NAUFRAGARE COSTA – DOPO IL CASO CONCORDIA TORNANO LE VOCI SU UN ADDIO AL MARCHIO “COSTA”, TROPPO INGOMBRANTE DOPO LA SCHETTINATA – SOSPESE LE PROCEDURE DI TRASFERIMENTO PER I 166 DIPENDENTI DI GENOVA

Fabio Pozzo per “la Stampa”

AZOUZE GEORGE PRESIDENTE COSTA CROCIERE FRANCIA AZOUZE GEORGE PRESIDENTE COSTA CROCIERE FRANCIA

 

Un pezzo d’Italia sui mari, non solo per la bandiera a poppa: storia, ma anche marketing che fa leva sul «made in Italy». Un marchio celebre che potrebbe anche essere cancellato per far dimenticare il tragico naufragio del Giglio.

 

Ecco perché non è passato in sordina l’annuncio di Costa Crociere (oggi controllata da Carnival Corporation, il gruppo Usa che è primo player globale del settore) di trasferire un ramo d’azienda - 4 dipartimenti tecnici, di fatto il controllo operativo della flotta - da Genova ad Amburgo, in Germania. 
 

Non poteva passare in sordina nel capoluogo ligure, un tessuto economico che non può permettersi di perdere ulteriori posti di lavoro - sono 166 quelli a rischio -, nè peso sulla bilancia dello shipping internazionale.

 

costa crocierecosta crociere

C’è stata una sollevazione generale: i dipendenti sono scesi in piazza, i sindacati hanno minacciato di bloccare le navi, il sindaco Marco Doria (anche con un intervento ospitato dal Secolo XIX), la Regione, l’Autorità portuale e le altre istituzioni per una volta coese hanno reagito, appellandosi al governo. Risultato: Costa ha sospeso il countdown del piano di trasferimento dei dipartimenti, il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi ha risposto convocando per venerdì un incontro con le parti.

 

«L’azienda è libera di riorganizzarsi, ma non essendo in sofferenza economica, grazie anche all’aiuto ricevuto dai dipendenti e da Genova dopo il caso Concordia, non può chiamarsi fuori da un confronto, né può mortificare la città dove ha la sua sede storica e il sistema Italia» riassume l’assessore allo Sviluppo economico del Comune, Emanuele Piazza. Quel sistema che, tra l' altro, ha saputo offrire alla Compagnia più d’un incentivo, dalle agevolazioni fiscali al costo del lavoro.
 

costa crociere logocosta crociere logo

L’annuncio è stato fatto dal ceo di Costa, il tedesco (ex Est) Michael Thamm, approdato al timone della società dopo la tragedia della Concordia, il quale già nel giugno 2013 secondo alcune indiscrezioni avrebbe pensato di delocalizzare il controllo operativo della flotta.

 

Avrebbe quindi solo procrastinato l’idea, convinto del progetto di concentrare in un unico polo ad Amburgo - Carnival Maritime - la regia tecnica della flotta Costa e della controllata tedesca Aida, in particolare quella della sicurezza di bordo (con la consulenza di una società tedesca che si è occupata anche di Lufthansa). Centro dove confluirebbero anche alcuni dipartimenti Aida oggi a Rostock; si parla di un polo da meno di 100 addetti, contro i circa 300 complessivi attuali. Per chi resta fuori, ricollocazione o esodo più o meno incentivato. 
 

Nave da crociera Costa incagliata a isola del GiglioNave da crociera Costa incagliata a isola del Giglio

Un brutto colpo per Genova, per l’Italia. Anche perché il ceo tedesco avrebbe rinfacciato ai dipendenti italiani una scarsa professionalità, contestando numeri elevati di anomalie e avarie sulle navi Costa rispetto a quelli di Aida. Circostanza che, a sentire fonti interne, andrebbe invece letta come conseguenza dei più alti standard di monitoraggio di Costa (post-Concordia) rispetto a quelli della consorella teutonica.
 

E poi c’è l’ipotesi della cancellazione del marchio, già ventilata dopo il Giglio. Il fatto che il fondatore di Carnival Micky Arison sia meno operativo sulla flotta e che lo storico ceo Howard Frank abbia lasciato, accentuano i timori. Fonti del gruppo da Miami fanno però notare che il bianchetto su Costa sarebbe un «rigore a porta vuota» per la rivale Msc.

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