giovanni de carlo belen stefano de martino

“GIOVANNONE” COSCIALUNGA - IN MANETTE ANCHE IL DELFINO DI CARMINATI, GIOVANNI DE CARLO, DETTO “GIOVANNONE” - ERA STATO L’UNICO A NON ESSERE TROVATO NEL GIORNO DEGLI ARRESTI: IERI SI È COSTITUITO ALL’AEROPORTO DI FIUMICINO

M.E.V. per “la Repubblica”

 

ARRESTO CARMINATIARRESTO CARMINATI

Si preparava a diventare un pezzo grosso della criminalità romana. Tanto che a crescerlo e consacrarlo era stato uno dei capisaldi di quel mondo, Ernesto Diotallevi, esponente di spicco della Banda della Magliana. «Materialmente conta Giovanni », diceva negli ultimi tempi l’ex boss. Ma, come spiega il gip Flavia Costantini nell’ordinanza con cui dispone il suo arresto, un «ruolo non secondario nel suo percorso criminale lo aveva ricoperto anche Massimo Carminati».

 

massimo carminati massimo carminati

Lui è Giovanni De Carlo, alias “Giovannone”, amante dei locali notturni e della bella vita. Era stato l’unico a non essere trovato nel giorno degli arresti: ieri si è costituito all’aeroporto di Fiumicino. Intanto sono in corso le indagini per identificare i due poliziotti che parlavano con Carminati al distributore Eni di corso Francia e che lo avrebbero avvertito di essere sotto inchiesta. De Carlo, nei primi mesi dell’indagine, era stato sempre visto dagli uomini del Ros accanto al “guercio”.

 

Erano inseparabili. Ma poi qualcosa è andato storto. Giovannone era uno ambizioso, non ci stava a fare il ragazzo di bottega. Voleva mettersi in proprio. I pm gli contestano il trasferimento fraudolento di valori e il favoreggiamento, con l’aggravante di aver agito al fine di agevolare il sodalizio “Mafia capitale”.

GIOVANNI DE CARLO E BELENGIOVANNI DE CARLO E BELEN

 

Mentre De Carlo si consegnava, i pm incassavano una prima ammissione. Nadia Cerrito, ex segretaria di Salvatore Buzzi, ha ammesso di aver custodito il registro con la contabilità parallela. Il libro nero in cui venivano annotate le somme elargite da Buzzi e Carminati che ora è al vaglio degli investigatori. L’impiegata ha raccontato anche di buste con contanti che le venivano consegnate da Buzzi e che lei custodiva in una cassaforte segreta.

 

Ma, ha detto, «non ho mai saputo a cosa servissero e a chi andassero quei soldi». E non è l’unica: anche l’ex dirigente del Servizio gestione verde pubblico del Comune di Roma, Claudio Turella, ha spiegato al magistrato che non sapeva che in una cassaforte a casa sua fossero custoditi 570mila euro in buste intestate al Campidiglio. Turella ha anche detto di non avere mai ricevuto mazzette per favorire in qualche modo Carminati e i suoi.

 

 

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