NEL NOME DI D-IOR! - ITALIA E VATICANO AI FERRI CORTI SUI CONTROLLI ANTIRICICLAGGIO NELLA BANCA DEL PAPA - AMBASCIATA, PROCURA DI ROMA E BANKITALIA CONTRO LA SANTA SEDE: “L'AUTORITÀ FINANZIARIA NON RISPETTA GLI STANDARD INTERNAZIONALI”

Francesco De Dominicis per "Libero Quotidiano"

 

BERGOGLIO TRA I FEDELI A BUENOS AIRES BERGOGLIO TRA I FEDELI A BUENOS AIRES

Le voci sono rimbalzate anche Oltretevere: raccontano che le ultime nomine nelle finanze del Vaticano, ratificate la scorsa settimana da Papa Francesco, abbiano innervosito, e non poco, le autorità italiane. Il braccio di ferro tra il nostro Paese e la Santa sede sulla lotta al denaro sporco nello Ior (Istituto per le opere di religione) va avanti da parecchi mesi.

 

monsignor parolin arriva al suo primo incontro bilaterale italia vaticano monsignor parolin arriva al suo primo incontro bilaterale italia vaticano

Con l’Italia che a più livelli - dalla diplomazia fino alla Banca d’Italia passando per la Procura di Roma - lamenta la scarsa collaborazione da parte dell’Aif, l’Autorità antiriciclaggio vaticana. Dalla quale sono stati sbattuti fuori, in anticipo rispetto alla scadenza naturale e senza troppi complimenti, i vecchi membri del board, tutti italiani e con alta esperienza nel settore dei controlli finanziari, per fare spazio a una squadra «internazionale» (tre stranieri e un’italiana), ma con competenze forse non all’altezza.

 

Il rimpasto è stato firmato dal Pontefice, ma sarebbe stato ispirato dagli «americani», sempre potenti all’interno della Segreteria di Stato vaticana. Una mossa, quella di Jorge Bergoglio, che, nei palazzi romani, viene letta all’unanimità come una chiusura totale sulla possibilità di avviare un concreto scambio di informazioni circa i movimenti di denaro in odore di riciclaggio nella banca del Papa.

CARDINALE NICORA jpegCARDINALE NICORA jpeg

 

A fare da pivot delle lamentele italiane è l’ambasciatore presso la Santa sede, Francesco Maria Greco. Il quale sta tentando da mesi di dialogare con la Curia, ma finora senza grossi risultati. Greco vuole convincere il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, che le finanze vaticane hanno preso una forma sbagliata e, nel dettaglio, che l’Aif non opera secondo gli standard mondiali.

 

Su questo punto c’era perfetta sintonia con l’ex presidente degli sceriffi dello Ior, il cardinale Attilio Nicora. Ma dopo le dimissioni del porporato (non a caso in polemica), il tentativo di riallacciare il dialogo col successore, il vescovo Giorgio Corbellini, pare assai complicato.

 

VESCOVO GIORGIO CORBELLINIVESCOVO GIORGIO CORBELLINI

A Corbellini, in particolare, il diplomatico italiano riferirà nei prossimi giorni quanto raccolto dai pubblici ministeri della Capitale e, soprattutto, dall’Uif (Unità d’informazione finanziaria), il braccio antiriciclaggio di Bankitalia. Dove hanno ormai preso atto dell’assenza di collaborazione degli «omologhi» del Vaticano: a via Nazionale il dito è sempre puntato contro il direttore Aif, lo svizzero René Brülhart, messo sotto accusa per alcuni conflitti di interesse, perché è consulente della Segreteria di Stato (che, forse, gli paga lo stipendio) oltre che managing director di due boutique finanziarie americane con sede in Svizzera.

 

RENÉ BRULHARTRENÉ BRULHART

Sta di fatto che i rapporti tra Bankitalia e Aif sono tesissimi. Il dossier è sulla scrivania del capo dell’Uif, Claudio Clemente, una vita a palazzo Koch, buona parte trascorsa alla Vigilanza sugli istituti: nell’estate del 2005, quella del discusso risiko bancario, arrivò ai ferri corti con l’allora governatore, Antonio Fazio. Il numero uno dell’Unità antiriciclaggio italiana era uno degli ispettori «ribelli»: consegnò un parere negativo sulla scalata di Fiorani & soci ad Antonveneta.

 

Tanto bastò perché Fazio - che a Natale dello stesso anno si sarebbe dimesso, travolto dalle polemiche per il legame con Fiorani - gli dichiarasse guerra. Sono trascorsi nove anni, ma la fresca promozione a vicedirettore Aif del genero dell’ex governatore, Tommaso Di Ruzza, è considerata un mezzo affronto a Clemente, quasi un tentativo indiretto volto ad acuire la tensione.

 

Gossip, forse. Mentre è questione piuttosto seria l’accusa, rivolta all’Aif, di muoversi fuori delle prassi internazionali, visto che non rafforza lo staff interno e affida i controlli sullo Ior a una società di consulenza, Ernst & Young. La prima ispezione nella banca del Papa, peraltro, è terminata quasi un mese fa, ma l’esito non è stato reso noto. Qualcosa da nascondere?

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