generali leonardo del vecchio alberto nagel philippe donnet francesco gaetano caltagirone

GENERALI IN BATTAGLIA - TRA DONNET-NAGEL E CALTAGIRONE-DEL VECCHIO, AVANZA IL TERZO INCOMODO: SI VA VERSO LA PRESENTAZIONE DI UNA TERZA LISTA PER IL RINNOVO DEL BOARD. SAREBBE QUELLA DEI FONDI DI ASSOGESTIONI, CHE POTREBBE SPARIGLIARE LE CARTE DRENANDO IL 35% IN MANO AGLI INVESTITORI ISTITUZIONALI - MENTRE SI ATTENDE LA RESA DEI CONTI, IERI È STATO PUBBLICATO IL “PARERE” PER AUMENTARE IL NUMERO DEI COMPONENTI DEL CDA E MODIFICARE LE DELEGHE DELL’AD - L’ECONOMIST: “CIAO, SALOTTO BUONO”

Francesco Spini per "la Stampa"

 

PHILIPPE DONNET ALBERTO NAGEL

Si avvicina il momento della verità nella contesa sulle Generali che vede contrapposti il cda e alcuni dei principali azionisti del Leone, come Francesco Gaetano Caltagirone, Leonardo Del Vecchio e la Fondazione Crt, questi ultimi due riuniti in un patto di consultazione. Tra loro, avanza il terzo incomodo.

 

Donnet Caltagirone Del Vecchio

Si va verso una terza lista, quella dei fondi di Assogestioni. Una decisione formale non ci sarebbe ancora, ma la linea appare tracciata. Una terza lista, seppure di minoranza, accresce la suspense. Drenerebbe infatti parte di quel 35% decisivo in mano a investitori istituzionali.

 

generali

Dal canto suo il cda selezionerà la propria lista «con anticipo rispetto al termine statutario massimo del 28 marzo»: il giorno buono, con ogni probabilità, sarà il 14 marzo, giorno dei conti annuali. In quella data (o lì attorno) calerà le sue carte anche Caltagirone che, uscito dal patto, sta studiando una propria compagine e un piano alternativi.

Alberto Nagel Caltagirone

 

In attesa della stretta sulle liste ieri è stato pubblicato il cosiddetto «Parere di orientamento agli azionisti su dimensione e composizione» del cda, in vista dell'assemblea del 29 aprile. Si parla di poteri esecutivi tutti nelle mani all'ad, un presidente senza deleghe operative, in un board composto in maggioranza da indipendenti.

 

francesco gaetano caltagirone philippe donnet

Anzitutto, però, il numero: oggi il cda è composto da 13 persone, lo statuto permette di arrivare fino a 17. Il consiglio ritiene di non andare oltre le 15. Questo, «per tenere conto della necessità di rafforzare» il cda «con ulteriori competenze», legate al mondo digitale, alla tecnologia informatica, alla cybersicurezza «in una prospettiva internazionale».

 

Viene quindi raccomandata una «componente significativa di indipendenti» almeno in continuità con la quota del 60% attuale. Con una postilla, relegata in una nota dove si parla della «necessità - segnalata dalla maggioranza dei consiglieri - di avviare una riflessione sui criteri che sono a fondamento sostanziale della definizione di indipendenza».

generali 2

 

La formalità non basta più. Stringenti anche i requisiti richiesti all'ad, «unico» destinatario di «deleghe operative», e al presidente che, si specifica, «non svolge alcuna funzione gestionale». Il consiglio raccomanda di allinearsi a quanto scritto nel parere anche agli azionisti che dovessero presentare liste alternative. Chiarendo e motivando, in caso contrario, «eventuali differenze».

 

Raccomandazioni che non sembrano trovare orecchie troppo attente nel fronte dell'azionariato in cerca di un'alternativa a Philippe Donnet, l'ad che il cda vuol confermare, dove resta ferma la convinzione per cui il parere come la lista siano risultato dell'influenza del primo socio Mediobanca sul cda.

 

ARTICOLO DELL ECONOMIST SU MEDIOBANCA E GENERALI

Al contrario il magazine The Economist, riferimento per una buona fetta dell'establishment anglosassone, appoggia la svolta delle Generali con la lista del consiglio. «Ai vecchi tempi del salotto, l'ad delle Generali avrebbe cenato con soci importanti prima di annunciare decisioni strategiche o nuovi consiglieri. Quei giorni sono finiti», si legge nell'articolo intitolato «Ciao, salotto buono». In casa Mediobanca, nel frattempo, l'assemblea del patto di consultazione ha approvato l'ingresso di Fin.Fer, appartenente al gruppo siderurgico Pittini (0,41%). Il capitale riunito nell'accordo sale così dal 10,24% al 10,65%.

sede generali milanoGRUPPO GENERALI - I SOCI - 14 GENNAIO 2022

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