COME DAGO-RIVELATO, DOPO CINQUE ANNI DI SCONTRI E SCAZZI, MEDIASET E VIVENDI HANNO TROVATO L’ACCORDO: BOLLORÈ SI È IMPEGNATO A VENDERE IN UN PERIODO DI CINQUE ANNI IL 19,19% DEL CAPITALE CHE AVEVA “SEGREGATO” IN SIMON FIDUCIARIA – A DARE LA SVOLTA IL CAMBIO DI STUDIO LEGALE DA PARTE DEL BISCIONE DOPO LA SCOPPOLA RIFILATA DAL TRIBUNALE DI MILANO - PREMIUM, IL MURO CONTRO MURO E LA LEGGE GASPARRI: LE TAPPE DELLO SCONTRO
FLASH! – ACCORDO FATTO TRA VIVENDI E MEDIASET. CAMBIATO LO STUDIO LEGALE DOPO LA SCOPPOLA RIFILATA DAL TRIBUNALE DI MILANO, IL WEEKEND HA PORTATO CONSIGLIO PER IL BISCIONE E (LA CONTROLLANTE FININVEST), CHE HA IN CALENDARIO ASSEMBLEE IL 27 MAGGIO E IL 23 GIUGNO PROSSIMI
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Mediaset-Vivendi, dopo cinque anni di scontri arriva l’accordo
Andrea Biondi per www.ilsole24ore.com
Ci sono voluti cinque anni e passaggi nei tribunali di mezza Europa. Ma alla fine quell’intesa più volte accarezzata e più volte saltata all’ultimo minuto, è ora stata messa nero su bianco. Mediaset e Vivendi hanno deciso di sotterrare l’ascia di guerra, dopo cinque anni di durissimo corpo a corpo, e sottoscrivere un accordo globale per mettere fine alle loro controversie rinunciando reciprocamente a tutte le cause e denunce pendenti
La pace
L’intesa, annunciata in serata tramite un comunicato congiunto, mette fine a un contenzioso iniziato nel 2016. A lavorare sulla chiusura dell’accordo sono stati lo studio Chiomenti (per Fininvest), lo studio Cleary Gottlieb (per Vivendi) e lo studio Bonelli Erede (per Mediaset).
Vivendi si è impegnata a vendere in un periodo di cinque anni il 19,19% del capitale di Mediaset che ha dovuto segregare in Simon Fiduciaria (per ottemperare ai dettami della Legge Gasparri, finita lo scorso settembre sotto la scure della Corte di Giustizia Ue) e Fininvest avrà diritto di acquistare le azioni invendute in ciascun periodo di 12 mesi al prezzo annuale stabilito.
Fininvest proporrà la distribuzione da parte di Mediaset di un dividendo straordinario di 0,30 euro per azione da mettere in pagamento il prossimo 21 luglio per un ammontare totale distribuito ai soci di circa 350 milioni. Dopo lo stacco del dividendo, Fininvest acquisterà il 5% di Mediaset direttamente da Vivendi a 2,70 euro per azione (2,69 il prezzo di chiusura di Borsa) e Vivendi resterà quindi con una quota residua del 4,61%.
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Per chiudere le cause pendenti riguardanti la controllata di Vivendi, Dailymotion, quest'ultima pagherà 26,3 milioni di euro per definire il contezioso relativo al copyright con RTI e Medusa, società del Gruppo Mediaset.Il closing dell'accordo è previsto per il 22 luglio 2021.
Le origini dello scontro
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Per capire il perché della ruggine fra Mediaset e Vivendi occorre tornare indietro al 2016. Era aprile quando le due società annunciavano di aver raggiunto un accordo per lo sviluppo di nuovi progetti industriali su scala internazionale.
Era previsto lo scambio reciproco di un pacchetto di azioni pari al 3,5% e da parte di Vivendi c'era l'impegno all'acquisto della pay tv di Cologno: Mediaset Premium. A fine luglio arriva però a sorpresa il dietrofront dei francesi che comunicano di non voler più rispettare l'accordo e procedere all'acquisto di Mediaset Premium lamentando risultati dalla due diligence differenti rispetto all'intesa
Il muro contro muro e la Legge Gasparri
Inizia la trafila di ricorsi e denunce con le prime mosse da parte di Mediaset e del primo azionista Fininvest (si arriverà a una richiesta danni complessiva in sede civile per 5,5 miliardi di euro che scendono a 3 senza contare le duplicazioni). A dicembre 2016 Vivendi comunica di essere salita al 28,8% del capitale e al 29,9% dei diritti di voto.
Per questa scalata è in corso anche un procedimento penale per aggiotaggio e manipolazione del mercato. Sarà comunque Agcom poi nel corso del 2017 a stabilire che, in risposta ai dettami del Tusmar e della Legge Gasparri, Vivendi dovrà rinunciare alla contemporanea presenza rilevante in Mediaset e Telecom (dove i francesi sono primo azionista con il 23,9% del capitale).
La holding europea Mfe
piersilvio e silvio berlusconi
Fra 2017 e 2019 in varie occasioni si è arrivati a parlare di accordo in dirittura. In almeno tre occasioni secondo indiscrezioni raccolte dal Sole 24 Ore si sarebbe arrivati molto vicino. Non è andata così.
A dare una scossa alla situazione è intervenuto l'annuncio, il 7 giugno 2019, del progetto Mfe (MediaForEurope) da parte di Mediaset: la holding olandese destinata, nelle intenzioni di Cologno, a fare da polo tv di rilevanza europea riunendo le attività italiane, spagnole (il Biscione ha la maggioranza di Mediaset España) e le partecipazioni del gruppo, fra cui quella in Prosiebensat.1 dove nel corso del tempo, a partire da maggio 2019, Mediaset è salita al 24,9% fra quota acquisita e derivati.
La selva dei ricorsi e lo stop a Mfe
Vivendi ha però promosso ricorsi in Italia, Spagna e Olanda. E proprio dalla Spagna è arrivato lo stop al progetto dopo che il tribunale italiano e quello olandese (in prima battuta) avevano dato luce verde. In Italia il sì della giudice Elena Riva Crugnola era arrivato dopo che Mediaset aveva proposto alcune modifiche allo Statuto di Mfe.
Una revisione di punti considerati “anti-Vivendi”, contenuti nell'articolo 42 (obblighi degli azionisti) che impediva agli azionisti con contenziosi con la società di esercitare i propri diritti - con adeguamento conseguente dell'articolo 13.7 (anche qui requisiti dell'azionista sulle azioni a voto speciale) - e nell'articolo 43 (qui la misura correttiva sarebbe stata l'eliminazione della soglia dell'Opa al 25% per riportarla al 30%).
de puyfontaine mediaset vivendi
La Corte di Giustizia Ue boccia la Legge Gasparri
A inizio settembre la Corte di Giustizia Ue ha bocciato la normativa con cui fra Legge Gasparri e Tusmar fino ad allora erano stati gestiti i casi di intreccio azionario fra aziende dei media e delle Tlc (come Vivendi, primo azionista di Tim con il 23,7% e secondo con il 28,8% di Mediaset, sebbene per il 19,19% spostato nel trust Simon per adeguarsi proprio a quelle disposizioni).
Quindi veniva meno il presupposto legislatvo alla base dell’obbligo imposto a Vivendi di separarsi da una sua quota in Tim o in Mediaset (i francesi scelsero di sacrificare Mediaset). Quella bocciatura ha poi pesato sulla decisione del Tar di mandare in soffitta la delibera Agcom che imponeva l’obbligo a Vivendi di separarsi di parte del capitale.
piersilvio berlusconi e fedele confalonieri
Lo scontro sull’emendamento Salva Mediaset
Dopo la bocciatura in Europa del Tusmar, lo scontro fra Vivendi e Mediaset si fa ancora più ruvido dopo l’approvazione di una specifica norma all’interno del Dl Covid, poi ribattezzata come “Salva-Mediaset”. La norma si prevede l'avvio di un regime transitorio di sei mesi con poteri dati ad Agcom sulle operazioni sensibili che riguardino soggetti che operino «contemporaneamente nei mercati delle comunicazioni elettroniche e nel sistema integrato delle comunicazioni (Sic), anche attraverso partecipazioni azionarie rilevanti».
piersilvio berlusconi mediaset vivendi
In sostanza una norma per prendere sei mesi di tempo utili per colmare il vulnus creato dalla sentenza della Corte di giustizia Ue che ha dato ragione a Vivendi nel ricorso contro il congelamento delle sue quote in Mediaset in base alle norme della Legge Gasparri e del Tusmar che vietavano incroci di un certo tipo fra aziende delle Tlc. In base a quella norma, contestata da Vivendi anche in sede Ue, sono state avviate istruttorie anche su Sky, Fininvest e Tim (per la partmership con Dazn)
L’epilogo
Lo scorso 19 aprile arriva al primo grado il contenzioso civile. Con due sentenze su tre integralmente favorevoli a Vivendi e un risarcimento che dagli oltre 3 miliardi richiesto da Mediaset e Fininvest si ferma alla ben differente somma di 1,7 milioni, il Tribunale di Milano sezione civile ha messo la prima parola fine in primo grado alle lunghe e complesse cause risarcitorie miliardarie promosse da Mediaset, Rti e Fininvest contro Vivendi in relazione alla mancata acquisizione di Mediaset Premium a metà 2016 da parte di Vivendi e al successivo acquisto da parte dei francesi di una partecipazione del 28,8% in Mediaset che per questo ha chiamato la società che fa capo a Vincent Bolloré a rispondere dell'accusa di “scalata ostile”.
CONFALONIERI PIERSILVIO BERLUSCONI
Il 23 aprile il Tribunale di Milano ha sempre stabilito che le delibere assunte in assemblea senza la presenza di Simon (come è sempre stato visto che Mediaset ha vietato ai rappresentanti della fiduciaria di partecipare) sono illegittime. Quindi, in sostanza, anche quelle sul voto maggiorato. Da allora il cambio di passo, con la voglia di arrivare a un accordo. E l’epilogo odierno.