FUORI CUCCHIANI, INTESA BALLA DA SOLA: NIENTE SOCIO ESTERO, LE FONDAZIONI GUZZETTIANE TORNANO IN PRIMA FILA

Stefano Righi per "CorrierEconomia - Corriere della Sera"

Back to basic. Con la nomina di Carlo Messina al ruolo di ceo di Intesa Sanpaolo si può considerare conclusa l'ideale parabola che ha visto protagoniste le banche italiane negli ultimi anni: dall'epoca dell'espansione per acquisizioni e della finanza facile a un ritorno concreto sui temi più tipici e «sociali» del fare banca.

Il cambiamento è nel nome (e nel modo di operare) dei protagonisti: da Mussari, Profumo, Passera, Cucchiani, Innocenzi, Ponzellini, siamo passati a Viola, Ghizzoni, Messina, Saviotti, Montani. C'è meno appeal nei secondi rispetto ai cavalieri del merger & acquisition e della finanza speculativa, ma sembrano gli uomini giusti per interpretare questo tempo, che richiede un ritorno ai fondamentali. Back to basic, appunto.

SVILUPPARE I RAPPORTI
L'uscita di Enrico Tomaso Cucchiani da Intesa Sanpaolo, per i modi e i tempi in cui si è consumata, continua ad essere al centro dell'attenzione. Nei giorni scorsi, sia il presidente del consiglio di gestione, Gian Maria Gros-Pietro, che il nuovo capoazienda Messina, hanno sottolineato che la vicenda Tassara non ha giocato un ruolo nella rottura. Resta dunque il clima aziendale che si era venuto a creare, al punto che l'uscita di Cucchiani «risponde all'esigenza del sistema dirigenziale della banca di sviluppare maggiormente i rapporti tra il ceo e i suoi primi riporti».

L'uscita di Cucchiani lascia comunque sul tavolo alcune domande irrisolte. L'apertura del capitale della prima banca in Italia a soci esteri rimane un fascicolo nel bagaglio a mano di Cucchiani, o è un tema ancora attuale? I frequenti viaggi all'estero dell'ex ceo (Germania, Londra, New York), hanno aperto prospettive in questo senso o tutto è finito lì? Dalla Germania, difficile avere riscontri.

Anche perché l'unico vero grande investitore internazionale tedesco è il gruppo Allianz, al cui interno Cucchiani ha sì percorso il tratto più ampio della propria carriera, ma che difficilmente oggi prenderebbe posto in una compagine sociale dove già uno dei suoi maggiori concorrenti, le Assicurazioni Generali, controllano il 2,696 per cento. Più possibili altri partner, il cui intervento però oggi appare del tutto disinnescato.

VINCOLI E AUTONOMIE
Il ruolo delle fondazioni nelle banche resta così delicatissimo, specie quando non è sorretto dall'acuta visione di Giuseppe Guzzetti, il presidente della Cariplo e dell'Acri. I disastri che si sono concretizzati in Montepaschi, in Banca Marche, in Carife, in Tercas e che sono stati sfiorati in Carige solo grazie a un vigorosa sterzata di Flavio Repetto, testimoniano quanto pericolosa sia l'autoreferenzialità.

Concentrazione dell'investimento, debiti e speculazioni sono i temi che Guzzetti ha imposto nella Carta delle Fondazioni e che la scorsa settimana il Tesoro ha affrontato nei lavori preparatori di una nuova legge di settore a cui sta lavorando il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni. In Intesa Sanpaolo le fondazioni raccolgono circa un quarto del capitale sociale. Una quota importante, benché divisa tra una pluralità di soci. Il primo azionista, la Compagnia di Sanpaolo, non arriva da sola al 10 per cento del capitale.

La Cariplo è sotto la soglia del 5 per cento. Sono situazioni al vaglio del Tesoro, cui spetta per legge la vigilanza sulle fondazioni. Diversa è stata la compenetrazione degli interessi della Fondazione Monte dei Paschi nella banca senese, o la presenza nel capitale della Carige dell'istituto conferitario. In Unicredit l'aumento di capitale da 7,5 miliardi all'inizio del 2012 ha diluito la quota delle fondazioni, che in alcuni casi (Cr Torino), hanno successivamente ridotto in maniera ulteriore la loro presenza. La tendenza pare evidente e forse in questo solco voleva inserirsi il progetto di Cucchiani.

RITORNO AL FUTURO
Resta il Back to basic. Un ritorno al ruolo più tipico della banca. «È un concetto semplice - spiega Flavio Valeri, ceo di Deutsche Bank in Italia -. Nel Corporate significa focalizzarsi nell'accompagnare all'estero le imprese in cerca di nuovi mercati verso cui esportare. È tornare a fare quello che faceva il vecchio Servizio Estero della Comit.

Significa sviluppare una rete di uffici a supporto della clientela non solo a Londra, a New York e nei Paesi Bric (Brasile, Russia, India, Cina), ma anche nelle nuove geografie Mint (Messico, Indonesia, Nigeria, Turchia) e nei nuovi Paesi in costante sviluppo come l'area indocinese e l'Africa sub sahariana.

Dal punto di vista dei prodotti, significa focalizzarsi sulle lettere di credito e sul cash pooling. Nel retail, vuol dire offrire prodotti molto semplici e chiari, tipo i piani pensionistici che il cliente dovrebbe iniziare a sottoscrivere sin da giovane, subito dopo le prime esperienze lavorative, per costruirsi una pensione privata che possa integrare l'assegno dell'Inps».

In questa direzione si sta già muovendo Unicredit, che nel triennio guidato da Ghizzoni ha abbandonato gli orpelli della finanza facile e si è concentrata sui territori. E in questa direzione è attesa Intesa Sanpaolo sotto la guida di Messina. L'arrivo del capo azienda dalla Banca dei Territori è una garanzia in questo senso.

Il mosaico che ha dato vita ad Intesa è infatti la risultante di una serie quasi infinita di accostamenti territoriali, di banche e casse di risparmio che reclamano un'attenzione che può essere decisiva in un senso o nell'altro. Certo, il barometro economico per l'Italia prevede ancora tempo incerto nei prossimi mesi, ma pensare ad altro non ha aiutato. L'arrivo di Messina (prima nomina interna alla posizione top) dovrebbe riavvicinare la banca alle proprie radici.

 

GIOVANNI BAZOLI E GIUSEPPE GUZZETTIGIUSEPPE MUSSARI GIUSEPPE GUZZETTI GIOVANNI BAZOLI resize CUCCHIANI-BAZOLIENRICO CUCCHIANI INAUGURAZIONE MITO ALLA SCALA FOTO FRANCO CORTELLINO ALESSANDRO PROFUMO ENRICO CUCCHIANI DAVID THORNE FOTO DA FLICKR AMBASCIATA USA MASSIMO SARMI JOHN ELKANN ENRICO CUCCHIANI Carlo-Messina-Intesa-Sanpaolo

Ultimi Dagoreport

software israeliano paragon spyware whatsapp alfredo mantovano giorgia meloni peter thiel

DAGOREPORT – SE C’È UNO SPIATO, C’È ANCHE UNO SPIONE: IL GOVERNO MELONI SMENTISCE DI AVER MESSO SOTTO CONTROLLO I GIORNALISTI COL SOFTWARE ISRAELIANO DI “PARAGON SOLUTIONS” - PECCATO CHE L’AZIENDA DI TEL AVIV, SCRIVE "THE GUARDIAN", NON FACCIA AFFARI CON PRIVATI, MA VENDA I SUOI PREGIATI SERVIZI DI HACKERAGGIO SOLO A “CLIENTI GOVERNATIVI” CHE DOVREBBERO UTILIZZARLI PER PREVENIRE IL CRIMINE - CHI AVEVA FIRMATO IL CONTRATTO STRACCIATO DAGLI ISRAELIANI PER "VIOLAZIONI"? QUAL È "L'ABUSO" CHE HA SPINTO PARAGON A DISDETTARE L'ACCORDO? – ANCHE IL MERCATO FIORENTE DELLO SPIONAGGIO GLOBALE HA IL SUO BOSS: È PETER THIEL, IL “CAVALIERE NERO” DELLA TECNO-DESTRA AMERICANA, CHE CON LA SOCIETA' PALANTIR APPLICA L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE AL VECCHIO MESTIERE DELLO 007…

barbara berlusconi

DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA FATTO MALE CON FEDELE CONFALONIERI, CHE FU PRESIDENTE DELLA FILARMONICA DELLA SCALA E BRUNO ERMOLLI, POTENTISSIMO VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE TEATRO ALLA SCALA - INVECE BARBARA B. LA SI VIDE DUE VOLTE, AL BRACCIO DI PATO, L’EX ATTACCANTE DEL MILAN. LA SUA NOMINA NEL CDA DELLA SCALA? DONNA, GIOVANE… E POI CON QUEL COGNOME! LA COMPETENZA? BEH… LA PASSIONE MMM…: PERCHÉ, DA QUEL GIORNO CHE VENNE CON PATO, NON SI È PRESA UN BEL PALCO ANZICHÉ TORNARE ALLA SCALA SOLO QUINDICI ANNI DOPO DA CONSIGLIERE/A?

vincenzo de luca elly schlein nicola salvati antonio misiani

DAGOREPORT – VINCENZO DE LUCA NON FA AMMUINA: IL GOVERNATORE DELLA CAMPANIA VA AVANTI NELLA SUA GUERRA A ELLY SCHLEIN - SULLA SUA PRESUNTA VICINANZA AL TESORIERE DEM, NICOLA SALVATI, ARRESTATO PER FAVOREGGIAMENTO DELL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA, RIBATTE COLPO SU COLPO: “DOVREBBE CHIEDERE A UN VALOROSO STATISTA DI NOME MISIANI, CHE FA IL COMMISSARIO DEL PD CAMPANO” – LA STRATEGIA DELLO “SCERIFFO DI SALERNO”: SE NON OTTIENE IL TERZO MANDATO, DOVRÀ ESSERE LUI A SCEGLIERE IL CANDIDATO PRESIDENTE DEL PD. ALTRIMENTI, CORRERÀ COMUNQUE CON UNA SUA LISTA, RENDENDO IMPOSSIBILE LA VITTORIA IN CAMPANIA DI ELLY SCHLEIN…

osama almasri torturatore libico giorgia meloni alfredo mantovano giuseppe conte matteo renzi elly schlein

DAGOREPORT – LA SOLITA OPPOSIZIONE ALLE VONGOLE: SUL CASO ALMASRI SCHLEIN E CONTE E RENZI HANNO STREPITATO DI “CONIGLI” E ''PINOCCHI'' A NORDIO E PIANTEDOSI, ULULANDO CONTRO L’ASSENZA DELLA MELONI, INVECE DI INCHIODARE L'ALTRO RESPONSABILE, OLTRE ALLA PREMIER, DELLA PESSIMA GESTIONE DELL’AFFAIRE DEL BOIA LIBICO: ALFREDO MANTOVANO, AUTORITÀ DELEGATA ALL’INTELLIGENCE, CHE HA DATO ORDINE ALL'AISE DI CARAVELLI DI RIPORTARE A CASA CON UN AEREO DEI SERVIZI IL RAS LIBICO CHE E' STRAPAGATO PER BLOCCARE GLI SBARCHI DI MIGLIAIA DI NORDAFRICANI A LAMPEDUSA – EPPURE BASTAVA POCO PER EVITARE IL PASTROCCHIO: UNA VOLTA FERMATO DALLA POLIZIA A TORINO, ALMASRI NON DOVEVA ESSERE ARRESTATO MA RISPEDITO SUBITO IN LIBIA CON VOLO PRIVATO, CHIEDENDOGLI LA MASSIMA RISERVATEZZA - INVECE L'ARRIVO A TRIPOLI DEL TORTURATORE E STUPRATORE DEL CARCERE DI MITIGA CON IL FALCON DELL'AISE, RIPRESO DA TIVU' E FOTOGRAFI, FUOCHI D’ARTIFICIO E ABBRACCI, HA RESO EVIDENTE IL “RICATTO” DELLA LIBIA E LAMPANTE LO SPUTTANAMENTO DEL GOVERNO MELONI - VIDEO

ursula von der leyen giorgia meloni

URSULA VON DER LEYEN, CALZATO L'ELMETTO, HA PRESO PER LA COLLOTTOLA GIORGIA MELONI - A MARGINE DEL CONSIGLIO EUROPEO INFORMALE DI TRE GIORNI FA, L’HA AFFRONTATA CON UN DISCORSO CHIARISSIMO E DURISSIMO: “CARA GIORGIA, VA BENISSIMO SE CI VUOI DARE UNA MANO NEI RAPPORTI CON TRUMP, MA DEVI PRIMA CONCORDARE OGNI MOSSA CON ME. SE VAI PER CONTO TUO, POI SONO CAZZI TUOI” – LA REAZIONE DELLA SEMPRE COMBATTIVA GIORGIA? DA CAMALEONTE: HA ABBOZZATO, SI È MOSTRATA DISPONIBILE E HA RASSICURATO URSULA ("MI ADOPERO PER FARTI INCONTRARE TRUMP"). MA IL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NON HA ABBOCCATO, PUNTUALIZZANDO CHE C’È UNA DIFFERENZA TRA IL FARE IL "PONTIERE" E FARE LA "TESTA DI PONTE" – IL “FORTINO” DI BRUXELLES: MACRON VUOLE “RITORSIONI” CONTRO TRUMP, MERZ SI ALLONTANA DAI NAZISTI “MUSK-ERATI” DI AFD. E SANCHEZ E TUSK…