L'ASSALTO A MEDIOBANCA - FRA UN MESE LEONARDO DEL VECCHIO ANDRÀ ALLO SCONTRO CON NAGEL. NEL FRATTEMPO, PUNTA A DETENERE PIÙ DEL 10% DI PIAZZETTA CUCCIA - GLI ANALISTI SONO DUBBIOSI PER L'IMPATTO SU GENERALI: SE SI APRISSE LA CASSAFORTE DEL LEONE, A GODERE SAREBBERO LE ASSICURAZIONI ESTERE COME AXA…
Claudio Antonelli per “la Verità”
Fra poco meno di un mese, il 12 novembre, Alberto Nagel, numero uno di Mediobanca, presenterà il piano industriale. Ad aspettarlo con il fucile puntato c' è Leonardo Del Vecchio, patron di Luxottica - ora Essilor -, terzo socio di Piazzetta Cuccia. L'imprenditore degli occhiali la scorsa settimana si è affidato alla consulenza di Jp Morgan per arrivare preparato all' evento e - stando a quanto ha già dichiarato - dimostrare che la banca d'affari non fa molti affari, e di conseguenza suggerire a Nagel una nuova strada, o alla strada di Mediobanca un nuovo amministratore delegato.
Del Vecchio è uno storico azionista del primo socio di Mediobanca, Unicredit, e del primo investimento (cioè Generali, la cui quota si aggira intorno al 5%). Il nodo è tutto qui, lungo l'asse Milano-Trieste. Tant'è che il fondatore di Luxottica accusa Mediobanca di concentrare gran parte degli incassi nel dividendo delle assicurazioni.
Fermarsi al dito accusatorio, tutto da dimostrare, però occulta la luna, cioè le origini dello scontro, e soprattutto le possibili conseguenze. Certamente la battaglia sullo Ieo, l'istituto dei tumori, ha avuto il suo peso. Del Vecchio aveva preparato un pacchetto da 500 milioni con l'appoggio di Jean Pierre Mustier per fare la scalata. Ha prevalso la controparte, e sembra che il patron degli occhiali non l'abbia digerita e da oltre 9 mesi si sia messo di traverso. Forse non è un caso che quegli stessi 500 milioni siano finiti nell' azionariato di Mediobanca, e che siano la base d' asta per il gradino successivo. L' idea sarebbe salire oltre al 10% della banca d' affari e puntare al 14.
A quel punto bisognerà domandarsi se Del Vecchio faccia tutto da sé, o abbia almeno il sostegno morale di qualcuno. Da che i protagonisti di questa vicenda hanno cominciato a prendersi a sportellate, spicca il silenzio di Unicredit, soprattutto perché è in netto contrasto con le dichiarazioni ufficiali di Ennio Doris (ha il 3,2% di Mediobanca) e di Vincent Bolloré (al momento secondo azionista con il 7,8%). Il primo ha sentenziato sulla solidità della banca d' affari che «non ha mais smesso di distribuire dividendi e non ha mai chiesto aumenti di capitale». Il secondo ha tagliato ancora più corto dicendo di essere soddisfatto della gestione Nagel.
Di conseguenza Del Vecchio per dare la spallata dovrebbe convincere i grandi fondi (che sta sondando tramite il proxy advisor Georgeson), che la gestione presente sia da cambiare. Molti analisti, ad esempio quelli di Deutsche Bank, hanno però sollevato dubbi sul senso che potrebbe avere tale sovvertimento. Il rischio è aprire la cassaforte di Generali attraverso una scalata graduale alla stessa Mediobanca. In un recente articolo, il Financial Times si è chiesto che succederebbe a una Generali «luxottizzata» se Del Vecchio scomparisse. Che eredità lascerebbe ai figli? Il tema in realtà appare di altra natura.
Non tanto una questione di passaggio generazionale ma di scelte geopolitiche. La domanda vera è: cui prodest? A chi farebbe comodo fuori dai nostri confini l' apertura della cassaforte Generali? In queste settimane per l' acquisto delle azioni di Piazzetta Cuccia, Del Vecchio si è affidato alla banca francese Natixis, la stessa che dopo aver supportato Bolloré nel tentativo di scalata a Mediaset nel 2017 ha tentato una mediazione spingendo per un' Opa amichevole. Un incastro da non sottovalutare, visto la quantità di partite incrociate. A guardare con interesse ai rastrellamenti di Natixis in questi giorni potrebbero essere le assicurazioni francesi, in primis Axa, che da un assalto a Generali potrebbe avere molto da guadagnare.
Scalzando l' opposizione del finanziere bretone (che anche se francese è dall' altra parte della barricata) le assicurazioni d' Oltralpe potrebbero sperare in un intervento di banca Intesa a difesa dell' italianità del Leone e a quel punto sollecitare l' antitrust per uno spacchettamento degli asset. Sarebbe la mossa ideale per opporsi alla silente e costante avanzata della tedesca Allianz. Fanta finanza? Forse, ma occhio perché la prima crepa è l' inizio della fine della diga.