I TORMENTI DI CAPITAN SCOGLIONE - MENTRE MONTI VUOLE CANDIDARE DE FALCO, SCHETTINO FA L’OFFESO: “TRATTATO PEGGIO DI BIN LADEN MA IN PLANCIA NON ERO SOLO. ANCHE LA STORIA DELL’INCHINO ALL’ISOLA ERA UNA PRATICA CONSOLIDATA. QUELLA SERA NON MI VENNERO DATE INFORMAZIONIE ESATTE” - IL RELITTO NON SARÀ RIMOSSO PRIMA DELL’AUTUNNO 2013, E SI TEME CHE LA DATA POSSA SLITTARE ANCORA…

1. IL RELITTO NON SARÀ RIMOSSO PRIMA DELL'AUTUNNO 2013
Grazia Longo per "la Stampa"

La piccola Dayana Arlotti sorrideva al suo papà lisciandosi con una manina l'abito da principessa indossato per la prima serata di gala della crociera. Il batterista pugliese Giuseppe Girolamo si stava esibendo nello spettacolo della sua band. L'indiano Russel Rebello cercava di dormire nella sua cabina, intorpidito dalla febbre a 40.

Tre piccoli flash, tre scampoli di vita in mezzo alle altre - 4.226 persone in tutto - che la sera del 13 gennaio 2011 viaggiavano sulla Costa Concordia. Il loro destino, e non solo il loro, ha svoltato alle ore 21.42, al momento dell'impatto contro lo scoglio delle Scole all'Isola del Giglio. Il resto è cronaca di dolore, bugie, paura, attesa. Domenica prossima il calendario registra il primo anniversario. Ma non c'è niente da festeggiare, anzi.

Concordia. Un nome presagio di occasioni liete, divenuto nell'ultimo anno sinonimo di morte e sventura. Trentadue vittime (anche se in realtà due corpi non sono stati ancora recuperati), danni per centinaia milioni di euro, un processo in diretta mondiale che vede 11 indagati (ma per 3 di loro quasi sicuramente verrà chiesta l'archiviazione) e quel relitto che incomberà sull'isola fino al prossimo autunno.

Nonostante procedano senza sosta, 24 ore su 24, 7 giorni su 7, i lavori per la rimozione della Concordia non avverrà prima di settembre. In ritardo di alcuni mesi, rispetto alle previsioni che fissavano la chiusura del cantiere prima dell' estate. Con tutto il disagio che comporterà per l'isola, soprattutto sul fronte turistico. L'impatto ambientale, invece, al momento non costituisce un problema. Le operazioni sono condotte dal consorzio Titan-Micoperi.

È chiaro che in un'operazione tecnico-ingegneristica di queste dimensioni è poco attendibile determinare una data esatta per il termine dei lavori. La stessa Regione Toscana considera «ragionevole immaginare che si possano verificare sospensioni dovute a condizioni meteo marine avverse o comunque a situazioni non prevedibili». Eppure il governatore toscano Enrico Rossi non nasconde qualche perplessità: «Mi affido al Governo e al ministro Clini verso cui nutro fiducia assoluta, ma confesso di iniziare a essere un po' inquieto».

L'Osservatorio ha chiesto che sia fornita specifica documentazione delle valutazioni che hanno portato alla revisione dei tempi programmati entro la prima decade di gennaio 2013. L'impegno chiesto a Costa è quello di focalizzare ulteriormente l'attenzione sulle misure di prevenzione e sui piani di emergenza soprattutto per gli aspetti ambientali, da predisporre in tempi utili per garantirne l'efficacia e la disponibilità immediata ove ricorrano condizioni di emergenza.

Il consorzio, Costa Crociere e con l'Osservatorio si impegnano comunque «a valutare ogni eventuale utile soluzione per tentare di anticipare ulteriormente la conclusione dei lavori. Attualmente sono circa 400 gli addetti, i tecnici e i sommozzatori che operano nel cantiere giorno con circa 20 mezzi navali a supporto».

Altro capitolo in via di sviluppo è quello giudiziario. L'inchiesta è stata formalmente chiusa e le richieste di rinvio a giudizio potrebbero partire entro i primi giorni di febbraio.

Il comandante Francesco Schettino è l'indagato numero 1, a seguire gli ufficiali presenti in plancia, il timoniere, il cartografo e due dirigenti Costa (Ferrarini e Ursprunger, mentre il caso Parodi sarà probabilmente archiviato). Il procuratore capo di Grosseto, Francesco Verusio osserva: «E' stato un lavoro difficile e complesso che si è concluso con rapidità in meno di un anno». E non manca neppure un risvolto politico, con il difensore di Schettino, l'avvocato Bruno Leporatti che ha dismesso il mandato e poi si è candidato alle primarie con Sel. Ma i suoi voti sono stati annullati.


2. I TORMENTI DI SCHETTINO: SONO STATO TRATTATO PEGGIO DI BIN LADEN MA IN PLANCIA NON ERO SOLO
Grazia Longo per "la Stampa"

Dice che è stanco di essere definito un guascone. Dice che non ne può più delle barzellette sulla sua telefonata con Gregorio De Falco che gli ordinava di risalire a bordo. Dice che non è l'unico ad aver sbagliato. Dice che nonostante tutto ha fiducia nella giustizia. Ma, soprattutto, dice che da un anno non fa che pensare a loro, «a quelle 32 vittime e alle loro famiglie. Per me l'ultimo anno è stato costellato da amari ricordi, per loro è stato un anno di lutto».

Comandante Schettino, ha mai provato a guardarsi dall'esterno, a vedersi con gli occhi di quelle famiglie?
«Il sentimento che ha caratterizzato l'ultimo anno è il tormento per quello che è accaduto la notte del 13 gennaio scorso. Ed è un dolore sincero, dal profondo del cuore. Sono stato dipinto peggio di Bin Laden, mentre il mio rammarico per quello che è successo è enorme. Altrettanto onestamente rinnego l'immagine che mi hanno cucito addosso, ridicolizzando non solo 30 anni del mio lavoro, della mia esperienza in tutto il mondo, ma anche l'immagine del nostro Paese esposto alle critiche, spesso ingiuste, dell'intero pianeta».

Però non era mai capitato prima che una nave naufragasse sugli scogli così vicino alla terraferma.
«Guardi che anche la storia della navigazione turistica, del cosiddetto inchino all'isola, è tutto un fraintendimento. Avvicinarsi a 0,3 miglia era una pratica consolidata».

Il codice di navigazione e la compagnia Costa crociere ammettono una distanza di 5 miglia.
«Tutte storie, tutti sapevano che per omaggiare l'isola si doveva passare più vicino. L'avevamo sempre fatto. Non voglio puntare il dito contro gli altri, ma quella sera non mi vennero fornite le informazioni esatte. Io posso pure avere sbagliato, ma non ero solo».

Al di là della gravità dell'incidente, l'aspetto sconvolgente è il suo abbandono della nave, non crede?
«Non è esatto, non è andata così».

Insiste nel sostenere che è scivolato sulla scialuppa?
«Quella volta mi sono espresso male, evidentemente avrei dovuto spiegare che si trattava dell'effetto della forza di gravità».

Che è come dire d'essere scivolato.
«Ma lei ha presente come si era inclinata la nave quella sera? Il calpestabile era diventato un muro e nella parte dove mi trovavo io era impossibile restare a bordo. Sarei finito sommerso: in quel modo sarei stato forse più utile? Non credo proprio. Io ho fatto tutto il possibile per incagliare la nave in modo che fosse vicina agli scogli».

Secondo la pubblica accusa e la guardia costiera non fu per effetto della sua manovra, ma per il contraccolpo causato dall'urto contro lo scoglio.
«Non è così, e sono certo che in tribunale sarà provato. Emerge anche dalla scatola nera».

Perché non è risalito a bordo? Glielo ha chiesto anche il comandante De Falco?
«Non voglio commentare quella telefonata, ma lui è un comandante di terra, io di nave. Sapevo quello che stavo facendo».

Non era assalito dal panico?
«No. Ero calmo perché mantenevo i nervi saldi, perché è così che dev'essere un comandante».

Ma mentre lei era sullo scoglio, sulla nave c'erano ancora molte persone.
«Spettava agli elicotteri portarli via. E invece tutti addosso a me. Non mi sono mai ubriacato, né mai mi sono drogato in vita mia. Eppure solo a me venne fatto l'esame per accertarlo. Perché agli altri no?».

Il comandante era lei.
«Sì, ma gli ufficiali di bordo hanno un ruolo. E comunque le regole vanno riviste. Dai compiti del comandante, alla conta dei passeggeri e alle modalità di evacuazione. Dopo il naufragio del Titanic molte cose sono state rivalutate. Lo stesso si dovrebbe fare ora. Mi sono sempre battuto per il rispetto delle regole: ero il presidente dei capitani della Costa crociere, eletto da tutti gli altri. E ora, invece, mi sparano tutti addosso. Comunque non voglio piangermi addosso: il mio pensiero va a tutte le persone che hanno sofferto e che ancora soffrono per quanto successo».

 

 

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