PIUMINI GONFIATI - SU MONCLER STA PRENDENDO FORMA UNA BOLLA O È VERA GLORIA? IERI DEBUTTO IN BORSA CON UN BALZO DEL 47% E ORA CAPITALIZZA PIU’ DI MEDIASET E FINMECCANICA – SI RIPETE IL CASO GEOX?

1. BOLLA O NON BOLLA, C'E' IL RISCHIO CHE SI RIPETA IL CASO GEOX
Carlotta Scozzari per Dagospia

Su Moncler sta prendendo forma una bolla o è vera gloria? Se porsi la domanda era legittimo la scorsa settimana, quando, in vista dello sbarco in Borsa, gli investitori sembravano fare a pugni per prenotare qualche titolo (la domanda ha superato di oltre 30 volte l'offerta), lo è ancora di più il giorno successivo al debutto. Ieri, infatti, le azioni dell'azienda che produce piumini, nel primo giorno a Piazza Affari, hanno terminato con un balzo a doppia cifra del 46,7% a 14,97 euro, rispetto al prezzo di 10,2 euro a cui avevano avviato le negoziazioni. E oggi il titolo, complici le prese di beneficio, scende di circa il 5%, restando in ogni caso al di sopra dei 14 euro.

In altri termini, soltanto nella prima seduta, la società ha guadagnato in Borsa la metà del proprio valore iniziale. La capitalizzazione, alla chiusura di ieri nell'ordine dei 3,7 miliardi, fa di Moncler una società più grande - stando ai valori attribuiti dalla Borsa - di Mediaset e Finmeccanica, che fatturano rispettivamente sette e 34 volte tanto l'azienda guidata da Remo Ruffini (che nel 2012 ha realizzato quasi 500 milioni di fatturato). Insomma, il sospetto che le quotazioni di Moncler siano quantomeno "tirate" sembra essere legittimo.

Dagospia ha girato la domanda ad alcuni analisti del settore del lusso. Secondo il primo, "il prezzo è eccessivo in senso assoluto, anche se bisogna notare che la società ha margini di crescita elevati, specie considerando che produce quasi solo piumini". E in ogni caso, fa notare lo stesso analista, "se proprio bisogna parlare di bolle, le quotazioni di Cucinelli sono ancora più tirate: basti pensare che tratta a cinque volte le vendite e a 26 volte il margine operativo lordo stimato al 2014, contro, rispettivamente, le cinque e 17 volte di Moncler".

Di diverso avviso l'altro analista specializzato nel settore del lusso, secondo cui l'azienda, data la sua specializzazione nella nicchia dei piumini, non è paragonabile a gruppi dal business più diversificato come Ferragamo e Cucinelli. Proprio per questo motivo, secondo l'esperto, "c'è un problema di valutazione del marchio, anche perché se un domani arriva un concorrente che fa piumini migliori o che comunque vendono di più, che succede a Moncler? Una cosa simile è accaduta di recente a Geox, che, operando in una nicchia, a un certo punto si è trovata costretta a rivedere il tutto il proprio business con le annesse ripercussioni negative sulle azioni in Borsa".

Un problema indicato nel prospetto dell'Ipo alla voce "rischi connessi alla riconoscibilità del marchio": "Il successo del gruppo è influenzato in misura rilevante dall'immagine, dalla percezione e dalla riconoscibilità del marchio Moncler". E ancora: "Qualora in futuro il gruppo Moncler non fosse in grado, attraverso i propri prodotti e le proprie attività di comunicazione, di assicurare la riconoscibilità del proprio marchio e la percezione dello stesso da parte dei consumatori potrebbe verificarsi una contrazione dei ricavi e un incremento dei prodotti invenduti, con possibili effetti negativi sull'attività e sulle prospettive nonché sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria del gruppo".

2. SE IL PIUMINO D'OCA VALE PIU' DI MEDIASET E FINMECCANICA
Andrea Franceschi per "Il Sole 24 Ore"

Le azioni Moncler hanno chiuso la loro prima seduta di contrattazioni in rialzo del 46% a 15 euro. Numeri che valgono una capitalizzazione di 3 miliardi e 750 milioni di euro. Cifre da capogiro se si pensa che a Piazza Affari sono solo 21 le società quotate che hanno un valore di mercato superiore. Un drappello di blue chips che va da il colosso petrolifero Eni (59 miliardi) a Ubi Banca (4,2) passando da Fiat (6,3), Generali (25) e altri big dell'industria e della finanza.

All'attuale valore di mercato Moncler, azienda da 410 dipendenti che ha chiuso il bilancio 2012 con un margine operativo 161,5 milioni su un fatturato di 489,2, ha una capitalizzazione superiore a Finmeccanica, colosso statale della difesa che dà lavoro a 67mila persone e ha un fatturato annuo di 17 miliardi di euro. La sproporzione è in parte viziata dal fatto che le quotazioni di quest'ultima sono particolarmente depresse (il titolo è in calo del 50% rispetto ai livelli di 5 anni fa).

Prendiamo allora Davide Campari che, al contrario, è andata molto bene in questi anni. Sia sul fronte dei risultati societari che in Borsa: in cinque anni il titolo ha guadagnato il 154 per cento. Anche in questo caso la capitalizzazione è inferiore a quella di Moncler pur vantando un peso specifico decisamente superiore: Campari è una multinazionale da 4mila di pendenti che fattura quasi tre volte tanto Moncler. La matricola ha una capitalizzazione superiore anche a Mediaset che fattura sette volte tanto. La capitalizzazione di Moncler è quasi cinque volte quella di Saras che fattura oltre 20 volte tanto ed è pari a oltre il doppio di Autogrill che fattura oltre 4 miliardi l'anno e dà lavoro a circa 47mila persone in 30 Paesi al mondo.

Con 3 miliardi e 750 milioni di euro il valore di mercato di Moncler è pari a 129 volte gli utili passati e 38 volte quelli attesi. La capitalizzazione della matricola è pari a 7,6 volte il fatturato. Quasi il doppio rispetto al resto delle società del lusso italiane che, calcola S&P Capital IQ, in media quotano 3,6 volte i ricavi. Valutazioni del resto già particolarmente elevate se si pensa che in media le società del Ftse Mib quotano 1,6 volte i ricavi.

I multipli elevatissimi sono frutto dell'euforia del mercato che ha interessato un settore, quello del lusso, che è stato l'unico a crescere mentre la maggior parte delle quotate italiane ha sofferto pesantemente la crisi. Stando alla banca dati S&P Capital IQ nell'ultimo anno gli utili delle società del lusso sono cresciuti in media del 25 per cento. La Borsa ha apprezzato questi tassi di crescita e comprato a piene mani. Tra i migliori titoli del 2013 spiccano Poltrona Frau (+140%) e Yoox (146%). Quest'ultima, la cui capitalizzazione ha superato quota 1,7 miliardi di euro (175 volte gli utili) dal prossimo 23 dicembre farà il suo ingresso nell'indice Ftse Mib delle società a maggior capitalizzazione e liquidità. Usciranno Diasorin e Parmalat, gruppo che fattura 12 volte tanto Yoox.

 

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