“SE FOSSI STATA BRUTTA, GRASSA, CON LA CELLULITE, NON SAREBBE SUCCESSO TUTTO QUESTO CAOS” – ALESSANDRA DEMICHELIS, L’AVVOCATO (EX CONCORRENTE DI "PECHINO EXPRESS") SOSPESO DALLA PROFESSIONE PER 15 MESI PER AVER POSTATO DELLE FOTO HOT SU INSTAGRAM (UNA MENTRE LEI ERA IN GINOCCHIO SOTTO UNA SCRIVANIA CON UN COLLEGA SEDUTO) EVOCA IL COMPLOTTONE NEI SUOI CONFRONTI: “DELL’ORDINE MI DISSERO ‘DEVI CHIUDERE LA PAGINA’, SICCOME FACCIO L’AVVOCATO NON POSSO METTERE SUI SOCIAL DELLE FOTO IN COSTUME? MI VOLEVANO PUNIRE. RIFAREI TUTTO…”
Estratto dell’articolo di Massimiliano Nerozzi per www.corriere.it
La funzione rieducativa della pena — se colpa ci fu — non pare aver fatto molta presa, al momento: «Quelle foto non le cancello, rifarei tutto quanto, ormai è una questione di principio e una battaglia per la libertà di espressione», sbotta l’avvocato — «con la o, grazie» — Alessandra Demichelis, a proposito della sospensione di 15 mesi dalla professione che le ha inflitto il consiglio distrettuale di disciplina.
Finì nei guai dal gennaio scorso, dopo l’apertura della pagina Instagram «Dc Legalshow», un mix di scatti, molti fashion altri vagamente osé, videoclip e interviste, con l’intenzione di raccontare «la vita di un avvocato». Da sotto la toga niente («in realtà avevo il costume») alle borse Chanel. […]
Perché l’hanno sospesa?
«Violazione dell’onore e del decoro della professione e accaparramento di clientela, penso. Perché lo scoprirò solo leggendo la motivazione: venerdì mi hanno solo comunicato la sospensione di 15 mesi. Una follia».
Ed è sorpresa?
«Mi hanno punito per una pagina Instagram, per delle foto, nel 2023? Non ho mica postato scatti mentre facevo la lap-dance. Scherziamo?».
Ci sono delle norme deontologiche.
«Guardi, me l’hanno fatto notare anche colleghi: ci sono avvocati con condanne penali pendenti che sono stati sospesi per due-quattro mesi. Le sembra proporzionale? Anche se, ripeto, non ho fatto nulla di male».
Pubblicò la foto di un collega alla scrivania e lei sotto.
«Ah, quella dove sono a gattoni, con scritto, “ops, mi è caduta la Montblanc”. Ok, ci sono state quattro-cinque foto inadeguate».
E allora, perché non s’è fermata?
«A un certo punto, all’Ordine, mi dissero: “Devi chiudere quella pagina”. Da lì è diventata una questione di principio, una battaglia per la libertà di espressione».
Ne è valsa la pena?
«Rifarei tutto, non ho commesso nulla di male: per questo quelle foto non le cancello. Scusi, siccome faccio l’avvocato non posso mettere sui social delle foto in costume? […] Sa quale è la verità?».
Dica.
«Che se fossi stata brutta, grassa, con la cellulite, non sarebbe successo tutto questo caos. Niente».
Cioè, tutta invidia?
«Di certo mi volevano punire: o con una mazzata, perché non avevo abbassato la testa, oppure con una pena lieve, ma con il rischio che poi avrei cantato vittoria». […]
Adesso che farà?
«Ricorso al consiglio nazionale forense e, se servirà, in Cassazione. E inizierò la battaglia per l’abolizione degli ordini professionali».
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