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LA FINE DELLO STATO PADRONE - ANALISI CRITICA DEL LIBRO DI FRANCO DEBENEDETTI: “LO STATO PADRONE HA MOLTO COSTRUITO, MOLTO DISSIPATO, MOLTISSIMO CORROTTO. MA LASCIANDO FARE SOLTANTO AI PRIVATI AVREMMO AVUTO LE AUTOSTRADE, L'ALTA VELOCITÀ E L'ENI?”....
Marco Panara per “Affari & Finanza - la Repubblica”
Lo Stato padrone non è più la soluzione, e secondo alcuni forse non avrebbe mai dovuto esserlo. Anche se viene da chiedersi se lasciando fare soltanto ai privati avremmo avuto le autostrade e le linee ad alta velocità, l' Eni, una produzione siderurgica in grado di sostenere l' industria metalmeccanica, una non marginale presenza nell' aeronautica, nella difesa e nello spazio.
FRANCO DEBENEDETTI COVER LIBRO
E viene anche da chiedersi come mai, avendo un numero fin troppo alto di operatori privati di telecomunicazioni, il paese non abbia ancora una banda larga decente. Lo Stato padrone ha molto costruito, molto dissipato, moltissimo corrotto. Ha distorto l' evoluzione del sistema, e da un certo punto in poi non per il meglio.
Oggi, è chiaro a quasi tutti, lo sviluppo non passa più per lo Stato padrone. Ma un ruolo lo Stato nello sviluppo lo conserva, anzi, per quanto riguarda l' Italia, sarebbe bene che lo conquistasse. Non gestendo imprese o facendo affari, ma innanzitutto liberando il terreno per rendere meno (inutilmente) difficile l' attività economica ed eliminando protezioni e rendite.
Favorendo processi di crescita e internazionalizzazione delle imprese, creando un clima favorevole all' innovazione, investendo sulla formazione, tutelando la concorrenza e l' accesso al mercato. Ma anche delineando che tipo di struttura economica ci potrà consentire di conservare e accrescere il tenore e la qualità della vita e favorendola attraverso scelte fiscali, macroeconomiche, normative. Forse è politica industriale, sicuramente è politica.