RIPARTIRE È POSSIBILE - MENTRE IN ITALIA OGNI GIORNO SI SUICIDA UNA PERSONA CHE HA PERSO IL LAVORO, C’È CHI È RIUSCITO A RIPRENDERE IN MANO LE SORTI DELL’AZIENDA CHE LO AVEVA LICENZIATO E ORA FATTURA 400 MILA € AL MESE - IL VENETO CRISTIAN STANGALINI HA VENDUTO LA PROPRIA CASA E HA LOTTATO CON LE BANCHE, E ORA HA ASSUNTO I SUOI EX-COLLEGHI - “MOLTI USANO LA CRISI COME SCUSA E SE NE APPROFITTANO. NON È VERO CHE GLI ALTRI PAESI NON SI FIDANO DELLE NOSTRE AZIENDE”…

Matteo Pucciarelli per "la Repubblica"

In un anno 3048 suicidi, in maggioranza (il 78,7 per cento) tra gli uomini. Nel giorno in cui l'Istat certifica l'aumento del numero di chi si è tolto la vita nel 2010, e lo fa mettendo in relazione i dati con la crisi economica (una vittima al giorno tra chi ha perso il lavoro e una tra gli imprenditori e gli autonomi, soprattutto nel Centro-Nord), dal Veneto arriva una storia simbolo, il racconto di un riscatto.

È quella di Cristian Stangalini, quarantacinquenne ex manager della ex Femi Metal (poi Metal Welding Wire), azienda che lavorava il ferro e che due anni fa decise di chiudere i battenti mandando a casa 42 lavoratori. Dalle sue ceneri, però, è nata la Opm Fili. Un'idea proprio di Cristian, che ha riassunto 15 di quegli operai e che ora fa veleggiare l'azienda sui quattrocentomila euro di fatturato al mese. Un posto dove si lavora senza sosta, sette giorni su sette.

Come avete ricominciato?
«All'inizio eravamo solamente io e mia moglie Cinzia. I nostri due figli piccoli stavano con noi al capannone, attaccavano le etichette sugli imballaggi: un po' per gioco, ma un po' anche per lavoro, ci serviva chi lo facesse... Il capitale di partenza l'ho trovato vendendo la mia casa a Como. E ho preso una casa in affitto qui a Piove di Sacco».

Ha messo in gioco sostanzialmente tutto quello che aveva: perché?
«Ero convinto che le potenzialità ci fossero tutte. La multinazionale aveva chiuso l'azienda in base a delle strategie incomprensibili: avevamo tanti ordini e richieste, c'era la possibilità di continuare insomma. Provammo a intavolare una trattativa, ma niente da fare. I lavoratori vennero messi tutti in cassa integrazione e alla fine in mobilità. Ma credevo ancora nelle potenzialità della Metal».

E che cosa ha fatto?
«Andai in banca. Appena sentivano parlare di "azienda start up" saltava tutto. La stretta creditizia c'è, è reale e pesa. Ti danno 50 solo se hai 50 di tuo da poter mettere in garanzia. Nel novembre del 2010 facciamo la richiesta per l'allaccio dello stabilimento alla rete elettrica. Sa quanto ci ha messo l'Enel? Sette mesi. Un'eternità. Chiesi una mano alle istituzioni: l'unico assessore che prese a cuore la faccenda venne defenestrato poco dopo»

Chi l'ha aiutato?
«Vecchi amici e colleghi, alcuni di fabbriche "concorrenti". Ci hanno messo a disposizione alcuni spazi dismessi».

Lei ha riassunto 15 ex dipendenti della vecchia azienda: ha vissuto e vive la presenza dell'art. 18 come una minaccia?
«No, per niente. Nella nostra azienda c'è affiatamento. Siamo amici, ci conoscevamo da tanto tempo. Nessuno fa le sue otto ore e appena finisce l'orario prende e se ne va. L'altro giorno per esempio un operaio è diventato papà e abbiamo festeggiato. Se le commesse ci sono il problema dei licenziamenti non si pone nemmeno. Piuttosto uno pensa ad assumere altre persone ancora, ed è quello che vorrei fare».

Però poteva anche decidere di riaprire l'azienda altrove: in Slovenia, in Serbia, dove il lavoro costa meno. Perché non l'ha fatto?
«Devo essere sincero: l'idea ce l'ho avuta. Ma ho pensato un po' alla mia famiglia e un po' ai miei ex colleghi che avrei voluto riassumere. La fiducia nelle persone e il rapporto col proprio territorio ha un grande valore che va al di là del semplice calcolo di risparmio sulla forza lavoro».

È cronaca di tutti i giorni. Suoi colleghi imprenditori in Veneto, ma anche altrove, si sono tolti la vita. Che cosa prova di fronte a queste notizie?
«Penso sempre "porca miseria". Capisco perfettamente ciò che si può provare, le cose che ti passano per la testa, il senso di impotenza. Come fai a tenere in piedi un'azienda se non riesci a incassare 4 o 500mila euro di credito, con scadenze che vanno dai 30 a 120 giorni? Allo stesso tempo va detto che ci sono molti che usano la crisi come scusa e se ne approfittano. Noi su 750 tonnellate di fili per saldatura che produciamo al mese, appena 70 sono per il mercato italiano: non è vero che paesi come Francia, Germania, Austria e Belgio non si fidano delle nostre aziende. Chi lavora bene ha la strada spianata».

 

 

CRISTIAN STANGALINI FEMI METAL CAVO DI METALLO Cristian Stangalini CAVI DI METALLO jpegIMPRENDITORI SUICIDI jpeg

Ultimi Dagoreport

meloni giorgetti fazzolari caltagirone nagel donnet orcel castagna

DAGOREPORT - DELIRIO DI RUMORS E DI COLPI DI SCENA PER LA CONQUISTA DEL LEONE D’ORO DI GENERALI – SE MEDIOBANCA, SOTTO OPA DI MPS-CALTA-MILLERI, TENTA DI CONQUISTARE I VOTI DEI FONDI ANNUNCIANDO LA POSSIBILITÀ DI METTERE SUL PIATTO IL SUO 13,1% DI GENERALI, SOLO DOMANI ASSOGESTIONI DECIDERÀ SE PRESENTARE UNA LISTA DI MINORANZA PER LEVARE VOTI ALLA LISTA DI NAGEL-DONNET, PER LA GIOIA DI CALTA-MILLERI (LA DECISIONE È NELLE MANI DEI FONDI CONTROLLATI DA BANCA INTESA) - FINO AL 24 APRILE, TUTTO È INCERTO SULLE MOSSE IN GENERALI DI ORCEL: CHI OFFRE DI PIÙ PER IL 9% DI UNICREDIT? E CHE FARÀ INTESA DI CARLO MESSINA? AH, SAPERLO...

raffaele cantone - francesco lo voi - pasquale striano giovanni melillo

FLASH! – AVVISO AI NAVIGATI! IL CASO STRIANO SUGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA BANCA DATI DELLA PROCURA NAZIONALE ANTIMAFIA, NON È APERTO: È APERTISSIMO! UNA VOLTA CHE IL FASCICOLO È PASSATO DALLE MANI DI CANTONE, PROCURATORE DI PERUGIA, A QUELLE DI LO VOI (CAPO DELLA PROCURA DI ROMA), CI SI ASPETTANO I BOTTI - IL CAPO DELLA DNA, GIOVANNI MELILLO, È DETERMINATO AD ARRIVARE FINO IN FONDO. E LO VOI, CONSIDERATI I PRECEDENTI (L’OSTILITA' DEL GOVERNO PER IL CASO ALMASRI), NON FARÀ SCONTI - COME NELL'AMERICA DI TRUMP, LA MAGISTRATURA E' L'UNICA OPPOSIZIONE A PALAZZO CHIGI...

giorgia meloni donald trump

DAGOREPORT – AIUTO! TRUMP CONTINUA A FREGARSENE DI INCONTRARE GIORGIA MELONI - ANCORA ROSICANTE PER LE VISITE DI MACRON E STARMER A WASHINGTON, LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" SI ILLUDE, UNA VOLTA FACCIA A FACCIA, DI POTER CONDIZIONARE LE SCELTE DI TRUMP SUI DAZI ALL'EUROPA (CHE, SE APPLICATI, FAREBBERO SALTARE IN ARIA L'ECONOMIA ITALIANA E IL CONSENSO AL GOVERNO) - LA DUCETTA NON HA ANCORA CAPITO CHE IL TYCOON PARLA SOLO IL LINGUAGGIO DELLA FORZA: SE HAI CARTE DA GIOCARE, TI ASCOLTA, ALTRIMENTI SUBISCI E OBBEDISCI. QUINDI: ANCHE SE VOLASSE ALLA CASA BIANCA, RITORNEREBBE A CASA CON UN PUGNO DI MOSCHE...