mustier unicredit

UNICREDIT, DUE CREDIT - IL PIANO B DI MUSTIER, DIVIDERE LA BANCA TRA ASSET ITALIANI E STRANIERI: IL NOSTRO DISGRAZIATO PAESE È UNA ZAVORRA SUI CONTI E SUL TITOLO, E L'OPERAZIONE SAREBBE INIZIALMENTE NETRALE PER GLI AZIONISTI, CHE ORMAI SONO ALL'80% ISTITUZIONALI E PER GRAN PARTE ESTERI, CHE DUNQUE NON VOGLIONO ESSERE LEGATI MANI E PIEDI AI DESTINI ITALIANI

 

Alessandro Graziani per www.ilsole24ore.com

 

«One UniCredit, One bank», era lo slogan con cui Jean Pierre Mustier lanciò il piano triennale Transform 2019 di UniCredit. Sarà così anche oltre l’orizzonte del piano? O in prospettiva la banca si dividerà in due? Da qualche settimana circola un piano riservato, probabilmente elaborato da una banca d'affari, che secondo fonti de Il Sole 24 Ore è stato esaminato dei vertici di Unicredit.

JEAN PIERRE MUSTIER

 

L'ipotesi è quella di procedere in futuro a una vera e propria scissione in due del gruppo: da una parte le attività italiane di UniCredit, dall’altra quelle estere che comprendono Germania, Austria, Centro Est Europa, Turchia, Russia. La divisione corporate & investment banking (Cib) sarebbe frazionata, confluendo in maggior misura nella UniCredit estera che con ogni probabilità avrebbe sede in Germania.

 

L’operazione sarebbe inizialmente neutrale per gli azionisti, che al momento della scissione si vedrebbero assegnate azioni delle due nuove entità. Ma secondo gli analisti serie incertezze riguarderebbero l'attribuzione pro-quota dell'equity e delle obbligazioni al passivo. Dal quartier generale della banca, le fonti ufficiali rispondono con un «no comment» e ricordano che l’orizzonte del piano strategico è all’insegna di “One Bank”. Aggiungendo che con i conti del terzo trimestre 2018 UniCredit ha annunciato che ogni società del gruppo dovrà diventare autofinanziata.

jean pierre mustier e francine lacqua con elkette l alce peluche di mustier

 

Per il momento, stando alle indiscrezioni che trapelano, l’ipotesi allo studio sarebbe una sorta di piano B che il vertice di UniCredit è impegnato a valutare nell'interesse degli azionisti, per oltre l'80% ormai investitori istituzionali (in gran parte esteri).

 

Il punto di partenza del progetto è la constatazione di quanto il rischio Italia pesi sulla valutazione dell'intero gruppo che, a meno di due anni dall'aumento di capitale da 13 miliardi finanziato dal mercato e dopo cessioni per 9 miliardi, ha visto scendere la capitalizzazione di Borsa ad appena 24 miliardi. Se si escludono le recenti svalutazioni delle attività in Turchia, per una crisi che viene giudicata transitoria, tutto il recente “downside” del valore di mercato di UniCredit è attribuito dagli investitori al rischio Italia, che rischia di appesantire anche in prospettiva la valutazione di un gruppo che invece ha oltre la metà dell'attivo fuori dai confini italiani.

jean pierre mustier con elkette l alce peluche di mustier

 

Le “zavorre” italiane sono sostanzialmente tre: il portafoglio dei crediti deteriorati, lo spread Btp-Bund stabilmente oltre 300 punti che brucia capitale di vigilanza, il rating della holding italiana che, in caso di declassamento del Paese nei primi mesi del 2019, potrebbe peggiorare il merito di credito dell'intero gruppo. Inutile dire che una eventuale UniCredit solo estera e basata in Germania avrebbe un rating molto più elevato di quello attuale, con tutte le conseguenze del caso nel costo del funding.

 

Si vedrà nei prossimi mesi se il piano B al vaglio di Mustier si trasformerà in progetto esecutivo o se resterà uno dei tanti studi di fattibilità che le banche esaminano per poi accantonare. E’ certo però che in UniCredit c'è forte preoccupazione - più che in altre banche, dove è meno accentuata la natura di public company nelle mani degli investitori - per lo sfarinamento del valore di mercato. Basti pensare che a maggio, quando erano forti le indiscrezioni su un possibile merger tra UniCredit e i francesi di Société Générale, la banca italiana valeva circa il 15% in più dell’istituto transalpino mentre oggi il divario è del 15% in senso inverso.

 

unicredit

Dividere in due il gruppo avrebbe probabilmente anche il beneficio regolamentare di uno sganciamento progressivo dalla penalizzante normativa delle G-Sifi (banche di interesse sistemico, soggette a buffer di capitale superiori alle altre banche). Ma che sorte avrebbe la nuova ipotetica UniCredit Italia? Con 2.516 filiali bancarie e 143 miliardi di prestiti alla clientela (dati dei nove mesi della commercial bank Italy), il gruppo si posizionerebbe come dimensione alle spalle di Intesa Sanpaolo ma con una maggiore esposizione alle dinamiche del Pil italiano, non avendo proprie società prodotto nell'asset management e nelle assicurazioni.

 

Con la sua dose di Npl e di Btp, sarebbe certo più esposta di ora al rischio-Italia. Ma non avendo azionisti di riferimento potrebbe facilmente diventare epicentro di nuove aggregazioni che, in assenza di appetiti dall'estero, riguarderebbero altre banche italiane.

spread btp bund

 

E il progetto di sviluppo di una grande gruppo bancario paneuropeo più volte caldeggiato da Mustier che fine farebbe? Con ogni probabilità andrebbe avanti ripartendo dalla nuova UniCredit mitteleuropea con base in Germania, ma senza l'Italia. Metafora, in chiave bancaria, della direzione su cui sembra si stia inoltrando il Paese.

 

Ultimi Dagoreport

elly schlein luigi zanda romano prodi - stefano bonaccini goffredo bettini dario franceschini

DAGOREPORT – PD, UN PARTITO FINITO A GAMBE ALL'ARIA: LA LINEA ANTI-EUROPEISTA DI SCHLEIN SULL’UCRAINA (NO RIARMO) SPACCA LA DIREZIONE DEM ED ELETTORI - SOLO LA VECCHIA GUARDIA DI ZANDA E PRODI PROVANO A IMPEDIRE A ELLY DI DISTRUGGERE IL PARTITO – LA GIRAVOLTA DI BONACCINI, CHE SI È ALLINEATO ALLA SEGRETARIA MULTIGENDER, FA IMBUFALIRE I RIFORMISTI CHE VANNO A CACCIA DI ALTRI LEADER (GENTILONI? ALFIERI?) – FRANCESCHINI E BETTINI, DOPO LE CRITICHE A ELLY, LA SOSTENGONO IN CHIAVE ANTI-URSULA - RISULTATO? UN PARTITO ONDIVAGO, INDECISO E IMBELLE PORTATO A SPASSO DAL PACIFISTA CONTE E DAL TUMPUTINIANO SALVINI CHE COME ALTERNATIVA AL GOVERNO FA RIDERE I POLLI…

ursula von der leyen elisabetta belloni

FLASH – URSULA VON DER LEYEN HA STRETTO UN RAPPORTO DI FERRO CON LA SUA CONSIGLIERA DIPLOMATICA, ELISABETTA BELLONI – SILURATA DA PALAZZO CHIGI, “NOSTRA SIGNORA ITALIA” (GRILLO DIXIT) HA ACCOMPAGNATO LA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA NEL SUO VIAGGIO IN INDIA, SI È CIRCONDATA DI UN PICCOLO STAFF CHE INCLUDE GLI AMBASCIATORI MICHELE BAIANO E ANDREA BIAGINI – URSULA, PER FRONTEGGIARE L’URAGANO TRUMP, HA APPIANATO LE TENSIONI CON IL NEO-CANCELLIERE TEDESCO, FRIEDRICH MERZ (LEI ERA LA COCCA DELLA MERKEL, LUI IL SUO PIÙ ACERRIMO RIVALE). PACE FATTA ANCHE CON LA NEMESI, MANFRED WEBER…

emmanuel macron donald trump keir starmer xi jinping elon musk

DAGOREPORT – COME MAI LA GRAN BRETAGNA, PAESE STORICAMENTE GEMELLATO CON GLI STATI UNITI, SI E' RIAVVICINATA DI COLPO ALL'EUROPA, DIMENTICANDO LA BREXIT? DIETRO LA SORPRENDENTE SVOLTA DI KEIR STARMER CI SONO STATI VARI INCONTRI TRA I GRANDI BANCHIERI ANGLO-AMERICANI SPAVENTATI DAL CAOS ECONOMICO CREATO DAI DAZI DI TRUMP E DALLE CRIPTOVALUTE DI MUSK - DI QUI, SONO PARTITE LE PRESSIONI DEL CAPITALISMO FINANZIARIO SU KEIR STARMER PER UNA SVOLTA EUROPEISTA SULL'ASSE PARIGI-LONDRA CHE OPPONGA STABILITÀ E RAGIONEVOLEZZA ALLE MATTANE DELLA CASA BIANCA – ANCHE LA CINA, CHE HA RIPESCATO I VECCHI CAPITALISTI COME IL FONDATORE DI ALIBABA JACK MA, SI STA PREPARANDO A RISPONDERE ALLA DESTABILIZZAZIONE TRUMPIANA (XI JINPING HA NELLA FONDINA UN'ARMA MICIDIALE: 759 MILIARDI DI TITOLI DEL DEBITO USA. UNA VOLTA BUTTATI SUL MERCATO, SALTEREBBE IN ARIA TUTTO...)

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - ZELENSKY? VATTELA PIJA ‘NDER KURSK! LA CONTROFFENSIVA RUSSA NELLA REGIONE OCCUPATA DAGLI UCRAINI È IL FRUTTO DELLO STOP AMERICANO ALLA CONDIVISIONE DELL’INTELLIGENCE CON KIEV: SENZA L’OCCHIO DELLO ZIO SAM, LE TRUPPE DI ZELENSKY NON RESISTONO – IL TYCOON GODE: I SUCCESSI SUL CAMPO DI PUTIN SONO UN’ARMA DI PRESSIONE FORMIDABILE SU ZELENSKY. MESSO SPALLE AL MURO, L’EX COMICO SARÀ COSTRETTO A INGOIARE LE CONDIZIONI CHE SARANNO IMPOSTE DA USA E RUSSIA A RIAD…

turicchi, giorgetti, sala

FLASH! - IL DILEMMA DI GIORGETTI: IL CAPO DELLE PARTECIPATE DEL TESORO E SUO FEDELISSIMO, MARCELLO SALA, NON HA INTENZIONE DI TRASLOCARE ALLA PRESIDENZA DI NEXI PER FARE POSTO AD ANTONINO TURICCHI, CHE VANTA PERO’ UN ‘’CREDITO’’ NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL MEF PER AVER CONDOTTO IN PORTO LE TRATTATIVE ITA-LUFTANSA. MA ALLA PRESIDENZA DI ITA, INVECE DI TURICCHI, MELONI & C. HANNO IMPOSTO SANDRO PAPPALARDO, UN PILOTA PENSIONATO LEGATO AL CLAN SICULO DI MUSUMECI – ORA GIORGETTI SPERA CHE VENGA APPLICATA LA LEGGE CHE VIETA AI PENSIONATI DI STATO DI RICOPRIRE INCARICHI RETRIBUITI)…

donald trump

DAGOREPORT - LA DIPLOMAZIA MUSCOLARE DI TRUMP È PIENA DI "EFFETTI COLLATERALI" - L'INCEDERE DA BULLDOZER DEL TYCOON HA PROVOCATO UNA SERIE DI CONSEGUENZE INATTESE: HA RIAVVICINATO IL REGNO UNITO ALL'UE, HA RILANCIATO L'IMMAGINE DI TRUDEAU E ZELENSKY, HA RIACCESO IL SENTIMENT ANTI-RUSSO NEGLI USA - LA MOSSA DA VOLPONE DI ERDOGAN E IL TRACOLLO NEI SONDAGGI DI NETANYAHU (SE SALTA "BIBI", SALTA ANCHE IL PIANO DI TRUMP PER IL MEDIO ORIENTE) - I POTENTATI ECONOMICI A STELLE E STRISCE SI MUOVONO: ATTIVATO UN "CANALE" CON LE CONTROPARTI BRITANNICHE PER PREVENIRE ALTRI CHOC TRUMPIANI...