IL PAPÀ DI INTERNET RECITA IL REQUIEM DELLA SUA CREATURA - TIM BERNERS-LEE: ‘SOGNAVO UN LUOGO APERTO AL CONFRONTO. È DIVENTATO UN BUSINESS DOVE AZIENDE OFFRONO CONTENUTI GRATIS IN CAMBIO DEI DATI PERSONALI, SI DIFFONDONO FAKE NEWS E LE PERSONE SI CHIUDONO IN ‘CAMERE DELL’ECO’ DOVE ASCOLTANO SOLO CHI LA PENSA COME LORO’ - ECCO COME SFUGGIRE ALLE TRAPPOLE DEL WEB
LA LETTERA DI TIM BERNERS-LEE, ORIGINALE E INTEGRALE
http://webfoundation.org/2017/03/web-turns-28-letter/
Alessandro Martorana per http://it.ibtimes.com/
Sono passati 28 anni da quando Tim Berners-Lee inventò il World Wide Web, un risultato che oggi ha un impatto enorme su chiunque di noi. Lo scienziato inglese ha voluto celebrare la ricorrenza con una lunga lettera aperta per spiegare come, per così dire, non riconosca più la sua creatura, diventata qualcosa di molto diverso da ciò che aveva immaginato.
"Ho immaginato il web come una piattaforma aperta che permettesse a chiunque, dovunque di condividere informazioni, avere accesso ad opportunità e collaborare al di là dei confini geografici e culturali", ha scritto Berners-Lee. "In molti modi, il web è stato all'altezza di questa visione, sebbene tenerlo aperto sia stata una battaglia ricorrente. Ma negli ultimi 12 mesi sono stato sempre più preoccupato di tre nuove tendenze, che ritengo sia necessario affrontare perché il web possa realizzare il suo vero potenziale come strumento al servizio di tutta l'umanità".
Ciò che il papà della rete ha voluto mettere in luce è un insieme di tendenze che hanno purtroppo caratterizzato non solo gli ultimi 12 mesi dei quali parla, ma anche svariati degli anni appena trascorsi. Di certo, in alcuni casi questi problemi stanno raggiungendo un livello tale da rendere possibile ignorarli se si vuole continuare a mantenere internet in modo che sia simile alla "visione" di Berners-Lee.
Il primo punto da affrontare per la "salvezza di internet" è, secondo Tim Berners-Lee, quello della perdita del controllo dei dati personali, un problema del quale molti utenti di internet non si rendono conto, considerando l'uso a volte sconsiderato che fanno di certi servizi in rete.
"L'attuale modello di business per molti siti web offre contenuti gratuiti in cambio di dati personali", scrive lo scienziato con un riferimento diretto ai social network, che comunque non vengono direttamente nominati. Lo scienziato pone l'accento sia sugli svantaggi causati dalla perdita di controllo su nostri dati che sui veri e propri pericoli derivanti dal fatto che, da qualche parte, sia immagazzinata una quantità enorme di informazioni su chiunque di noi.
La seconda tendenza che preoccupa Berners-Lee è quella, estremamente attuale, delle "fake news", o "alternative facts", o "disinformazione" o, per dirla molto più semplicemente, delle bufale. La proliferazione delle false notizie in rete è un problema serio: il co-fondatore e CEO di Facebook, Mark Zuckerberg, aveva inizialmente provato a minimizzare il ruolo avuto dal suo social network sulle elezioni presidenziali statunitensi, salvo poi quantomeno ammettere come anche la società di Menlo Park abbia un qualche tipo di responsabilità sui contenuti condivisi dagli utenti.
Ancora una volta, lo scienziato non fa direttamente il nome di Facebook & C., ma il riferimento è più che palese: "Questi siti ci mostrano contenuti sui quali pensano cliccheremo. Questo significa che la disinformazione - che è sorprendente, scioccante o progettata per stuzzicare i nostri pregiudizi, sia in grado di diffondersi come un incendio incontrollato. E, attraverso la scienza dei dati ed eserciti di bot, quelli con cattive intenzioni possono sfruttare il sistema per diffondere disinformazione per vantaggi finanziari o politici".
Il terzo "problema di internet" secondo Berners-Lee è, se vogliamo, una conseguenza della grande quantità di dati che forniamo senza porci problemi a determinati siti, ossia quello della comunicazione politica tagliata su misura per l'utente. Lo scienziato fa riferimento ad un report del Guardian secondo il quale, nel corso delle ultime elezioni presidenziali USA, sul solo Facebook sono state registrate ogni singolo giorno fino a 50.000 variazioni delle pubblicità di natura politica.
"Ci sono degli indizi che alcune pubblicità politiche, negli Stati Uniti e nel mondo, vengano usate in modi non etici: dirottando gli utenti su siti di notizie false, ad esempio, o mantenendone altri lontano dai seggi. Le pubblicità su misura permettono ad una campagna di dire cose completamente diverse, magari in conflitto fra loro, a gruppi differenti. Questo è democratico?".
La lettera aperta di Tim Berners-Lee non vuole essere solamente un invito ai "padroni di internet", ossia a chi ha un'influenza diretta sul modo nel quale vengono gestiti i principali servizi internet (come i social network o i grandi organi di informazione, ma anche le piattaforme di blogging e persino i servizi di posta elettronica).
Il messaggio del creatore del World Wide Web può invece essere letto anche (o forse soprattutto) come una guida su ciò che ognuno di noi può fare per rendere internet un posto migliore, che rappresenti una risorsa vera per i suoi utenti.
1) Attenzione ai vostri dati personali
Ogni singolo utente di internet nella propria vita ha cliccato (e, purtroppo, cliccherà) tante e tante volte sul pulsante "Accetto i termini e le condizioni del servizio" senza avere la minima idea di cosa ci sia scritto: magari che voi avete ucciso Kennedy, oppure che siete disposti ad accollarvi in toto il debito pubblico del Portogallo. La noncuranza con la quale si risponde "Sì" a questa richiesta è talmente diffusa che c'è persino chi ci scherza su ed inserisce l'apocalisse zombie tra le proprie clausole.
Ogni tanto, proviamo a fare un passo indietro ed a controllare cosa stiamo accettando; verifichiamo quali nostri dati stiamo offrendo al gestore di un servizio; informiamoci su cosa ci faranno, con questi dati. E soprattutto, smettiamola di credere che qualcosa su internet sia "gratis" solo perché non tiriamo fuori dei soldi per ottenerla: la stiamo pagando aprendo una finestra su una parte della nostra vita, il che significa che non è certo a buon mercato.
2) Chi diffonde bufale avvelena anche te: digli di smettere
Ce ne siamo occupati più volte: negli ultimi mesi le "fake news" o bufale che dir si voglia sono state al centro del dibattito sullo stato di internet. È difficile capire come limitare il fenomeno, anche perché si tratta di qualcosa che non riguarda solamente siti e blog truffaldini che provano a monetizzare dalla pubblicità ingannando gli utenti, ma anche i "pezzi grossi" dei media, che a volte diffondono delle "notizie" che troverebbero tranquillamente ospitalità su storiechesembranofalsematigiurosonovere.it.
JEFF BEZOS LARRY PAGE SHERYL SANDBERG MIKE PENCE DONALD TRUMP PETER THIEL
Qualche tempo fa pubblicammo una mini-guida su cosa sia possibile fare per riconoscere una bufala e limitarne la diffusione delle bufale. I nostri consigli, che vi ribadiamo in questa occasione, erano in sintesi i seguenti: non condividere compulsivamente ma cercare verifiche; non limitarsi al titolo; nel caso qualche amico condividesse una bufala, farglielo notare, con educazione (prima o poi, ve lo garantiamo, a tutti capita di abboccare ad una notizia falsa) ma facendo capire che a condividere sciocchezze non si fa certo una bella figura.
3) Non chiudetevi nelle "camere dell'eco"
DONALD TRUMP PETER THIEL TIM COOK
Sulle pubblicità politiche tagliate su misura c'è poco da fare: sono necessari interventi più in alto di noi. Ma c'è qualcosa che si può fare per impedire che questi contenuti colpiscano in pieno il proprio bersaglio, ed è evitare di andarsi a rinchiudere nelle cosiddette "camere dell'eco". Solitamente, i nostri news feed sui social network tendono a mostrare soltanto i contenuti che più possono interessarci, condivisi dai nostri amici e dalle pagine che abbiamo scelto di seguire.
In altre parole: quasi sempre veniamo in contatto con contenuti che confermano ciò che già pensiamo su un argomento, impedendoci così di farci un'idea più ampia. Sarebbe una buona cosa se i social ci permettessero in automatico di entrare in contatto con contenuti della "parte avversa", ma anche andare direttamente a cercarli non sarebbe una cattiva idea. Una volta si usava la "mazzetta dei giornali", per leggere di una storia sotto diversi punti di vista. Farlo nell'epoca di internet è anche più veloce ed economico.