AMNESIA, PORTACI VIA – MELANIA RIZZOLI: SE DORMI MALE, LA MEMORIA PERDE COLPI, IL RIPOSO STIMOLA IL CERVELLO A TENERSI IN FORMA – I DISTURBI MNEMONICI VANNO DIFFERENZIATI DA QUELLI PROVOCATI DA SCARSA CONCENTRAZIONE – MA SE SI DIMENTICA TROPPO, MEGLIO SOTTOPORSI A UNA…
MELANIA RIZZOLI per Libero Quotidiano
Quando non ricordate un nome di una persona che pur conoscete, e che vi resta sulla punta della lingua senza riuscire a pronunciarlo o riafferrarlo dalla memoria, non si tratta di un campanello d' allarme di demenza incipiente, ma semplicemente di un lapsus mnemonico episodico, il quale però, se diventa persistente e ripetitivo, va comunque indagato.
La memoria è la funzione vitale del cervello predisposta ad assimilare, conservare, ritenere e richiamare, sotto forma di ricordo, tutte le informazioni viste, lette, ascoltate, apprese o percepite durante l' esperienza fisica o sensoriale. È una primaria abilità mentale che si attiva dal primo giorno di vita, quando inizia ad immagazzinare dati, a registrarli e concettualizzarli, ed è quella che negli anni successivi permette la elaborazione del ragionamento, dell' intuizione e della conoscenza, e senza memoria non è possibile alcuna condotta sociale di apprendimento umano o animale.
Il processo di memorizzazione impegna circuiti neuronali specifici e complessi, i quali trasferiscono in apposite aree encefaliche tutte le informazioni pervenute, attivando connessioni in grado di immagazzinarle e conservarle definitivamente nel cervello, dove restano impresse in un data-base fino alla morte.
I neonati dormono moltissimo perché è durante il sonno che le connessioni neuronali si rafforzano ed aumentano le capacità di stabilizzare e conservare i ricordi, trasferendoli e consolidandoli in un' area di magazzino encefalico a lungo termine.
La privazione del riposo notturno infatti, è una delle cause più frequenti di amnesie e di richiamo dei ricordi nel giorno successivo, e quando non si dorme abbastanza le connessioni neuronali non si rinsaldano, provocando false memorie o deficit più marcati delle stesse. Il processo di memorizzazione inoltre, tende a deteriorarsi con l' avanzare dell' età, poiché si indebolisce sia il meccanismo di codifica di nuove informazioni, sia quello di recupero delle vecchie, con una ridotta capacità mnestica che però è fisiologica, e che non intacca affatto la vigilanza, la comprensione o l' intelligenza.
QUANDO ALLARMARSI Ma quando la perdita di memoria deve allarmare ed essere considerata patologica?
I disturbi mnemonici vanno differenziati da quelli provocati da scarsa concentrazione, che si verificano con affaticamento, mancanza di sonno, cefalea frequente, o quando si dimentica un nome, una data o un appuntamento, e vanno distinti da quelli delle sindromi depressive, perché in questi casi la capacità di mettere a fuoco, di concentrarsi e di ragionare velocemente, sono fortemente ridotte, ma sono tutti sintomi che spariscono completamente con il ritorno ad uno stato umorale normale. Una seconda e frequente causa di amnesie passeggere sono alcune terapie farmacologiche, tra cui quelle a base di ansiolitici benzodiazepinici, come L' En, il Tavor, il Lexotan o il Valium, oppure quelle a base di neurolettici, sedativi e sonniferi di varia natura, come lo Stilnox, il Zolpidem o l' Halcion, che incidono negativamente sulle capacità della memoria, soprattutto se assunti cronicamente.
Se invece la dimenticanza inizia ad essere frequente o continua, in assenza dei succitati fattori causali, allora bisogna intervenire, poiché il decadimento cognitivo ancora lieve può essere corretto in tempo, in modo da evitare o rimandare un eventuale futuro sviluppo di una demenza Alzheimer o di altro tipo.
Nonostante migliaia di studi e sperimentazioni cliniche, fino ad oggi non sono state individuate terapie farmacologiche in grado di diminuire il rischio della amnesia, per prevenire la quale si raccomanda di allenare costantemente il cervello durante il giorno, di farlo decongestionare di notte, e condurre un sano stile di vita, evitando le alterazioni metaboliche della glicemia, colesterolo, ipertensione, obesità e soprattutto le notti insonni. Il rischio di demenza infatti, aumenta linearmente con gli anni, e le demenze si distinguono da una lenta perdita globale delle capacità cognitive, la prima delle quali ad essere danneggiata e a dare segni evidenti è appunto la memoria.
Il consolidamento del processo mnemonico avviene dunque durante il sonno, quando i ricordi vengono riattivati ed ai quali vengono apportate delle modifiche qualitative, con elaborazioni e memorizzazioni permanenti.
Quando si dorme infatti, nel cervello vengono riprodotti tutti gli eventi della giornata, e vengono rivisti ed elaborati i ricordi da immagazzinare nella memoria, ma quando non si dorme abbastanza le connessioni neuronali risultano con un più basso tasso di memorizzazione, con un deficit tra l' acquisizione ed il richiamo dell' apprendimento del giorno precedente, perché è ormai assodato che tutti i nuovi ricordi si fissano nel cervello solo ed esclusivamente attraverso il sonno. L' elevata capacità mnestica di alcune persone infatti, non prescinde da un corretto ritmo sonno-veglia, e nell' età senile la riduzione delle ore del riposo notturno va di pari passo con la riduzione della memoria.
DOLCE DORMIRE Quando siamo stanchi infatti, insorge la voglia naturale di dormire, che altro non è che un richiamo encefalico che tende a spegnere la coscienza, per dare libero spazio ai processi di recupero, ma se il sonno viene indotto da farmaci, dall' anestesia o da situazioni patologiche come il coma, tali meccanismi si bloccano, e si arrestano anche i processi mnemonici, al punto che ogni paziente al risveglio non è in grado di ricordare nulla di quel sonno artificiale ed innaturale. I disturbi delle funzioni mnestiche comunque, sono anomalie che possono insorgere in varie sindromi neurologiche, ma anche in disturbi affettivi o mentali, poiché i ricordi sono spesso influenzati da affettività, preoccupazioni o interessi, e tutti i dettagli non congruenti non vengono avvalorati, anzi vengono eliminati senza memorizzazione, perché ritenuti inutili.
La perdita di memoria però è spesso associata a malattie più gravi, quali un trauma cranico, un ictus, un tumore al cervello, un trattamento chemioterapico, una carenza vitaminica (B12), la disfunzione tiroidea, l' anoressia, l' assunzione di sostanze stupefacenti, l' alcolismo e tutte le sindromi degenerative encefaliche come l' Alzheimer, il Parkinson, la sclerosi multipla, oltre ad ogni tipo di demenza, che riducono la capacità non solo di conservare informazioni, ma anche quella di assimilarle o di richiamarle, fino al punto di portare il soggetto alla difficoltà di apprendimento. Quindi, se un lapsus mnemonico temporaneo comincia ad essere persistente, o ad avere l' intensità del' oblìo, tale da creare un crescente disagio, è necessario sottoporsi a visita neurologica, per esclude patologie in atto anche estranee al metabolismo encefalico, perché non è sempre necessario che una malattia colpisca la testa per danneggiare la memoria, poiché spesso basta una dieta completamente aglicidica, ossia priva di zuccheri, molto in voga per dimagrire, per eliminare la principale fonte di nutrizione del cervello, per perdere chili rapidamente ed altrettanto velocemente perdere anche la memoria.