DRAGHI A STELLE E STRISCE? – SALE L’ATTESA PER UNA MOSSA DELLA BCE “ALL’AMERICANA” CON L’ACQUISTO DI TITOLI DI STATO – LA GERMANIA GIÀ PRONTA A VIGILARE CHE NON SIANO PRIVILEGIATI TITOLI FRANCESI, ITALIANI E SPAGNOLI
Stefania Tamburello per “Il Corriere della Sera”
Cosa farà Mario Draghi per salvare l’economia europea?, si chiedeva ieri il Financial Times dopo aver sottolineato che il problema da affrontare non è più solo quello di salvare l’euro. Il dibattito delle ultime settimane, al di qua e al di là dell’Oceano, ha spostato l’attenzione dall’interrogativo sul futuro della moneta unica a quello sulla tenuta della stessa costruzione europea. Mantenendo però un punto fermo, l’attesa per le mosse della Bce e del suo presidente, Draghi appunto, anche se l’interessato ad ogni suo intervento insiste sul fatto che per uscire dalla crisi la politica economica deve essere attiva almeno quanto la politica monetaria.
Ma tant’è, gli occhi sono tutti puntati su Francoforte e sulla prossima riunione del consiglio direttivo della Banca centrale europea del 4 settembre e le attese sono per un’iniziativa decisa, straordinaria, sulla base di uno scenario congiunturale più critico di quello previsto dagli economisti della stessa Bce. In particolare la discesa dell’inflazione, significativamente più rapida di quella immaginata a Francoforte anche solo un mese fa ed il peggioramento dell’economia che è in arretramento pure in Germania, con buona pace delle più rosee stime della Bundesbank.
Il più severo scenario congiunturale costituirà dunque l’elemento centrale nella discussione delle iniziative dell’Eurotower che hanno comunque un corollario. La politica monetaria «resterà molto accomodante per lungo tempo», ha detto e ribadito Draghi anche in questi giorni con l’obiettivo di assecondare l’indebolimento della moneta unica che non può peraltro prescindere dall’azione della Federal Reverse Usa, e che è prezioso per dare fiato alle esportazioni del Vecchio continente e per frenare la discesa dei prezzi.
LA FEDERAL RESERVE BANK DI NEW YORK
In cima alla lista c’è la decisione già annunciata di far partire, il 18 settembre, la prima operazione (ce ne saranno 8 nell’arco di un biennio) di prestiti alle banche, finalizzata alla concessione di finanziamenti alle imprese e alle famiglie (esclusi i mutui immobiliari). Si tratta di prestiti a 4 anni a tassi appena superiori a quelli minimi di riferimento (0,15%) che potranno ammontare, per l’intero periodo, anche a mille miliardi.
C’è da vedere se le banche potranno contare su una domanda adeguata da parte delle imprese ma in ogni caso, a differenza delle immissioni di liquidità a cavallo tra il 2011 e il 2012, gli istituti di credito difficilmente saranno tentati dal dirottare i fondi ottenuti dalla Bce nell’acquisto di titoli di Stato, la cui convenienza da allora è molto diminuita.
Draghi tiene molto a questa iniziativa che potrebbe dare una spinta alla ripresa (per l’Italia il governatore Ignazio Visco ha ipotizzato un beneficio di un punto di Pil nell’intero periodo) come a quella, più lontana nel tempo, dell’acquisto di titoli bancari cartolarizzati (Abs) ed è difficile che la voglia depotenziare con altre concomitanti misure forti. Come potrebbero essere gli interventi non convenzionali, quali il quantitative easing , cioè l’acquisto sul mercato di titoli pubblici e privati, sollecitati in questi ultimi giorni da più parti (anche il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha esortato la Bce «a fare la sua parte»).
Il banchiere centrale italiano ci tiene all’indipendenza delle decisioni della Bce, ma è anche un pragmatico e se, come ha detto più volte, l’analisi dei dati congiunturali globali ed europei facesse emergere, come sembra, l’urgenza dell’azione ed il dibattito nel consiglio direttivo dovesse confermare la necessità di misure più espansive, allora c’è «da scommettere» che le decisioni forti arriveranno senza indugio.
Con tutte le problematiche del caso, prima fra tutti la scelta dei titoli da acquistare visto che in Europa il mercato privato dei bond non è ricco come quello statunitense e considerato che la banca centrale tedesca ma non solo è pronta a battersi perché non vengano favoriti Paesi come l’Italia, la Francia o la Spagna. I benefici sarebbero però concreti: l’acquisto di titoli, in grande sostanza, determinerebbe un abbassamento dei tassi a medio e lungo termine creando un incentivo per gli investimenti che a loro volta rilancerebbero l’occupazione facendo quindi salire i salari e a seguire i prezzi.