
“COME È LONTANO QUEL VIAGGIO CHE DOVEVA RIDARE A CARLO E DIANA UNA POSSIBILITÀ” - NATALIA ASPESI RIPERCORRE LA VACANZA IN ITALIA DI RE CARLO NEL 1985 QUANDO, ANCORA DA EREDE AL TRONO, AVEVA AL SUO FIANCO DIANA: “QUANDO APPARIVA IL FUTURO RE, SENZA DI LEI, GLI INVITATI ALLE FESTE SI ANNOIAVANO UN PO’ A SENTIRLO PARLARE DI AFGHANISTAN, PREFERIVANO LA PRINCIPESSA QUANDO SUSSURRAVA: 'DOVE È LA PASTA?'. LEI OSCURAVA IL FUTURO RE. AVEVA UN GUARDAROBA MOLTO INGLESE, DI 32 VESTITI PER TUTTO IL VIAGGIO, 16 PAIA DI SCARPE…”
Estratto dell’articolo di Natalia Aspesi per “la Repubblica”
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Il principe Carlo d’Inghilterra arrivò in Italia nell’estate del 1985 e dietro di lui c’era lei, la principessa Diana, più alta e con le scarpette basse, di bellezza delicata e silenziosa. Scesero dallo yacht Britannia, e subito per lei c’era, più che per lui, la folla di giornalisti che aspettavano, pronta a chiederle, come si faceva allora, di vestiti e di moda, perché quello per noi era anche l’inizio di una magnifica festa in cui giovani stilisti cominciavano a essere famosi.
Oggi Diana la principessa che non è mai diventata regina non c’è più, quella bella ragazza è scomparsa a 36 anni, inseguita da chi in moto la rincorreva, mentre Camilla, una fedele amante e ora regina consorte, ne ha 77. Il tempo cancella tutto, e la tragica fine della madre di William ed Harry, tutti e due sposati di cui uno in attesa di diventare re, ha impedito che ci addormentassimo, sbadigliando.
Che barba.
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Intanto quel giorno, dopo aver visto la Turandot alla Scala e dopo una serata in prefettura con abiti da gran sera e molto privata, la giovane principessa oscurava il futuro re, un po’ noioso, parlando dei loro piccini […] E ormai era chiaro che anche a Milano era la bella signora a far innamorare chiunque la vedesse. «Una coppia principescamente ben riuscita» l’avevo descritta io in un articolo del tempo, sbagliando il pronostico sulla coppia che stava forse tentando di essere un futuro re e una futura regina, per fare contenta Elisabetta dalla volontà di ferro.
Ma cosa trasportava sul Britannia la principessa, quella che poi avrebbe amato alla follia la moda italiana? Aveva un guardaroba molto inglese, di 32 vestiti per tutto il viaggio, con tailleur, sette soprabiti, otto abiti da sera, 16 paia di scarpe, 30 camicie di seta da cambiare tre volte al giorno.
In quel primo viaggio che in qualche modo sapeva di futuro, forse davvero c’era la mitezza di lei, la voglia di adattarsi a chi doveva essere il marito scelto dai suoi nobili parenti e approvato dai reali. Eppure c’era già anche Camilla […]
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Come è lontano quel viaggio che doveva ridare a Carlo e Diana una possibilità. A Porto Rotondo, a Firenze, a Roma, il viaggio della coppia continuava indisturbato: certo quando appariva il futuro re senza di lei, gli invitati alle feste si annoiavano un po’ a sentirlo parlare di Afghanistan, preferivano la principessa quando sussurrava: «dove è la pasta?» perché lei ne andava pazza.
In Italia intanto si stavano preparando le elezioni, e le ultime feste della coppia si fecero a Firenze dove Diana aveva forse provato a sedurre, possiamo dirlo, il povero marito, che ancora pensava al suo vero amore, quello che allora non aveva sposato ma che pure se lo sarebbe ripreso.
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