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IL CINEMA DEI GIUSTI - C’È POCO DA VEDERE AL CINEMA OLTRE A “BARBIE” E IN ATTESA DI “OPPENHEIMER”, VI PROPONGO QUINDI DI RECUPERARE L’OTTIMO “KURSK”, CHE RICOSTRUISCE IL VERO, DRAMMATICO, CASO DEL SOTTOMARINO RUSSO "K-141 KURSK" CHE NEL 2000 SI INABISSÒ SUL FONDO DEL MARE DI BARENTS DURANTE UN’ESERCITAZIONE - PIÙ ATTENTO A FARE UNA RICOSTRUZIONE DELL’ACCADUTO CHE A TROVARE DEI COLPEVOLI - VIDEO

Marco Giusti per Dagospia

 

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C’è poco da vedere al cinema oltre a “Barbie”, che spadroneggia in ogni sala e in attesa di “Oppenheimer”, che andrà visto solo nelle sale Imax, cioè nei centri commerciali, dal 23 agosto. Vi propongo quindi di recuperare l’ottimo “Kursk” diretto nel 2019 con gran maestria da Thomas Vinterberg di scuola Dogma, vincerà un anno dopo l’Oscar con “Un altro giro”, prodotto da Luc Besson, scritto dal Robert Rodat responsabile anche di “Salvate il soldato Ryan” e interpretato da Matthias Schoenaerts, Colin Firth, Léa Seydoux, Peter Simonischek, August Diehl e un magistrale Max Von Sydow in uno dei suoi ultimi ruoli.

 

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Un filmone che ricostruisce fedelmente il vero, drammatico, caso del sottomarino russo a testata nucleare K-141 Kursk che nell’agosto del 2000 si inabissò a 100 metri sul fondo del Mare di Barents dopo l’esplosione interna di un siluro durante un’esercitazione con siluri senza carica esplosiva. Si cercò così di salvare i 23 marinai sopravvissuti (su 118) chiusi dentro il compartimento Nove del sommergibile.

 

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Nel film a mettere i bastoni tra le ruote dell’operazione e a dilatarne i tempi è la tracotanza e la presunzione della marina russa, impersonificato dal personaggio dell’ammiraglio Petrenko di Max Von Sydow, che stenta a accettare l’aiuto degli occidentali, inglesi e norvegesi. Al punto che preferirebbe vederli morire che ringraziare le marine degli eserciti occidentali, più preparate e più attrezzate. La storia punta tutto sui personaggi realistici del marinaio Mikhail Averin di Matthias Schoenaerts, qui piuttosto a suo agio come soldato russo, e di sua moglie Tanya, interpretata da Léa Seydoux.

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Vinterberg ce li mostra nella vita di tutti i giorni nelle case caserme popolari per poi dividerli quando il marinaio entrerà nel sommergibile. Più attento a fare una ricostruzione dell’accaduto che a trovare dei colpevoli, il film funziona grazie soprattutto alla regia di Vinterberg e a qualche buona performance, da Colin Firth al comando dei soccorsi inglesi a Von Sydow al massiccio Magnus Millag come Oleg che ritroveremo anche in “Un altro giro”. In sala. 

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