DEUTSCHE BANK SCETTICA SULLA CONCRETEZZA DEL PAROLAIO RENZIE: “L'ITALIA NON HA BISOGNO DI UNA RIFORMA AL MESE, MA DI DARSI UNA SCALA DI PRIORITÀ SULLE RIFORME DA FARE DATA LA SCARSITÀ DI RISORSE DISPONIBILI"…

Carlotta Scozzari per Dagospia

Deutsche Bank, la banca d'affari tedesca che secondo Silvio Berlusconi e i suoi seguaci con gli ordini di vendita sui Btp del 2011 innescò la voragine che risucchiò l'ex premier, torna alla carica sull'Italia. E questa volta, in uno studio diffuso tra gli addetti ai lavori, analizza le possibili mosse del neonato governo Renzie. E lo fa mentre si avvicina a grandi passi la data del 17 marzo, giorno in cui il nuovo premier andrà dalla cancelliera tedesca Angela Merkel, "jobs act" alla mano, per capire se sta facendo bene i compiti a casa.

Già solo il titolo dello studio rende l'idea di quella che secondo gli analisti della banca tedesca dovrebbe essere la principale difficoltà con cui Matteuccio sarà costretto a fare i conti: "Implementation, implementation, implementation", ossia tradurre in pratica tutto quello che il neo premier ha detto di voler fare.

Secondo Deutsche Bank, sono fondamentalmente due le questioni. La prima, è "se la fragile maggioranza di Renzi e il suo team di relativa inesperienza potranno assicurare l'avvio (in inglese appunto "implementation", ndr) delle riforme economiche e istituzionali" di cui l'Italia ha un bisogno disperato. La seconda è "se il governo Renzi riuscirà a evitare una dispersione delle risorse". Ovvero: hai pochi soldi, vedi di usarli bene e non a pioggia.

Deutsche Bank, dal canto suo, è abbastanza fiduciosa che Renzie riuscirà nell'impresa di ridurre, anche in maniera "non trascurabile", il cuneo fiscale, mentre è più scettica sulla possibilità che riesca a migliorare sensibilmente l'efficienza del carrozzone della pubblica amministrazione.

Quanto al cuneo fiscale, gli analisti della banca d'affari tedesca stimano che l'obiettivo del governo sia di tagliare 10 miliardi di euro nel 2014 (Renzi si è limitato a parlare di riduzione "a doppia cifra"), ammontare che potrebbe crescere a 15 e 20 miliardi rispettivamente nel 2015 e nel 2016. Ciò a patto però che "i risparmi dal taglio delle spese non siano dispersi".

Sul fronte delle riforme istituzionali, Detsche Bank si dice ottimista sulle prospettive della legge elettorale presentata da Renzi, l'Italicum, sebbene anche in questo caso il rischio di traduzione in pratica appaia "elevato". Si sa, poi, i tedeschi sono precisi e concreti. Non stupisce quindi che la banca d'affari sia poco entusiasta del fatto che il premier italiano si sia prodotto in mille dichiarazioni di intenti senza però suggerire alcuna soluzione pratica.

"Mentre le linee guida (dell'azione di Renzi, ndr) sembrano essere quelle giuste, i dettagli ancora mancano. La nostra preoccupazione è che il nuovo premier, quando ha buttato fuori Letta (l'ex premier Enrico, ndr), avesse le idee meno chiare di quanto ci saremmo aspettati. E questa preoccupazione - proseguono da Deutsche Bank - deriva dalla lotta che c'è stata prima di arrivare a nominare il ministro dell'Economia", ruolo per il quale è stato scelto Pier Carlo Padoan. Una scelta "saggia, probabilmente - ipotizzano i tedeschi - suggerita dal presidente della Repubblica", Giorgio Napolitano.

L'altra preoccupazione di Deutsche Bank è che il programma di Renzi sia "troppo ambizioso". "Avremmo preferito - dicono gli analisti tedeschi - una lista più piccola di obiettivi bene specificati. L'Italia - chiosano da Deutsche Bank - non ha bisogno di una riforma al mese, ma di darsi una scala di priorità sulle riforme da fare data la scarsità di risorse disponibili".

 

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