SARAS QUEL CHE SARAS, MA LA PAZZIA INTER COSTRINGE I MORATTI A VENDERE

1. ALLA RUSSA ROSNEFT IL 13,7% DI SARAS
Luca Pagni per "La Repubblica"

Il petrolio italiano parla sempre più in russo. Dopo la raffineria della Erg venduta a Lukoil nel 2008, è ora la volta della Saras. Anche se in questo caso non si tratta di una cessione, ma di una alleanza, sia finanziaria che industriale.

L'operazione vede come protagonista il primo gruppo al mondo - tra quelli quotati in Borsa - nel settore idrocarburi: si tratta di Rosneft, colosso di proprietà del governo di Mosca che deve una parte della sua fortuna ai giacimenti confiscati all'ex oligarca Mikail Khodarkowski (caduto in disgrazia con il Cremlino e tuttora recluso in un carcere siberiano).

Rosneft è il nuovo socio forte dei Moratti nel capitale di Saras, il gruppo quotato a Piazza Affari proprietario della più grande raffineria del Mediterraneo, sulla costa sarda a pochi chilometri da Cagliari. L'accordo annunciato ieri prevede che il gruppo russo salga al 20% della società in due mosse. La prima: acquisto dalla Sapa dei fratelli Gianmarco e Massimo Moratti del 13,7% della Saras a un prezzo di 1,37 euro per azione. La seconda: lancio di un'Opa «volontaria e parziale» sul 7,3% delle azioni allo stesso prezzo pagato alla famiglia.

In sostanza, i Moratti hanno concesso la stessa possibilità al mercato di quella concessa loro dal gruppo russo. Vero, ma fino a un certo punto. Perché, i due fratelli incassano con certezza circa 178 milioni, mentre i soci di minoranza (che rappresentano il 34% del capitale) dovranno per forza di cose andare a un riparto. Ecco perché il titolo, pur avendo chiuso con un rialzo del 6,7%, si è comunque fermato a 1,04 euro, lontano dall'1,37 che è la quota dell'Opa.

Dal quartier generale dei Moratti, a pochi metri da piazza del Duomo, ci tengono a sottolineare che questo non è per nulla un disimpegno da parte della famiglia milanese. Anzi, la notizia dovrebbe essere letta in positivo: una azienda italiana che riesce ad attirare investimenti stranieri in un settore strategico come l'energia. Un interpretazione corretta, sebbene sia necessaria qualche precisazione.

E' vero che i Moratti non vendono, a differenza di quello che ha fatto la famiglia Garrone con la raffineria della Erg. Anzi, rilanciano con un accordo industriale, una joint venture per la commercializzazione in Europa di prodotti petroliferi, dove i russi mettono la materia prima e gli italiani gli impianti di raffinazione. In questo modo, Saras trova un partner strategico di lungo periodo e trova anche quel petrolio di qualità di cui gli impianti sardi hanno bisogno come il pane per rendere al massimo.

Ma si tratta di una alleanza che ha un suo costo. Secondo alcuni report, Rosneft ha riconosciuto ai Moratti un valore implicito di circa 3 mila 500 dollari per barile raffinato al giorno. Ben altro prezzo venne strappato dai Garrone a Lukoil nel 2008: si parla di 12mila dollari per barile per il primo 49% e 9mila per le tranche successive. Ma era un altro mondo, quello prima dello scoppio della bolla dei mutui subprime. Tanto per dire: l'ad di Rosneft Igor Sechin ha annunciato che la società produrrà (nel 2013) ben 115 milioni di barili di petrolio, quasi il doppio dell'ex numero uno al mondo Exxon-Mobile.


2. ULTIMO ASSEGNO DA 178 MILIONI PER LA FAMIGLIA CHE IN 7 ANNI DI BORSA HA INCASSATO 2,12 MLD

Andrea Greco per "La Repubblica"

Dopo quattro anni di "dieta dividendi" la famiglia Moratti intasca qualche milione da Saras: 178,5 per l'esattezza. Purtroppo il business va come va, e anche stavolta non sono frutti di precedenti utili, ma realizzi di capitale. Come nel memorabile 2006, quando Saras fu quotata a 6 euro - sei volte il valore di ieri - e gli eredi di Angelo Moratti misero in cassaforte 1,65 miliardi cedendo un terzo della società. E nei primi tre anni di Borsa Saras erogò dividendi che per la famiglia milanese assommarono a 290 milioni.

Poi più nulla, per colpa di una crisi che ha rasato i consumi di idrocarburi, e ancor più dell'assottigliarsi dei margini di raffinazione. È un business rigido, tra l'altro, quindi dalla crisi italiana ed europea Saras non ha potuto scappare, inanellando un poker di bilanci in rosso dal 2009, totale 151 milioni di perdite.

Ormai il mestiere di Saras è roba da cinesi, indiani, russi, operatori che sfruttano la crescita interna, gli scarsi vincoli ambientali e l'economia di scala di chi può costruire più impianti vicini. Quello di Sarroch, datato 1972, è invece unico, e tra gli ultimi realizzati in Europa. È vero che molti Moratti, in Saras, ci lavorano, puntualmente ben remunerati. Il presidente Gianmarco Moratti e l'ad Massimo si sono divisi 5 milioni nel 2011 (ultimo bilancio noto), quasi un milione il vicepresidente Angelo - figlio di Gianmarco e di Letizia, ex sindaco di Milano sui 400mila euro i due non esecutivi Gabriele e Angelo Mario.

Facendo le somme, in sette anni tra i più duri della storia borsistica ed economica, i Moratti hanno messo via, con Saras, oltre 2,12 miliardi. Certo, quasi metà del totale è andata per ripianare le perdite dell'avventura calcistica, che da inizio 1995 ha richiesto 1,5 miliardi di euro (tanto ha perso l'Inter morattiana).

Tutti soldi sganciati dalle tasche proprie, non dell'azienda (com'è il caso del Milan-Fininvest), escludendo gli azionisti dagli affari in rosso del cuore. Per simili motivi l'Inter non è mai sbarcata in Borsa. Ma i destini dei tifosi nerazzurri e della Saras sono fratelli.

Dopo un ventennio di passione e larghezza, e un crescendo fino al Triplete e alla Coppa intercontinentale (2010) pure l'Inter s'è accartocciata, dentro il mesto calcio italiano. Il recente tentativo di imbarcare soci cinesi e costruire con loro un nuovo stadio alle porte di Milano sembra arenato tra le carte bollate.

Ora c'è Rosneft, che però guarda al business. «Rosneft va bene per la Saras, non per l'Inter », ha risposto il presidente nerazzurro alla domanda di rito. Ma anche Saras come l'Inter è in cerca d'autore: e forse ieri lo ha trovato. A differenza dell'Inter, di cui Moratti chiosa: «In un momento come questo non sai da che parte attaccarti. Sei a sperare soltanto che chi gioca dia il massimo e abbia fortuna».

 

MASSIMO E GIANMARCO MORATTI DA L ESPRESSOROSNEFT Riccardo Garronepetrolio war02 lapRaffineria Saras Raffineria Saras Sarasraffineria saras dei morattiMORATTI SVENTOLA L INTERINTER CHAMPIONS - MORATTISTRAMACCIONI

Ultimi Dagoreport

veneto luca zaia matteo salvini giorgia meloni elly schlein giuseppe conte

DAGOREPORT – SCAZZO DOPO SCAZZO, IL BIG BANG PER IL CENTRODESTRA SARÀ IN AUTUNNO, CON LE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA, TOSCANA, PUGLIA E MARCHE – SE ZAIA E LA SUA LIGA VENETA SI PRESENTASSERO DA SOLI, SPACCHETTEREBBERO IL VOTO DI DESTRA RENDENDO LA REGIONE CONTENDIBILE: BASTEREBBE SOLO CHE PD E M5S SMETTESSERO DI FARE GLI EGO-STRONZI E CONVERGESSERO SU UN CANDIDATO “CIVICO” (COME DAMIANO TOMMASI A VERONA NEL 2022) – LA PROPOSTA DI MELONI AL "TRUCE" MATTEO: FDI È DISPOSTA A LASCIARE IL VENETO ALLA LEGA, MA A QUEL PUNTO LA REGIONE LOMBARDIA TOCCA A NOI (A FORZA ITALIA, IL SINDACO DI MILANO) - SE SALVINI SI IMPUNTA? S'ATTACCA! E FRATELLI D'ITALIA SI PRENDE TUTTO (MA LE CONSEGUENZE SULLA MAGGIORANZA POTREBBERO ESSERE FATALI PER IL PRIMO GOVERNO MELONI…)

donald trump dazi tadazi

DAGOREPORT – LO STOP DI TRE MESI AI DAZI NON SALVERA' IL CULONE DI TRUMP: PER I MERCATI FINANZIARI L’INSTABILITÀ ECONOMICA È PEGGIO DELLA PESTE, E DONALD HA ORMAI ADDOSSO IL MARCHIO DELL’AGENTE DEL CAOS – I FONDI ISTITUZIONALI EUROPEI ABBANDONANO GLI INVESTIMENTI IN SOCIETA' AMERICANE, IL DOLLARO SCENDE, IL RENDIMENTO DEI BOND USA SI IMPENNA, LE AZIENDE CHE PRODUCONO TRA CINA E VIETNAM RISCHIANO DI SALTARE (TRUMP HA SALVATO APPLE MA NON NIKE) - PER QUESTO IL CALIGOLA COL CIUFFO HA RINCULATO SUI DAZI (CINA ESCLUSA) - MA LO STOP DI TRE MESI NON È SERVITO A TRANQUILLIZZARE I POTERI FORTI GLOBALI, CON IL DRAGONE DI XI JINPING CHE RISPONDE DURO ALLE TARIFFE USA A COLPI DI "DUMPING": ABBASSANDO IL COSTO DEI PRODOTTI CHE NON ESPORTA PIU' IN USA (COMPRESO L'EXPORT DELLE RISORSE DELLE TERRE RARE, STRATEGICO PER LE MULTINAZIONALI HI-TECH) – SONDAGGI IN PICCHIATA PER TRUMP: IL 60% DEGLI AMERICANI POSSIEDE AZIONI TRAMITE I FONDI PENSIONE...

gianfranco zinzilli silvia calandrelli giampaolo rossi rai

FLASH - GRANDE INCAZZATURA NEL CENTRODESTRA, IN PARTICOLARE TRA I FRATELLINI D’ITALIA: TRA OGGI E DOMANI IN RAI DEVONO DECIDERE IL PRESIDENTE DI RAI PUBBLICITÀ E L’AD ROSSI VUOLE NOMINARE SILVIA CALANDRELLI, IN QUOTA PD, COME PRESIDENTE  DELLA CASSAFORTE PUBBLICITARIA DELLA RAI (IL FILOSOFO DI COLLE OPPIO LE AVEVA PROPOSTO LA DIREZIONE DI PUBBLICA UTILITÀ, MA LEI HA RIFIUTATO) - LA LEGA VORREBBE PIAZZARE GIANFRANCO ZINZILLI, ATTUALMENTE VICE DIRETTORE VICARIO DELLA DIREZIONE OFFERTA ESTERO RAI ITALIA...

milano fdi fratelli d'italia giorgia meloni carlo fidanza ignazio la russa francesco gaetano caltagirone duomo

DAGOREPORT - PIJAMOSE MILANO! E CHE CE' VO'! DALL’ALTO DELLE REGIONALI LOMBARDE DEL 2023, CON IL TRIONFO DI FRATELLI D'ITALIA (25,18%), MENTRE LA LEGA SI DEVE ACCONTENTARE DEL 16,5 E FORZA ITALIA DEL 7,23, L’ASSALTO DI FRATELLI D’ITALIA ALLA MADUNINA ERA INEVITABILE - LA REGIONE È IN MANO DEL LEGHISTA ATTILIO FONTANA CHE, CON L’ASSESSORE ALLA SANITÀ GUIDO BERTOLASO, HA SBARRATO LA PORTA ALLE MIRE DELLA MELONIANA FAMIGLIA ANGELUCCI - EPPOI, SAREBBE PURE ORA DI DARE SEPOLTURA A ’STI POTERI FINANZIARI CHE SE NE FOTTONO DI ROMA: ED ECCO L’ASSALTO DI CALTAGIRONE A GENERALI E DI MPS-CALTA-MEF A MEDIOBANCA - IN ATTESA DI PRENDERSI TUTTO, LE MIRE DELLA DUCETTA PUNTANO AD ESPUGNARE ANCHE PALAZZO MARINO: AHÒ, ORA A MILANO CI VUOLE UN SINDACO ALLA FIAMMA! - ALLA FACCIA DEL POTERE GUADAGNATO SOTTO IL DUOMO IN TANTI ANNI DI DURO LAVORO DAI FRATELLI LA RUSSA, IL CANDIDATO DI GIORGIA SI CHIAMA CARLO FIDANZA. UN “CAMERATA” GIÀ NOTO ALLE CRONACHE PER I SALUTI ROMANI RIPRESI DALLE TELECAMERE NASCOSTE DI FANPAGE, NELL’INCHIESTA “LOBBY NERA” - UNA NOTIZIA CHE L’IMMARCESCIBILE ‘GNAZIO NON HA PER NULLA GRADITO…

donald trump friedrich merz giorgia meloni

DAGOREPORT - IL FINE GIUSTIFICA IL MERZ... – GIORGIA MELONI HA FINALMENTE CAPITO CHE IL DAZISMO DI TRUMP È UNA FREGATURA PER L’ITALIA. AD APRIRE GLI OCCHI ALLA DUCETTA È STATA UNA LUNGA TELEFONATA CON IL CANCELLIERE TEDESCO, FRIEDRICH MERZ - DA POLITICO NAVIGATO, L’EX NEMICO DELLA MERKEL È RIUSCITO A FAR CAMBIARE IDEA ALLA DUCETTA, PUNTANDO SUI GROSSI PROBLEMI CHE HANNO IN COMUNE ITALIA E GERMANIA (TU HAI SALVINI, IO I NAZISTI DI AFD) E PROPONENDOLE DI FAR DIVENTARE FRATELLI D’ITALIA UN PUNTELLO PER LA MAGGIORANZA PPE ALL’EUROPARLAMENTO, GARANTENDOLE L'APPOGGIO POLITICO ED ECONOMICO DELLA GERMANIA SE SOSTERRA' LA ROTTA DI KAISER URSULA, SUPPORTATA DALL'ASSE FRANCO-TEDESCO – CON TRUMP OLTRE OGNI LIMITE (LA FRASE SUI LEADER “BACIACULO” HA SCIOCCATO “AO’, IO SO' GIORGIA”), COME SI COMPORTERÀ A WASHINGTON LA PREMIER, IL PROSSIMO 17 APRILE?

donald trump peter navarro

DAGOREPORT: COME È RIUSCITO PETER NAVARRO A DIVENTARE L’’’ARCHITETTO" DEI DAZI DELLA CASA BIANCA, CHE STANNO SCONQUASSANDO IL MONDO? UN TIPINO CHE ELON MUSK HA LIQUIDATO COME UN “IMBECILLE, PIÙ STUPIDO DI UN SACCO DI MATTONI”, FU ‘’SCOPERTO’’’ GIÀ NEL PRIMO MANDATO DEL 2016 DALLA COPPIA JARED KUSHNER E IVANKA TRUMP - IL SUO “MERITO” È LA FEDELTÀ ASSOLUTA: NEL 2024 NAVARRO SI È FATTO 4 MESI DI CARCERE RIFIUTANDOSI DI TESTIMONIARE CONTRO ''THE DONALD” DAVANTI ALLA COMMISSIONE D’INCHIESTA PER L’ASSALTO A CAPITOL HILL DEL 6 GENNAIO 2021...