
C’È UN DAZIO AGGIUNTIVO DI CUI NESSUNO PARLA: IL DOLLARO – DAL 2 APRILE I BIGLIETTONI VERDI SI SONO SVALUTATI DEL 10% COME EFFETTO DEGLI ANNUNCI DI TRUMP - UN DOLLARO PIÙ DEBOLE È UNA FREGATURA PER STATI ESPORTATORI DELL’AREA EURO COME ITALIA E GERMANIA: MENTRE L’ANALOGO DAZIO DEL 10% OGGI IN VIGORE VIENE INVECE APPLICATO SOLO ALLA DOGANA DI IMPORTAZIONE, I “DAZI DEL DOLLARO” HANNO UN EFFETTO DOPPIO. INTERVENGONO INTEGRALMENTE SUL VALORE FINALE DELLE MERCI MESSE IN VENDITA, OLTRE A FACILITARE LE ESPORTAZIONI AMERICANE...
Estratto dell’articolo di Franco Bechis per www.open.online
MEME SUL CROLLO DEL VALORE DEL DOLLARO BY TRUMP
Mentre è difficile capire che fine faranno i dazi veri che gli Usa hanno eretto […], gli Stati Uniti però senza dirlo e soprattutto senza la firma di nessun ordine presidenziale hanno già messo un dazio reale assai vicino al 10 per cento […]: è il dazio della lenta svalutazione del dollaro che mette già oggi in difficoltà tutte le esportazioni europee e ovviamente quelle italiane.
[…] Il 20 gennaio scorso quando Trump si è insediato con la cerimonia a Capitol Hill con un euro si potevano avere in cambio 1,0316 dollari. Venerdì 11 aprile, ultimo giorno di mercati aperti, un euro valeva 1,1346 dollari. E cioè il 9,98% in più, che diventa un dazio sul valore delle merci esportate negli Stati Uniti.
La caduta del dollaro è stata costante, ma ha avuto una accelerazione proprio dal 2 aprile, il giorno del Liberation day con la comunicazione dei dazi a tutto il mondo. Alla vigilia di quell’annuncio con un euro si avevano in cambio 1,0788 dollari. In nove giorni, dunque, la moneta americana si è svalutata verso l’euro del 5,1724%.
E attenzione perché questa caduta del dollaro ha un effetto sulle esportazioni italiane e dei paesi dell’area dell’euro doppio rispetto ai dazi. Interviene integralmente (quindi per circa il 10%) sul valore finale delle merci messe in vendita, oltre a facilitare le esportazioni americane.
DONALD TRUMP IN VERSIONE NERONE BRUCIA MILIARDI DI DOLLARI - IMMAGINE CREATA CON CHATGPT
L’analogo dazio del 10% oggi in vigore viene invece applicato solo alla dogana di importazione; quindi, su un prezzo delle merci che è assai vicino alla metà di quello che poi si trova nei punti vendita americani, composto anche del prezzo del distributore e del sovrapprezzo del rivenditore, su cui non è applicato il dazio. I dazi del dollaro oggi valgono perciò il doppio dei dazi messi per legge.
[…] La caduta del dollaro potrebbe essere causata dalle turbolenze sui mercati provocate inconsapevolmente dalla nuova amministrazione. Ma c’è anche chi pensa che faccia parte proprio di un piano consapevole di Trump. Lo sostiene ad esempio il fondatore di T-commodity e fra i massimi esperti del mercato delle materie prime, Gianclaudio Torlizzi, che nota come dietro la tregua sui dazi «si nasconda un’altra leva economica potenzialmente ancora più incisiva: il tasso di cambio. Da quando Donald Trump ha assunto la presidenza nel gennaio 2025, l’euro si è apprezzato di circa il 10% rispetto al dollaro. E in un sistema commerciale globalizzato, questo è l’equivalente di un dazio nascosto».
Donald Trump holding a Million Dollars - Harry Benson
Per questo motivo secondo Torlizzi sarebbe saggio «non affrettarsi nel celebrare un ritiro di Trump dalla guerra commerciale. Anche qualora l’amministrazione americana trasformasse l’attuale dazio reciproco in una tariffa base del 10%, l’impatto economico resterebbe considerevole.
Ancor più rilevante, tuttavia, è il passaggio strategico che si sta delineando: il tasso di cambio non è più uno sfondo neutro, ma uno strumento attivo di politica economica estera. A differenza dei dazi, che agiscono solo sulle importazioni, il tasso di cambio incide simultaneamente su esportazioni e importazioni, oltre che sui flussi finanziari internazionali».
E il paese che in questo momento ne soffre di più in Europa è la Germania «che ha costruito il proprio modello economico sull’export, in particolare verso gli Stati Uniti. […]».
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