BANDIERA BELGA LA TRIONFERA’ (ALMENO NEI PORTI ITALIANI)- SULLE BARCHE DEI FURBETTI SVENTOLA IL TRICOLORE NERO, GIALLO E ROSSO - I VANTAGGI DELLA BANDIERA DI COMODO: ZERO CONTROLLI E IL RISPARMIO E’ DI SVARIATE MIGLIAIA DI EURO
Daniele Martini per il “Fatto Quotidiano”
Bandiera belga la trionferà. Magari non su tutto l’orbe terracqueo, ma già spopola nei porti turistici italiani. Da Portofino a Punta Ala, da Santa Teresa di Gallura a Rimini, il tricolore a bande verticali nere, gialle e rosse è andato parecchio di moda questa estate, spinto da una molla potente: l’irrefrenabile voglia degli italiani di fare sempre i furbi. In ogni circostanza e in ogni luogo: in mare, in terra e anche per aria.
La stessa propensione alla bandiera di comodo degli yacht coinvolge infatti pure gli aerei da turismo. L’affare si chiama flagging outed è in crescita, informano gli ufficiali della Guardia di Finanza specializzati nella repressione del fenomeno. Quest’anno le Fiamme gialle hanno già sequestrato 55 tra barche e aerei, negli ultimi 5 anni i sequestri sono stati 327 e dal 2010 (25) al 2014 (82) sono più che triplicati.
Ma è come svuotare il mare con il cucchiaio, perché il fenomeno si reinventa di continuo e poi perché non sempre il lavoro dei finanzieri è visto di buon occhio. Spesso è addirittura ostacolato da chi dovrebbe premiarlo, politici in prima fila, con la scusa che ispezioni e controlli deprimono il settore nautico e aeronautico e quindi farebbero male all’economia italiana.
Lo sventolio della bandiera belga sulle barche, presentato come del tutto legale, è nato negli ultimi tre-quattro anni e sorprende perfino i finanzieri. Finora i vessilli che avevano incontrato erano esotici, di Stati finti e paradisi fiscali. Il Belgio invece è Europa e Bruxelles è la capitale dell’Europa comunitaria e di certo non è nota nel mondo per la sua marineria: ha appena 66 chilometri di coste. Ma l’attrazione che riesce ad esercitare sui velisti italiani sembra incontenibile.
SU Internet l’affare belga è reclamizzato a iosa, il come spiegato con dovizia di particolari e corredato dai link delle agenzie specializzate. Su uno di questi siti un tal Daniele Motta, perito e consulente navale chiarisce i vantaggi senza giri di parole: l’op era zio ne serve per “ridurre i complessivi costi di gestione ricercando registri navali (o bandiere) che possano permettere una congrua riduzione delle voci di costo riferite, ad esempio, ad assicurazioni, equipaggi e imposte”.
Ci sarebbe da rispettare la Conferenza di Montego Bay contro la pirateria, ratificata anche dall’Italia che impone l'iscrizione presso il registro del proprio Paese del natante che si intende far navigare in acque internazionali oltre le 12 miglia. Ma l’Agenzia Sea Way, per esempio, spiega come si fa per saltare l'ostacolo: “In Belgio è possibile immatricolare la propria unità se si è cittadini europei, anche senza esservi residenti. Inoltre il rinnovo ha un costo irrisorio se paragonato a quello di altri paesi e non prevede visite ispettive (rinnovo dei certificati di sicurezza, Registro nautico etc...”.
Sempre su Internet sono pubblicate tabelle con le spese per l'iscrizione al registro belga calcolate sulla dimensione della barca, la sua età, le competenze di registro, le tasse di circolazione, i costi per i rinnovi.
Qualsiasi diportista è in grado in due minuti di calcolare i vantaggi, non proprio irrisori, nell’ordine delle svariate migliaia di euro. Senza contare gli annessi e connessi come la possibilità di ridurre all’osso le dotazioni di sicurezza obbligatorie e di navigare senza la zattera di salvataggio che costa da duemila euro in su e deve essere revisionata ogni due anni con un costo di un altro migliaio di euro.
Qualche altro sito presenta l’affare come una potente affermazione di libertà: “Tutto sempre molto informale, deregolato, easy and free... la burocrazia e le carte bollate sono rimaste probabilmente solo una depravazione tutta italiota. A parte, ovviamente, qualche altra ‘democrazia delle banane’”. Altri spiegano che basta una lettera ad un certo indirizzo, neppure raccomandata e senza marche da bollo, per carità.
Ma attenzione: come in tutti i veri affari, chi prima arriva meglio alloggia. È consigliato affrettarsi: “A causa dell’aumentata mole di richieste di immatricolazione, l’autorità belga ha dato disposizione agli uffici preposti di concedere la priorità alle pratiche dei residenti. Questo comporta tempi di attesa prolungati di circa 30-40 giorni. Non assumiamo la responsabilità di eventuali ritardi dell'amministrazione nel rilascio della documentazione”. Maledetta burocrazia depravata, belga compresa, sempre a remare contro l’easy and free.