colao

MO’ CHE FACCIO? DOPO L’ADDIO A VODAFONE, VITTORIO COLAO HA SOLO L’IMBARAZZO DELLA SCELTA: FARE POLITICA, ACQUISIRE CON FONDI AMICI TIM, DEDICARSI ALLA SUA FONDAZIONE SOCIALE - L'EX CARABINIERE BOCCONIANO, CHE FU CACCIATO DA RCS DAI GENI MONTEZEMOLO E DELLA VALLE, E’ TRA I MANAGER PIU’ RICERCATI SU DUE LATI DELL'ATLANTICO

 

Maria Elena Zanini per L’Economia-Corriere della Sera

 

Si dice che una volta annunciato il ritiro dalle scene Vittorio Colao sia andato a cena con Bill Gates. A Seattle. Due chiacchiere tra amici? Una cena di lavoro? Da martedì, da quando cioè l' amministratore delegato di Vodafone ha annunciato che a ottobre smetterà i panni da super manager le domande che circolano vanno pressapoco tutte nella stessa direzione: cosa farà da grande Colao? Lui comprensibilmente non lo dice.

 

VITTORIO COLAO

Ma il suo calibro internazionale ha scatenato le fantasie: c' è chi lo vede Tim, dimenticando la dimensione da manager internazionale assunta da Colao nei suoi 20 anni (anche se in due fasi) passati in Vodafone. Ma c' è anche chi si è azzardato a immaginare un futuro in politica per l' ex Bocconiano. Un' ipotesi che a molti piacerebbe soprattutto per le qualità manageriali di questo personaggio che è riuscito a cambiare completamente il volto della società.

 

È il 1996 quando Colao arriva all' allora Omnitel, nata nel 1990 come «Omnitel Sistemi Radiocellulari Italiani», con Olivetti come azionista di maggioranza. È l' anno in cui in Italia Lamberto Dini dà le dimissioni da premier per lasciare il posto a Romano Prodi. È l' anno in cui Steve Jobs viene richiamato in Apple, da lui fondata nel 1976: la società è lontana anni luce dall' impero che è oggi. Nessun melafonino all' orizzonte, nessun iPod.

 

È insomma la preistoria del mondo delle telecomunicazioni. Colao, in quell' anno, porta in dote una carriera militare poi lasciata (scuola degli alpini prima, Arma dei Carabinieri poi), una laurea alla Bocconi, un master in Business administration ad Harvard nel 1990 e un debutto professionale alla McKinsey, prima negli uffici di Londra, poi in quelli di Milano.

BILL GATES

 

Il primo ruolo che ricopre è quello di direttore generale. È nel '99 con l' addio di Silvio Scaglia a Omnitel che Colao diventa amministratore delegato. Tra le mani ha un gruppo ancora modesto, con circa 2mila dipendenti e un fatturato di 100 miliardi di lire (48 milioni di euro).

 

Ventidue anni dopo (ma solo venti sotto il segno di Colao che dal 2004 al 2006 è stato amministratore delegato di Rcs, entrando in rotta di collisione con i vecchi soci, per poi tornare in Vodafone) Omnitel è diventata Vodafone Italia. L' utile 2017 è stato di 3,8 miliardi, e i clienti sono più di 12 milioni. Nel maggio del '99 Olivetti acquisisce Telecom Italia con la «madre di tutte le Opa».

 

In rispetto delle norme antitrust, cede Omnitel alla tedesca Mannesmann, che nel 2000 sarà oggetto di un takeover ostile che si concluderà con l' acquisizione della Mannesmann da parte della società inglese Vodafone. Omnitel e i suoi vertici vengono lanciati nel contesto globale e Vittorio Colao che nel 2003 diventerà amministratore delegato di Vodafone per il Sud Europa, Medio Oriente e Africa, si guadagnerà il soprannome de «L' internazionale».

 

Dicono di lui che sia un manager estremamente rigoroso: preciso e puntuale. Più volte è stato raccontato che la sua sveglia suona inesorabilmente alle 6, in modo da essere nel suo ufficio londinese alle 7.30. Dopo aver letto i giornali internazionali.

Nick Read

 

La scelta di Nick Read come suo successore può essere spiegata anche con una semplice frase dello stesso Colao: «È l' unico manager che è riuscito a lavorare con me negli ultimi 12 anni». Esigente dunque, «pronto a distruggerti se non sei all' altezza», dicono; meritocratico, disposto «a fare tutto il possibile» per farti crescere, se lo meriti, appunto. Come ha fatto con Margherita Della Valle, manager che prenderà il posto di Read a ottobre, come cfo, assunta nel 1994 dallo stesso Colao in Omnitel Italia. È da ascrivere al suo rigore il percorso che ha fatto fare a Vodafone negli anni in cui è stato amministratore delegato (dal 2008).

 

Consapevole di guidare un gruppo concentrato sul mobile, anno dopo anno, operazione dopo operazione, (nel 2013 ha realizzato il maggior ritorno sull' investimento della storia con la cessione della partecipazione finanziaria del 45% di Vodafone a Verizon Wireless per 130 miliardi di dollari) l' ha trasformato in un colosso ormai pronto alla convergenza tra fisso mobile e tv. Ed è arrivato per lui il momento di lasciare le redini per assicurare la leadership per i prossimi dieci anni, come la tradizione anglosassone vuole, annunciandola con cinque mesi di anticipo per lasciar tempo ai mercati di abituarsi, regalando stabilità al gruppo come altre transazioni (vedi Fca) non hanno fatto. Dieci anni in cui sono stati pagati agli azionisti 50 miliardi di euro dividendi ordinari, 60 miliardi di euro di dividendi straordinari, oltre a 11 miliardi di euro buyback, per un totale di 121 miliardi di euro.

 

Margherita Della Valle

La risposta alla domanda «E ora?» potrebbe essere nel taccuino nero che si porta dietro, in cui annota le cose principali da fare. Al punto che (e qui quasi si sconfina nella mitologia) si dice abbia scritto nero su bianco come primo punto in scaletta prima di una riunione con alcuni manager «Ciao come stai?», per non dimenticarsi di chiederlo.

 

Mito o cronaca da prendere con le dovute pinze dal momento che Vittorio Colao è particolarmente sensibile al tema delle fake news tanto da firmare (tra i primi a farlo) un accordo con Google e Facebook per gestire il problema della pubblicità programmatica che porta a siti «con contenuti divisivi, dispregiativi, meno che mai estremisti», aveva detto lo stesso Colao in un' intervista a questo giornale lo scorso luglio.

 

Tra le mille nuove vite ipotizzate per il manager c' è anche questa: quella di dedicarsi (magari con una sua fondazione) a tematiche di forte interesse sociale. Un indizio in questa direzione è la sua presenza costante ai board nelle attività della Fondazione Cometa (una realtà di famiglie impegnate nell' accoglienza, nell' educazione e formazione di bambini e ragazzi e nel sostegno delle loro famiglie). Li conduce, li anima, fa la sintesi finale. E, dicono, non stacca mai neppure per controllare il cellulare. Così come il fatto che non gradisca venga detto che metà della sua liquidazione ai tempi di Rcs sia andata in beneficenza.

 

Ian Goldin

Non ultimo il tema del Social Impact Investment, ossia, tutto quello che il privato può fare per supportare il pubblico la dove gli investimenti dello Stato non riescono ad arrivare. L' interesse di Colao è testimoniato anche dal rapporto con Ian Goldin, docente di globalizzazione e sviluppo a Oxford, già vice presidente della Banca mondiale e consigliere di Nelson Mandela. Non è fuori luogo pensare che a quella famosa cena a Seattle, Colao abbia tirato fuori il suo taccuino nero per prendere qualche appunto. E qualche suggerimento.

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