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LA BADANTE AGUZZINA – COSTRINGEVA L’ASSISTITA (AFFETTA DA PROBLEMI PSICHIATRICI) A FARE LA SERVA A SUON DI BOTTE E BRUCIATURE COL FERRO DA STIRO - LA STORIACCIA E' ACCADUTA A NICHELINO, IN PIEMONTE – LA VITTIMA E’ UNA 55ENNE AFFETTA DA DISTURBO DEL COMPORTAMENTO LASCIATA IN CONDUZIONI DISUMANE E SENZA CIBO. A VOLTE ERA PURE COSTRETTA A DORMIRE SUL BALCONE

Estratto dell'articolo di Massimiliano Rambaldi per www.lastampa.it

 

Bruciata con il ferro da stiro per aver lasciato i vestiti troppo stropicciati, picchiata con un bastone di ferro, legata al letto o costretta a dormire per terra, oltre a non poter uscire di casa. In poche parole, ridotta in schiavitù.

 

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Trascinata nell’incubo da chi doveva prendersi cura di lei, la badante del padre. Poco prima di morire, nel 2016, l’uomo aveva chiesto espressamente che a provvedere alla sua unica figlia, affetta da disturbo del comportamento e non in grado di rimanere da sola, doveva essere la donna che lo aveva seguito negli ultimi suoi anni di vita. Accettando, la badante aveva naturalmente preso parecchi soldi destinati al mantenimento della figlia dell’uomo. Denaro che invece veniva usato per altro, lasciando la vittima in condizioni disumane. E così per una donna di 55 anni un appartamento del quartiere Boschetto di Nichelino si è trasformato nell’inferno. «Facevo la doccia gelata perché non volevano che usassi l’acqua calda».

 

Le accuse

Pochi giorni fa il gip di Torino ha accolto le richieste del pm Antonella Barbera nei confronti di due donne: Benedetta G. di 65 anni e Francesca G, 44 anni e badante del padre della vittima. Madre e figlia arrestate e accusate di reati pesantissimi: lesioni aggravate e riduzione continuativa in schiavitù in concorso, adoperando sevizie e agendo con crudeltà. La posizione più grave è della 44enne, ai domiciliari, mentre alla madre è stato formalizzato il provvedimento di allontanamento dalla casa dove avvenivano i maltrattamenti.

 

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Quando i carabinieri sono arrivati in quell’alloggio hanno trovato la 55enne in evidente stato di malnutrizione e con ematomi. È stata lei a chiedere ai militari, con un filo di voce, di portarla via. Nel farlo ha tirato fuori una carota mezza marcia che nascondeva nella manica della maglia, chiedendo se poteva mangiarla visto che digiunava da giorni. Era formalmente in carico ad un tutore legale, proprio per le sue precarie condizioni di salute psichica, ma viveva nella casa della ex badante del padre. «Hanno buttato via tutti i miei vestiti perché dicevano che sembravo una prostituta».

 

(...)

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