GROVIGLIO BANCARIO ALL’ITALIANA – SCENDE IN CAMPO IL “FINANCIAL TIMES”: MENTRE L'OFFERTA DI UNICREDIT PER BPM PRESENTA EVIDENTI SINERGIE POTENZIALI, L'OPS DI MONTE DEI PASCHI SU MEDIOBANCA NON HA SENSO - IL CONTROLLO DI GENERALI SEMBRA DESTINATO A TRASFORMARSI IN UNA RISSA TRA IL CEO DONNET E IL DUO CALTAGIRONE E MILLERI (CHE SPERA CHE UNICREDIT, CHE ORA HA LA POSSIBILITÀ DI FARE DA KINGMAKER, POSSA PASSARE DALLA LORO PARTE…)
Traduzione dell’articolo di Camilla Palladino per www.ft.com
Fabio Corsico Franco Caltagirone matteo Piantedosi
I banchieri italiani raramente optano per un piano semplice. Lo dimostra l'ammucchiata a cinque che sta prendendo forma tra le banche e le assicurazioni del Paese. È una lotta di potere che offre briciole agli azionisti abituali delle società. Il groviglio si presenta così.
UniCredit ha presentato un'offerta per la Banca Popolare di Milano, facendo deragliare una potenziale fusione tra BPM e Monte dei Paschi di Siena. Quest'ultima, a sua volta, ha lanciato un'offerta ostile per Mediobanca, il cui asset principale è una partecipazione del 13% nell'assicurazioni Generali. E, in un colpo di scena del fine settimana, UniCredit ha svelato una partecipazione del 4% in Generali.
Tutto questo può sembrare confuso. Tuttavia, deriva da due sfide strategiche di lunga data - e non particolarmente complesse - nel panorama finanziario italiano.
Il primo è che il sistema bancario rimane frammentato, con due grandi gruppi - Intesa e UniCredit - e una serie di banche più piccole che dovranno consolidarsi. Il secondo è che Generali, uno degli asset più importanti del Paese, non ha partecipato al consolidamento e ha perso posizioni rispetto ai suoi rivali del mondo assicurativo. I detrattori sostengono che l'influenza di Mediobanca l'abbia frenata.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE PHILIPPE DONNET
Entrambe le questioni devono essere affrontate da tempo. In termini di consolidamento bancario, le potenziali combinazioni offerte aiutano, ma solo in parte. Mentre l'offerta di UniCredit per BPM presenta evidenti sinergie potenziali, Monte dei Paschi e Mediobanca sono una combinazione meno naturale. Le sovrapposizioni di business sono limitate e l'istituto di credito toscano si affida in parte a un uso più rapido delle attività fiscali differite per creare valore.
In Generali, invece, è stata preparata una lotta per il controllo che sembra destinata a trasformarsi in una rissa, piuttosto che in un'offerta con un sostanzioso premio di controllo.
Gran parte della frenesia è stata scatenata dal magnate italiano Francesco Gaetano Caltagirone e da Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, che in passato hanno cercato, senza riuscirci, di insediare i propri candidati alle Generali.
Quando il prossimo maggio gli azionisti dell'assicurazione sceglieranno il nuovo consiglio di amministrazione, i due arriveranno a Trieste con i carri armati. Insieme possiedono una quota diretta del 17% di Generali.
LUIGI LOVAGLIO - FOTO LAPRESSE
Insieme al governo italiano, sono entrambi azionisti significativi del Monte dei Paschi, che ha nel mirino il 13% di Mediobanca in Generali. Forse sperano che UniCredit, che ora ha la possibilità di fare da kingmaker, possa passare dalla loro parte.
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Le domande che sorgono sono molte. Chi sarà il proprietario di chi, quando il polverone si sarà posato? Chi controllerà Generali, e il risultato sarà migliore? Ma è difficile sfuggire alla sensazione che si sia persa un'occasione di semplificazione. Il nuovo mondo della finanza italiana potrebbe essere altrettanto contorto del vecchio.