTELLI: INVESTIRE NEL LUNGO PERIODO E GUARDARE IL MONDO
Marigia Mangano per "Il Sole 24 Ore"

Patrizio Bertelli, amministratore delegato del gruppo Prada, tenta di evitare giudizi e polemiche sulla gestione del nostro patrimonio culturale - «Non voglio dare nessuna opinione» -. Poi però snocciola numeri e dati, uno dopo l'altro, che parlano da soli e dipingono un quadro che dimostra come l'Italia non sia allineata con gli altri Paesi europei e alla fine investa meno in cultura, istruzione e anche nel turismo, sebbene questo rappresenti circa il 9,5% del Pil dall'alto dei suoi 232,37 miliardi di fatturato.

E così dal palco della seconda edizione degli Stati Generali della Cultura, organizzata dal Sole 24 Ore in collaborazione con Fondazione Roma, Bertelli decide di lanciare un messaggio preciso: «Servono investimenti di lungo periodo destinati alla cultura e va affrontato il problema sul territorio».

Il manager, appassionato di arte e impegnato in prima persona insieme alla moglie Miuccia Prada nel far funzionare alla perfezione quel binomio moda-cultura attraverso il sostegno di progetti e investimenti nel mondo dell'arte contemporanea, dell'architettura e della letteratura, sceglie un approccio scientifico per spiegare cosa non funziona in Italia quando si parla di cultura. «Non ho mai capito cosa sia successo al Paese o alla classe politica che non ha protetto il proprio patrimonio», ha dichiarato. Fatto ancor più grave se si pensa, come evidenzia a più riprese il manager, che l'Italia, su questo terreno, ha teoricamente un vantaggio rispetto al resto del mondo grazie al patrimonio storico e culturale che vanta.

In proposito racconta un aneddoto: «Ho conosciuto un dirigente Audi che mi ha detto: noi tedeschi nasciamo con il motore in testa. Io ho risposto: e noi italiani nasciamo con la cultura in testa». Un motivo in più per dare alla cultura quei mezzi e quegli strumenti che servono per farle trovare una propria identità nel panorama mondiale. Tanto più se si pensa che il rilancio del patrimonio culturale, appunto, è «la base di partenza per le nuove generazioni che hanno la fortuna di avere un dna storico che altri Paesi non hanno e non è replicabile».

Fin qui la premessa. Poi i fatti. L'amministratore delegato di Prada, che ha annunciato che nel 2014 Prada assumerà 500 giovani, ha quindi aperto una finestra sui numeri. «La spesa in istruzione, ricerca, cultura, ad esempio - ha dichiarato - in Gran Bretagna è di 265 miliardi, in Francia di 247 miliardi, in Germania di 226 miliardi, in Italia di 137 miliardi e in Spagna di 132 miliardi».

Anche sul fronte del turismo l'Italia è messa peggio visto che quello che gli italiani spendono all'estero è 30,8 miliardi, mentre quello che gli stranieri spendono in Italia è di 20,5 miliardi. Esiste insomma un saldo negativo di 10 miliardi. In questo preciso ambito, secondo Bertelli, occorrerebbe attirare più stranieri in Italia: «Gli aeroporti di Roma e Milano attraggono 78,7 milioni di persone all'anno, contro i 103 milioni della sola Londra, i 93 di Francoforte e Monaco, gli 88,8 di Parigi e gli 88 di Madrid insieme a Barcellona».

Ma se si guardano i voli che partono dagli aeroporti verso le principali località del mondo, il confronto è clamoroso, con Roma che non offre voli tutti i giorni verso l'Oriente e Milano che si ferma a 7 voli per Hong Kong contro i 20 di Parigi e i 56 di Londra. Un sistema che deve essere radicalmente cambiato, secondo il manager, per poter incentivare gli stranieri a visitare il Paese e investirci.

A livello di musei, ha sottolineato ancora Bertelli, se la Città proibita di Pechino attira 12 milioni di visitatori, il Louvre 9,7 milioni e il Metropolitan di New York 6,1 milioni, i Musei Vaticani attirano poco più di 5 milioni e gli Uffizi di Firenze solamente 1,7 milioni di persone. «Io ci vado spesso agli Uffizi - ha detto Bertelli - ma purtroppo trovo spesso una cassa chiusa, la fila o qualcosa che non funziona». Insomma, e qui si arriva all'affresco conclusivo del manager del gruppo Prada, «il vero problema è del sistema italiano: un meccanismo organizzativo disatteso e sbagliato non può generare ricchezza, bensì genera un danno enorme».

Da qui la necessità di investimenti di lungo periodo, anche se - ha avvertito Bertelli - «questo Paese è incagliato, soffre e non riesce a venirne fuori. Qualcuno dovrebbe accettare che il mondo è globalizzato». Poi, in chiusura, l'affondo: «Non sono nemmeno convinto, come tutti dicono, che si viva una crisi: non c'è la crisi, ma questa è solo un modo per giustificare le disattenzioni e le inefficienze e per non confrontarsi con un mondo globalizzato».

 

 

 

MIUCCIA PRADA E PATRIZIO BERTELLI ARRIVANO A CA CORNER PATRIZIO BERTELLI MIUCCIA PRADA PATRIZIO BERTELLI PATRIZIO BERTELLI PATRIZIO BERTELLI MIUCCIA PRADA - copyright PizziMIUCCIA PRADA MIUCCIA PRADA MIUCCIA PRADA

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