1- GRILLI NEL MIRINO: DOPO ZINGALES, TOCCA A BOERI. CON GRAVE RITARDO LA CASTA DEGLI ECONOMISTI SI È SVEGLIATA E HA ROTTO LA RETE DI PROTEZIONE DEI MAGGIORI ORGANI DI INFORMAZIONE DI CUI GODE GRILLI, MA È UN PECCATO CHE ABBIA DIMENTICATO IL NOME DELLE FONTI CHE DA GIORNI AVEVANO POSTO LA QUESTIONE ATTRAVERSO INTERNET 2- CALTARICCONE RISCHIA DI PERDERE LA “SUA” ROMA: REGIONE, PROVINCIA E COMUNE. E PARTE ALLA CROCIATA CONTRO ZINGARETTI, REO DI AVER ACQUISTATO DAL COSTRUTTORE PARNASI UNA MAXI-SEDE PER LA PROVINCIA, LASCIANDO GLI ATTUALI UFFICI, TRA CUI QUELLI AFFITTATI DAL CALTA A 1,2 MLN € L'ANNO 3- PER BAGNASCO DOPO LA CROCIATA È ARRIVATO IL MOMENTO DELLA CORDATA PER ANSALDO 4- DIO PERDONA, LA FORNERINA PIAGNENS E FOTTE: UN MASTRAPASQUA DA ESODARE

1- GRILLI NEL MIRINO DELLA CASTA DEGLI ECONOMISTI
La casta degli economisti,composta in gran parte da accademici invidiosi e da profeti inattendibili, si è finalmente svegliata e ha cominciato a prendere posizione sulla brutta vicenda del ministro Grilli.

Quando il 10 settembre scorso a Cernobbio una giornalista insolente si permise il lusso di chiedere al responsabile del Tesoro qualche notizia sulle presunte consulenze di Finmeccanica all'ex-moglie americana, Grilli senza muovere un muscolo liquidò la questione dicendo che si trattava delle solite notizie messe in giro dalla macchina del fango.

Se non fosse stato per quel sito disgraziato di Dagospia che si diverte a punzecchiare il potere, tutto sarebbe finito lì anche perché la piccola questione domestica è stata ripresa soltanto da qualche giornale come "Il Fatto" e intorno al ministro è stata stesa subito una rete di protezione che andava dai maggiori organi di informazione al mondo degli accademici.

Poi è scoppiata la vicenda ben più grave delle telefonate pubblicate da "Repubblica" in cui il pallido Grilli è stato beccato a dialogare in un modo poco istituzionale con Massimo Ponzellini, l'ex-banchiere, bolognese e leghista, con il quale il ministro cercava protezione nella battaglia per la nomina a Governatore della Banca d'Italia.

Anche in questo caso la cintura di protezione ha funzionato e da parte dei grandi quotidiani come il "Corriere della Sera" si è preferito imboccare la strada del silenzio. A rompere la cortina di omertà è arrivato il solito Luigi Zingales, l'economista che passa più tempo in Italia che in America e si diverte a rompere i coglioni con un sadismo e un linguaggio inconsueti nel mondo ovattato e prudente degli accademici.

Così ha preso carta e penna e nel suo furore iconoclastico ha sparato sul "Sole" un'autentica cannonata nel basso ventre del ministro del Tesoro scrivendo a chiare lettere che il comportamento di Grilli nei confronti di Ponzellini e di una banca come la Bpm ,che nel marzo 2011 era stata ispezionata da Bankitalia, si poteva configurare "come un pericoloso do ut des", una sorta di pactum sceleris per il quale se Grilli fosse diventato Governatore avrebbe dovuto pagare un prezzo al massiccio ex-banchiere bolognese.

Fino a quel momento Grilli si era ben guardato dal prendere posizione sulla vicenda e non aveva tenuto in nessun conto le critiche feroci che cominciavano a dilagare sui siti, primo fra tutti il solito Dagospia.

A fargli saltare i nervi è stato l'articolo di Zingales, la scheggia impazzita e incontrollabile, con la sua accusa esplicita di un potenziale ricatto. A questo punto anche il pallido ministro si è deciso a prendere carta e penna e ieri sul "Sole 24 Ore" ha scritto una lunga lettera in cui dopo aver negato categoricamente qualsivoglia tipo di intervento a favore dell'ex-moglie Lisa Lowenstein, ha dedicato molte righe al rapporto con Paraponzi-Ponzellini.

Nella missiva al direttore del giornale di Confindustria, Grilli compie una specie di miracolo perché riesce a sdoppiare la sua personalità separando il suo ruolo istituzionale dal rapporto "amicale con Ponzellini e con la sua famiglia iniziato quasi venti anni fa quando lui Ponzellini era vicepresidente della Bei ed io sedevo nel cda della Banca europea degli investimenti".

Dopo aver evocato la chiave amicale e privata che traspare dalla lettura delle intercettazioni, il ministro ha un colpo di reni e definisce "obbrobrio e voce diffamante" tutto ciò che può far pensare a un allentamento dei controlli della Vigilanza sulla banca di Ponzellini nel caso fosse riuscito a salire sulla poltrona di via Nazionale.

Al Grilli , dimezzato come Medardo, il personaggio inventato da Italo Calvino ne "Il visconte dimezzato", il direttore del "Sole 24 Ore" Roberto Napoletano ha risposto con un corsivo rispettoso che comunque richiama la necessità di non lasciare zone d'ombra e di "fare tesoro di quella che resta almeno una leggerezza".

Poteva finire qui ma ecco spuntare oggi dalla casta degli economisti la voce di Tito Boeri, il professore che le studentesse della Bocconi chiamano Richard Gere. Dopo Zingales anche lui si è svegliato per mettere il dito sulle lacune nella difesa di Grilli e si allinea alle posizioni polemiche del furetto Zingales attribuendogli il merito di aver sollevato la questione di un potenziale ricatto qualora Grilli fosse stato nominato a Bankitalia.

Scrive Boeri: "avremo avuto un Governatore che in partenza aveva un debito da saldare con l'entità da lui stesso regolata", perche', spiega l'economista fighetto della Bocconi "quando si chiede un favore a chi sarà sottoposto alla propria vigilanza, ci si mette nelle condizioni di non poter operare serenamente il proprio mandato". Il ragionamento è identico a quello del do ut des di Zingales rispetto al quale la risposta di Grilli pubblicata sul "Sole 24 Ore" appare per lo meno ingenua e poco istituzionale.

La casta degli economisti si è svegliata ma è un peccato che non solo lo abbia fatto con grave ritardo ,ma abbia dimenticato il nome delle fonti che da giorni avevano posto la questione attraverso i meccanismi infernali di internet. Eppure Boeri è l'uomo che con altri 28 studiosi ha messo in piedi il sito "LaVoce.info",un sito che non risparmia le critiche. Evidentemente preferisce raccogliere la provocazione di un collega economista e far sentire la sua voce su "Repubblica", il giornale di Carletto De Benedetti, figlio di quel Rodolfo Debenedetti al quale è intitolata la Fondazione di cui Boeri è direttore.


2- CALTARICCONE ALLA CROCIATA CONTRO ZINGARETTI

Sarebbe davvero interessante conoscere la reazione di Francesco Gaetano Caltagirone (per gli amici Caltariccone) di fronte alla notizia circolata ieri pomeriggio sulle candidature di Nicola Zingaretti alla Regione e di Andrea Riccardi al Campidoglio.

Il tandem è la novità con la quale il Pd cerca di ripulire la faccia dei due organismi presieduti dalla massaia di "Ballarò" Renata Polverini e dal sindaco dalle scarpe ortopediche, Gianni Alemanno, due personaggi rispetto ai quali il Calta negli ultimi tempi ha preso le distanze.

Mentre la candidatura del mistico Andrea Riccardi (è celibe e non si conoscono rapporti col gentil sesso) è da studiare ma non contiene particolari insidie, il boccone Zingaretti è difficile da digerire per l'imprenditore romano che da almeno sei mesi sta facendo una battaglia furibonda nei confronti del 47enne presidente della Provincia.

Chi ha letto il "Messaggero" in questo arco di tempo avrà contato almeno una ventina di articoli sparati in prima pagina contro il progetto di Zingaretti relativo all'acquisto della nuova sede che dovrebbe portare i dipendenti della Provincia sul Raccordo anulare ed è stata realizzata dal costruttore Parnasi.

La vicenda è iniziata nel 2005, ma la decisione di esercitare un diritto di opzione da parte della Provincia risale al 2008. Da quel momento il Calta è entrato in fibrillazione perché non riesce a darsi pace all'idea che la Provincia vada a spendere 263 milioni per un complesso di 67mila metri quadri edificato da un suo concorrente. Eppure i nomi di Caltagirone e Parnasi si sono ritrovati insieme nel 2007 quando con l'impresa Lamaro hanno messo in piedi un'operazione nel quartiere periferico della Bufalotta per costruire 600 appartamenti.

La rottura tra i re del mattone è diventata poi insanabile e a farne le spese è stato fino a ieri il politico romano che ha iniziato a sgambettare nel 1982 e che è stato spedito nel 2008 dal Pd alla presidenza della Provincia.

Di quest'uomo che dimostra compostezza ed è stato protagonista un paio di anni fa di un duro scontro con Matteo Renzi sul carrierismo nella politica, è difficile pesare il valore. Piuttosto che l'efficienza gioca a suo favore la faccia pulita, un ingrediente prezioso in questo momento di antipolitica.

Se, come tutto fa prevedere, Zingaretti andrà a sedersi sulla poltrona macchiata della Regione, il Calta dovrà ricorrere alla sua astuzia per trovare una via d'intesa. Non è cosa di oggi tanto è vero che sul "Messaggero", dove Zingaretti ripropone la difesa della nuova sede della Provincia, appare una replica dai toni acidi in cui si contestano le cifre sul risparmio di 5 milioni d'affitto delle diverse sedi sparse nella città (una di queste, in via sant'Eufemia, di proprietà dello stesso Caltagirone) e si chiede al politico romano perché non abbia intrapreso la stessa strada di altri gruppi industriali e bancari come Intesa, Unicredit, Mps e Telecom che hanno liquidato i propri immobili giudicando questa scelta molto più conveniente rispetto alla proprietà.

Il tono è beffardo e tutto fa pensare che la polemica continuerà per settimane per mettere Zingaretti nella condizione di dialogare con il potere più forte della Capitale. Poi, seguendo un copione già visto, scenderà la pace e si apriranno gli spazi per una mediazione "costruttiva".


3- PER BAGNASCO DOPO LA CROCIATA È ARRIVATO IL MOMENTO DELLA CORDATA
Avviso ai naviganti N.1: "Si avvisano i signori naviganti che dietro l'operazione per salvare l'italianità di Ansaldo Energia non c'è soltanto la volontà di Corradino Passera e di Vittorio Grilli ma anche la manina felpata e ingioiellata da uno stemma cardinalizio che appartiene al cardinale di Genova, Angelo Bagnasco.

Il presidente della Cei si batte da mesi per evitare che la società di Finmeccanica finisca in mani tedesche di Siemens. A marzo durante una messa nei capannoni dell'Ansaldo ha detto: "non ci vuole miopia, ma prospettiva", e gli stessi concetti li ha ripetuti in numerose occasioni.

Oltre all'auspicio Bagnasco sembra che si stia dando da fare per convincere alcuni imprenditori italiani ad affiancare il Fondo strategico italiano nell'acquisto della quota in mano a Finmeccanica. Tra questi nomi, ancora incerti, appaiono i Malacalza di Genova, ricchi industriali sconfitti nella conquista del San Raffaele di Milano, e i Camozzi di Brescia.

Per Bagnasco dopo la crociata è arrivato il momento della cordata".


4- UN MASTRAPASQUA DA ESODARE
Avviso ai naviganti N.2: "Si avvisano i signori naviganti che i soci del circolo Canottieri Aniene, guidato da Giovannino Malagò-Megalò, hanno gli occhi puntati sul presidente dell'Inps Antonio Mastrapasqua, frequentatore storico del club in riva al Tevere.

Ieri la ministra delle lacrime, Elsa Fornero, durante un'audizione nella commissione di controllo sugli enti previdenziali ha detto: "cambieremo la governance dell'Inps entro la fine della legislatura. Il Governo è pronto".

Sono le stesse parole pronunciate il 12 giugno quando scoppiò il piccolo scandalo sulle cifre degli esodati che secondo la Fornero erano state maldestramente calcolate dai tecnici di Mastrapasqua. Da quel momento la ministra non ha mai smesso di covare sotto il suo vestitino d'organza una tremenda vendetta.

I soci del circolo Canottieri Aniene confidano comunque che all'ossuto manager non vengano tolti gli altri 24 incarichi che ricopre in diverse società".

 

 

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