SCHERZETTI DI BORSA - PIAZZA AFFARI PROMUOVE LA CONTINUITA’ DELL’ENI CON L’UPGRADE DEL BRACCIO DESTRO DI SCARONI, CLAUDIO DESCALZI, E BOCCIA LO SBARCO DI MORETTI IN FINMECCANICA. IL MERCATO HA DUBBI SULLA SUA ESPERIENZA E VEDE LA SUA NOMINA TROPPO POLITICA...

Francesco Manacorda per "la Stampa"

L' «Oil Man» che dovrà portare petrolio anche dove i conti fanno acqua, l'ingegnere nucleare convertito all'energia «verde», il manager-ferroviere che ora farà arrivare in orario ai clienti aerei ed elicotteri.

Il mercato guarda con interesse, ma anche con qualche diffidenza, ai nuovi amministratori delegati delle tre società a controllo pubblico quotate in Borsa. Ieri, nella giornata del dopo nomine e con le quotazioni flagellate dall'escalation tra Russia e Ucraina, la Borsa ha promosso l'Eni guidato da Claudio Descalzi facendola arretrare solo dello 0,38%, ossia molto meno dell'indice generale, ha dato un giudizio sostanzialmente neutro sull'Enel (-2,39%, in linea con il mercato) dove s'insedia Francesco Starace ed ha mostrato invece segnali di nervosismo di fronte al trapianto di Mauro Moretti dalle Ferrovie in Finmeccanica, giù del 5,22%.

La scelta della discontinuità fatta per la guida operativa del gruppo della Difesa, lascia infatti perplessi molti osservatori, anche se nessuno in Piazza Affari e dintorni ha voglia di esporsi in prima persona. Il business è sempre business, del resto, e bisognerà continuare a farlo anche con i nuovi vertici dei grandi gruppi.

Quali gli appunti al nuovo ruolo di Moretti? In primo luogo il fatto che il manager, sebbene di successo, ha avuto esperienza solo nelle Ferrovie: un'azienda non quotata, fino a poco tempo fa monopolista assoluta e oggi ancora in posizione dominante rispetto ai concorrenti. In Finmeccanica, invece, ci sarà da combattere a suon di commesse internazionali contro concorrenti assai agguerriti.

Ma il fatto che in Finmeccanica arrivi un manager a digiuno delle dinamiche - spesso complesse, talvolta oscure - di quel gruppo, apre anche la porta a commenti meno benevoli. Per un banchiere d'affari, ad esempio, quella di Moretti è la più politicizzata tra le nomine viste lunedì. La sua vicinanza al Pd, del resto, non è un mistero. La sua strategia resta da capire: possibile che decida anche di fermare la dismissione del settore trasporti AnsaldoBreda, che era già avviata.

E all'Eni, dove ancora si sente il fragore della caduta di Paolo Scaroni, Descalzi è o meno l'erede designato che continuerà la linea dell'ad uscente? Lo pensano in tanti, compreso lo stesso Scaroni, che ancora ieri non si capacitava della sua defenestrazione per mettere al suo posto proprio il suo ex braccio destro. In fondo - è il ragionamento dell'ad uscente - se quello che gli si imputa è anche un rapporto dell'Eni troppo stretto con la Russia, oggi diventata partner politicamente meno edibile, di quel rapporto Descalzi è stato per circa otto anni parte attivissima.

Dall'uomo che sette anni fa è diventato direttore generale dell'esplorazione e produzione e che è riconosciuto appunto dalla comunità internazionale degli «oil men», i mercati si aspettano reazioni rapide a una serie di problemi del cane a sei zampe. Li ha messi in fila il «Financial Times» nella sua edizione online: risanare la situazione in Kazakistan, trovare la quadra a un rapporto con la Russia che diventa sempre più difficile, anche alla luce della dipendenza energetica dell'Italia da Mosca, e al tempo stesso cercare di coltivare fonti alternative di approvvigionamento.

In parole povere significa cercare di migliorare la situazione in Libia e in Algeria, nonché lanciare un nuovo programma per il gas in Mozambico e riuscire a sfruttare le scoperte di petrolio fatte al largo del Congo. Da aggiungere all'indigesto cocktail di Descalzi ci sono anche i problemi della controllata Saipem, stretta tra indebitamento pesante e problemi di reputazione.

Marcate sono le differenze strategiche che Starace potrà portare all'Enel. Per lui, che nasce appunto come ingegnere nucleare ma che come tanti suoi colleghi è presto costretto a riconvertirsi, le energie rinnovabili - dall'eolico, al solare, all'idroelettrico - sono diventate un business serissimo, visto che è stato per anni amministratore delegato della quotata Enel Green Power, che si occupa appunto di fonti alternative.

Tra le priorità di Starace molti osservatori indicano una necessaria riduzione del debito - che già sotto Conti era passato da 54 a 40 miliardi circa - anche attraverso la vendita delle attività in Paesi dell'Est Europa come la Slovacchia, la Romania e forse la Russia. E le famose rinnovabili? Ieri c'era già chi plaudeva all'arrivo di un ad «verde» per l'Enel.

Ma tanto entusiasmo rischia di essere un po' prematuro, visto che le energie rinnovabili danno oggi solo il 10% del margine operativo del gruppo, mentre il restante 90% viene da fonti più tradizionali. Dove Starace potrà puntare molto sulle rinnovabili è in America Latina, integrando anche le attività della controllata Endesa in quella parte di mondo.

 

 

 

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